Cronache
Delitto Ragusa: Roberta uccisa dal marito per motivi economici
Il mancato ritrovamento del cadavere rafforza il quadro indiziario
Delitto Ragusa: Roberta uccisa dal marito per motivi economici
Non si tratta di delitto passionale, il movente che ha spinto Antonio Logli ad assassinare la moglie Roberta Ragusa, è di natura sostanzialmente economica. L’uomo temeva che con la separazione, presa in considerazione dalla moglie, i contraccolpi economici sarebbero stati troppo pesanti: Logli aveva paura di perdere la sua scuola guida e la casa, di proprietà dei genitori di Roberta.
A dichiarare il motivo dell’efferato omicidio sono i giudici della Corte d’appello di Firenze, che hanno confermato in secondo grado la condanna di Logli a venti anni di reclusione per omicidio e distruzione di cadavere. La Corte d’appello ha rilevato che da tempo la coppia era in stato di crisi matrimoniale, a causa della relazione che l’uomo intratteneva con Sara Calzolaio, segretaria presso la sua scuola guida ed ex babysitter dei figli avuti da Logli e da Roberta.
Il mancato ritrovamento del cadavere rafforza il quadro indiziario
Infine, il “diritto di silenzio” di Logli “certifica la sua rinuncia a fornire la sua versione ma non indice sulla assoluta assenza di alternative letture della vicenda”, in più il mancato ritrovamento del corpo di Roberta “impedisce di verificare con quale mezzo sia stato cagionato l’evento morte ma non esclude certo che l’omicidio si sia realizzato e a opera dell’imputato, anzi rafforza il quadro indiziario”.
I legali di Logli faranno ricorso in Cassazione
Sono passati più di sei anni da quando Roberta Ragusa svanì nel nulla. Dopo 5 anni di indagini, il 21 dicembre 2016, si era arrivati ad un primo verdetto del Tribunale di Pisa con la condanna di Logli a 20 anni, disponendo l'obbligo di dimora nel comuni di Pisa e San Giuliano Terme e l'interdizione dalla potestà genitoriale. L’uomo, nonostante la condanna, è ancora in libertà, lavora in Comune e vive nella sua casa di Gello, insieme ai figli, che credono nella sua innocenza. I legali dell’uomo hanno reso nota la volontà di fare ricorso in Cassazione.