Cronache
Csm, "Falcone? Bocciato dalle correnti": 30 anni prima del caso Palamara

I documenti di quelle audizioni sono stati pubblicati dal Csm, ma il loro contenuto è poco conosciuto
"L'interesse per questi documenti - spiega Mannucci Pacini - è riemerso con una lettura successiva agli eventi del 1992 e, quanto al funzionamento del Csm, credo che le vicende più recenti abbiano consentito di dare una particolare lettura a un documento storico. A rileggerle, quelle audizioni sono particolarmente interessanti e si capisce molto di più di situazioni preoccupanti nelle strutture giudiziarie che allora operavano conto la mafia".
Paolo Borsellino e Giovanni Falcone ricostruiscono, nel corso di quattro audizioni, il lavoro e le ragioni del pool, il metodo investigativo, ovvero "...l'inderogabile esigenza in materia d'indagini sulla criminalità mafiosa - dice Borsellino nel corso della prima audizione, nell'estate del 1988 - di avvalersi appieno della preziosissima esperienza di chi, pur tra enormi difficoltà e indubbi errori, ha sperimentato metodi di lavoro e acquisito conoscenze, non alterabili o disperdibili senza irreparabili danni per la società". "Quel metodo è stato sviluppato e fatto proprio dalla magistratura: è ormai un patrimonio dei magistrati, soprattutto dei magistrati più giovani, giunto a loro come un fiume carsico", prosegue Mannucci Pacini, sottolineando l'impatto della propria esperienza di giovane giudice penale a Lecco con la figura dei due magistrati: "Alla fine degli anni Ottanta, la nostra era una funzione considerata importante, la cui reputazione sociale era così elevata anche perché esistevano magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino".
Lo spirito del pool ha fatto breccia nella magistratura, giungendo fino a oggi, ma non ha fermato le invidie, le gelosie i contrasti, e Falcone e Borsellino sono rimaste riferimenti "più ideali che reali" e talvolta avvolti nella retorica. Il Csm che scelse Meli al posto di Falcone e processò quest'ultimo era segnato da "contrasti interni alla magistratura, agli uffici giudiziari, e tra alcuni uffici e il Consiglio superiore: le vicende del 2019-2020, legate al cosiddetto sistema Palamara, li hanno resi più palesi ed evidenti".
La magistratura ha perso trent'anni di tempo, dunque? Si poteva far tesoro di quell'esperienza drammatica? "Il tema - spiega Mannucci Pacini - è l’inalterabilità del sistema delle correnti. Quel sistema di strutturazione correntizia del Csm, che a quei tempi esisteva ed era universalmente accettato dentro e fuori dalla magistratura, ha assunto degenerazioni inaccettabili. Ciò è legato anche alla modifica del sistema di attribuzioni degli incarichi: nel momento in cui si passa dall’anzianità senza demerito a una valutazione di merito è inevitabile che quella struttura correntizia sia vissuta con maggior fastidio. La vicenda Falcone-Meli fu vissuta come contrasto tra il criterio dell’anzianità senza demerito da una parte e quello del merito dall'altra".