Cronache
Migranti, a Bruxelles arrivano Carola Rackete e la Guardia costiera
Il 3 ottobre, a 6 anni da stragi di Lampedusa, il Parlamento Ue ascolta la capitana di Sea Watch e la Guardia costiera
Giovedì 3 ottobre, a sei anni dal naufragio di Lampedusa che nel 2013 provocò 368 vittime accertate, i temi del soccorso e della migrazione via mare sbarcano al Parlamento europeo di Bruxelles. Il Presidente della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Commissione Libe) dell'assemblea comunitaria, lo spagnolo Juan Fernando López Aguilar del gruppo “Socialisti e Democratici”, ha messo in calendario una mattinata di audizioni pubbliche sulle operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo. Ci sarà la capitana della ong Sea Watch Carola Rackete, come richiesto già a luglio dal gruppo della Sinistra Gue/Ngl su iniziativa dei tedeschi di Die Linke, per una discussione-dibattito con deputati e funzionari europei come Michael Shotter, della Direzione generale Affari interni e migrazione della Commissione Europea e Tomas Molnar dell'Agenzia Ue per i diritti fondamentali. In dubbio al momento la presenza di una rappresentante di Frontex, l'Agenzia europea per la sorveglianza delle frontiere esterne. Sarà invece ascoltata anche la Guardia costiera italiana. Ma è proprio sul nome dell'ufficiale del Corpo da invitare a Bruxelles che si è innestata una polemica.
Come si può ancora leggere sul sito dell'Ufficio in Italia del Parlamento europeo, inizialmente era stato invitato il Contrammiraglio Vittorio Alessandro, oggi in pensione ma già a capo dell’ufficio relazioni esterne del Comando Generale dal 2010 al 2013 negli anni delle primavere arabe e degli sbarchi a Lampedusa. Alessandro è noto in Italia per le sue forti prese di posizione pubbliche, anche recenti, sulle politiche messe in atto dagli ultimi governi italiani e dai ministri Minniti e Salvini sui salvataggi in mare, la guerra alle ong e sulla cosiddetta “chiusura dei porti”. Un'esposizione mediatica che anche a Bruxelles non è piaciuta a tutti, provocandone la rimozione dall'incontro per essere sostituito dal Capitano di Vascello Andrea Tassara, responsabile della Centrale Operativa dell’Italian Maritime Coordination Centre (Imrcc), il centro nazionale di coordinamento dei soccorsi in mare.
La convocazione di Vittorio Alessandro è stata contestata proprio da coloro che avevano chiesto la presenza di un esponente della Guardia costiera italiana per fare da contraltare a Carola Rackete: il gruppo parlamentare “Identità e democrazia”, di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini, e dai conservatori. In particolare dall'eurodeputato di Fratelli d'Italia, Nicola Procaccini, che dopo la sostituzione ha parlato di “Una bella vittoria. Non credo che questo avvicendamento sia stato un caso: la decisione è giunta dopo che io avevo fatto notare pubblicamente che, col massimo del rispetto nei confronti della persona, un Ammiraglio in pensione da sette anni non poteva rappresentare un’istituzione nazionale in un’audizione presso il Parlamento Europeo”, definendolo inoltre inadatto al compito perché fautore di posizioni “compiacenti nei confronti dell’attività condotta in mare da parte delle Ong”. Secondo Procaccini ora il cambio di programma in estremis con la presenza del Capitano Andrea Tassara “garantirà in aula un contraddittorio certamente più attendibile. Ci aspettiamo che la Guardia Costiera spieghi, da una prospettiva tecnica e obiettiva, quali sono le conseguenze delle azioni arbitrarie di soccorso condotte dalle Ong nel Mediterraneo”.
Sbarca così a Bruxelles una polemica tutta italiana che, dentro i confini nazionali, negli anni scorsi ha già visto esprimersi - sul ruolo delle ong e dei soccorsi umanitari nel Mediterraneo - diversi ufficiali o ex ufficiali di Guardia costiera e Marina militare. Quasi sempre lo hanno fatto sollecitati dalla politica. Più di tutti lo ha fatto in diverse occasioni il Contrammiraglio Nicola Carlone – oggi Comandante di una fra le più importanti capitanerie di porto in Italia, quella di Genova, e della Direzione Marittima della Liguria, oltre che rappresentante italiano presso l'Emsa, l'Agenzia europea per la sicurezza marittima di cui è vice presidente – ma che è stato per anni ma a capo del reparto “Piani e Operazioni” della Guardia costiera, cioè il reparto da cui dipendono i soccorsi e il centro Imrcc di Roma. A proposito delle Ong Carlone ha spiegato al Parlamento italiano nel maggio 2017 che la loro presenza in mare “non comporta quello che viene detto un fattore di attrazione. Il fenomeno è governato esclusivamente a terra, secondo modalità decise dalle organizzazioni criminali”. O ancora che “qualsiasi unità in mare può essere impiegata per un'operazione di soccorso, per noi le Ong sono dei mercantili alla pari di altri, più o meno specializzati, quindi nell'immediatezza dell'evento chiunque interviene per l'operazione di soccorso”. In merito ai motivi per cui le ong si trovino a operare nel Mediterraneo da ormai cinque anni ha detto: “A partire dalla prima metà dell'anno 2015 e soprattutto nella seconda metà dell'anno 2016, nello scenario del Mediterraneo centrale si è assistito ad un crescente aumento della presenza di varie unità di Ong, con lo scopo di colmare il vuoto rappresentato dall'assenza di un'operazione Sar europea”.
Entrando nel merito di un altro argomento, spesso richiamato nelle polemiche italiane, cioè il legame fra sbarchi e sicurezza, il contrammiraglio Nicola Carlone ha messo nero su bianco la sua posizione in una presentazione ufficiale del 22 marzo 2017 per la International Salvage Union (associazione commerciale globale che si occupa dei sinistri marittimi). Ha scritto: “L'unico modo per rendere effettivo un servizio di controllo delle frontiere marittime è, in primo luogo, condurre operazioni di ricerca e soccorso”. Il motivo è banale: chi viene soccorso viene anche identificato, mentre chi non viene salvato in mare o muore affogato o entra clandestinamente nei confini di un Paese. Ha ribadito meglio questo concetto davanti ai parlamentari italiani: “La contestuale e coordinata presenza nell'area operativa di mezzi deputati alle attività di polizia e sicurezza e di mezzi dedicati al Sar (Search and Rescue, Ndr) consente di controllare la quasi totalità dei flussi provenienti dalle coste libiche evitando i cosiddetti sbarchi clandestini e incontrollati. Tengo a precisare che nessuno arriva in Italia non identificato”.