Cronache
Lampedusa, arrestato trafficante di migranti: i racconti delle torture
Un 20enne ghanese, sbarcato a Lampedusa il 5 marzo scorso, è stato arrestato dalla polizia di Agrigento
"Ricordo con veemenza le torture subite da tutti i miei carcerieri e, in maniera particolare, quelle che mi furono inflitte dal ghanese 'Fanti' che era quello che, in maniera spregiudicata e imperterrita, picchiava più degli altri carcerieri". Inizia così il racconto di Vadro, nigeriano di 21 anni, una delle vittime del giovane ghanese arrestato dalla Squadra mobile di Agrigento con l'accusa di avere torturato in Libia, per mesi, un gruppo di migranti in attesa di imbarcarsi per la Sicilia, dove sono arrivati la notte del 14 marzo.
Proprio a Lampedusa l'uomo, finito in carcere, è stato riconosciuto dalle sue stesse vittime che, appena visto, lo hanno aggredito. "Ogni volta che dovevo telefonare a casa - racconta la vittima - Fanti mi legava e mi faceva sdraiare per terra con i piedi in sospensione e, così immobilizzato, mi colpiva ripetutamente e violentemente con un tubo di gomma in tutte le parti del corpo e in special modo nelle piante dei piedi, tanto da rendermi quasi impossibile la deambulazione".
"Ho anche assistito ad analoghe torture poste da Fanti ad altri migranti - racconta ancora l'uomo - Ho, inoltre, visto trattamenti anche peggiori, come le torture esplicitate mediante utilizzo di cavi alimentati con la corrente elettrica. Tale trattamento, però, veniva riservati ai migranti ritenuti ribelli". Ma non solo torture.
La vittima-testimone racconta agli inquirenti della Questura di Agrigento, guidata da Mario Finocchiaro, che ci siano stati anche degli omicidi nel 'ghetto di Ali', come veniva chiamato il luogo in cui erano rinchiusi. Per uscire dovevano pagare una cifra chiesta dai torturatori. "Durante la mia permanenza - spiega il testimone - ho sentito che l'uomo che si faceva chiamare 'Rambo' ha ucciso un migrante. So che mio cugino e altri hanno provato a scappare e che sono stati ripresi e ridotti in fin di vita, a causa delle sevizie cui sono stati sottoposti. Temo che anche lui sia stato ucciso".
Alcune volte, per intimorire, i poveri migranti, i loro torturatori usavano anche le armi "sparavano in aria per farci intimorire", raccontano. Un altro migrante, Victory, giovane nigeriano, anche lui vittima di 'Fanti', sentito dai pm Gery Ferrara e Giorgia Spiri, racconta della casa-ghetto: "Eravamo in mezzo al deserto, era una grande struttura, recintata con dei grossi e alti muri in pietra, che era costantemente vigilata da diverse persone, di varie etnie, armati di fucili e pistole".
E parlando di Fanti, l'arrestato, racconta: "Era uno che spesso, in modo sistematico picchiava e torturava noi migranti. Fanti era membro di questa organizzazione di trafficanti al cui vertice c'era Alì, il libico". Anche Victory ha dovuto pagare dei soldi per essere rilasciato e proseguire la sua rotta verso l'Italia. "Ogni giorno telefonavano alla mia famiglia - racconta tra le lacrime - e mentre avanzavano a mio fratello le loro richieste estorsive, consistenti nella richiesta di denaro, mi torturavano e mi seviziavano, in maniera tale da fargli sentire le mie urla strazianti. Dopo cinque mesi di lunga prigionia e sistematiche violenze subite , mio fratello gli fece pervenire 200 mila cfa (la moneta del post ndr) a fronte delle 300 mila richieste".