Cronache
Giovanna Pancheri: "Da Trump a Biden, vi racconto la rinascita americana"
In uno dei libri più belli dell'anno, la giornalista di Sky racconta una fase che rimmarà nella storia. L'intervista di affaritaliani.it e le FOTO
Il cambiamento è stato netto: sarebbe stato difficile trovare una figura più lontana da quella di Trump, se non Biden. Certamente sono agli antipodi sul piano della narrazione, ma la discontinuità è anche sostanziale?
Su tantissime cose c'è un'effettiva discontinuità. Anche se fosse “soltanto” simbolica, come può essere il rientro negli accordi di Parigi sul clima, ha comunque dei significati importanti. Biden sta dimostrando la volontà di tradurli in politiche concreti, anche in ciò che sta portando avanti in campo ambientale. Nel mondo democratico c'è l'idea, peraltro corroborata dai dati, che il green sia anche un investimento molto fruttifero dal punto di vista economico. Questa amministrazione è molto discontinua nell'attenzione al tema della diversità, ma il cambiamento più rilevante mi sembra la volontà di Biden di parlare a tutto il Paese, anche a chi non la pensa come lui. Ha ben presente di essere stato eletto grazie al voto disgiunto di molti conservatori che hanno votato per lui come Presidente, pur scegliendo i repubblicani per il Senato o per la Camera. Questo è molto discontinuo rispetto a Trump, soprattutto quello dell'ultima fase della presidenza. Biden sta facendo delle scelte molto di sinistra e coraggiose, cosa che peraltro può fare perché la pandemia ha aperto gli occhi su una serie di contraddizioni, ad esempio sulla necessità di una maggiore presenza dello Stato nel welfare. Nel libro racconto di un sondaggio della scorsa estate, dal quale per la prima volta emergeva come la maggioranza degli americani volesse appunto una maggior presenza del pubblico nelle loro vite. Biden certamente si iscrive in quest'onda di cambiamento stimolata dal Covid, però fin dal suo discorso inaugurale noto lo sforzo di cercare di parlare a tutto il Paese. Per tornare alla tua domanda precedente, un'altra ragione della rapida caduta di Trump è stata il suo atteggiamento dopo la sconfitta elettorale. Con il suo comportamento, sfociato nell'assedio al Campidoglio, è andato a toccare dei punti sui quali l'America ha dei fortissimi anticorpi: i valori fondanti della democrazia, riconosciuti sia a destra che a sinistra in una logica dell'alternanza. Mettere in dubbio la legittimità del voto, incitare la folla e non prendere le distanze dalla parte più razzista del suo elettorale non ha pagato in alcun modo, nemmeno tra i conservatori. È come se il sistema avesse “sputato fuori” il corpo estraneo.
Come è cambiata in questi anni la considerazione che gli americani hanno dell'Italia?
In Italia tendiamo a sovrastimare l'interesse che gli USA nutrono nei nostri confronti. C'è sempre una grande ammirazione nei confronti del Paese della bellezza, dell'arte e del buon cibo, ma non siamo il primo Paese al quale guardano, nel rapportarsi con l'Europa. La relazione con Germania e Francia è molto più solida. Tuttavia, in questa fase storica l'Italia può ambire ad avere un maggior protagonismo nelle relazioni transatlantiche. Trump, come noto, non era particolarmente legato al modello di integrazione europea, ma anzi simpatizzava con chi ne auspicava la disintegrazione e infatti ha sostenuto la Brexit. È stato il primo a rompere, almeno in parte, una tradizione che vedeva nell'Europa unita il principale alleato, a prescindere da chi fosse alla Casa Bianca. D'altra parte, Trump andava molto per simpatie personali ed aveva costruito un rapporto positivo con Conte. Non che con Draghi non andrebbe d'accordo, anzi. Ai tempi del suo dissidio con Powell, numero uno della Federal Reserve, che lui accusava di essere troppo restrittivo nelle sue scelte, fece un tweet per auspicare “magari avessimo un Mario Draghi anche in America”. In questa fase, con la Germania che si sta indebolendo per via dell'uscita di scena di Merkel e Macron che guarda alle prossime elezioni in Francia, una personalità ben riconosciuta come quella di Draghi potrebbe aiutare l'Italia a contare di più anche nelle relazioni con gli USA.