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Cronache
Rigopiano, ecco tutte le accuse a sindaci ed ex prefetto: salvi i governatori

Rigopiano: ecco tutte le accuse a sindaci e funzionari

Negligenze, imperizia, imprudenza e violazioni di leggi: e' il quadro accusatorio confermato nell'avviso di conclusione delle indagini - emesso dalla procura di Pescara nell'ambito dell'inchiesta sulla tragedia dell'hotel Rigopiano - a carico del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, degli ex sindaci Antonello De Vico e Massimiliano Giancaterino, del tecnico comunale Enrico Colangeli e di Luciano Sbaraglia, tecnico geologo.    Le indagini sulla tragedia si sono concentrate sulla mancata realizzazione della carta valanghe; sulle presunte inadempienze relative alla manutenzione e sgombro delle strade di accesso all'hotel; e sul tardivo allestimento del centro di coordinamento dei soccorsi.    Per quanto riguarda Lacchetta, i due ex sindaci, Colangeli e Sbaraglia, l'accusa ritiene che: "Ciascuno - si legge nell'avviso - ometteva di adoperarsi per l'adozione di un nuovo Piano regolatore generale, che laddove emanato avrebbe di necessita' individuato nella localita' di Rigopiano un sito esposto a forte pericolo valanghe (sia per obiettivo evienti ragioni morfologiche sia per note vicende storiche), nonche' lasciava licenziare un Piano di emergenza comunale totalmente silente in punto di pericolo valanghe e di rischio neve/ghiaccio sull'intero territorio del comune di Farinodola".

"Cosi' si determinavano le condizioni - prosegue l'avviso di conclusione indagini - per cui conseguiva il rilascio dei permessi di costruire del comune di Farindola, con conseguente edificazione dell'hotel Rigopiano nelle sue nuove articolazioni rispetto a quello edificato nel 1970". Permessi che, secondo la Procura, "in presenza di un corretto nuovo Prg e di un parimenti corretto Piano di emergenza comunale, non sarebbe stato possibile rilasciare con conseguente impossibilita' edificatoria". I pm aggiungono che se fosse stato riconosciuto il pericolo di valanghe di grado elevato cio' "avrebbe impedito detta edificazione", evidenziando l'assenza di idonee opere difensive" e "di un idoneo piano di bonifica preventiva dell'area di distacco mediante procedure di distacco controllato".    Tra le contestazioni anche il mancato inserimento nel Piano emergenza comunale della previsione "del divieto di utilizzo nella stagione invernale della struttura alberghiera o quantomeno, in caso di allerta meteo per eccesso di neve o bollettini meteo di rischio valanga, la sospensione dell'attivita' alberghiera con ordine di evacuazione dei presenti dalla struttura".    Nell'avviso ci sono anche "i messaggi contraddittori" postati sulla chat whatsapp dei sindaci da Lacchetta, il quale il giorno della tragedia, alle 14.43, scrive "Rigopiano liberata... grande presidente ", (Di Marco, ndr). Secondo la procura, Lacchetta, tra le altre cose, "ometteva di disporre, ai sensi dell,articolo 15 LR 47/1992, con ordinanza la inagibilita' e lo sgombero dell'Hotel Rigopiano, questo a far tempo almeno dal 15 gennaio".    Inoltre, Lacchetta, "pur essendovi il messaggio whatsapp del dirigente provinciale Paolo D'Incecco del 17 gennaio, ore 10.53, mandato a tutti i sindaci nel quale era scritto 'Va da se' che stante il perdurare dell'emergenza (con il codice rosso) e le scuole chiuse, ritengo sia condivisibile che la circolazione debba essere ormai intesa solo per spostamenti indispensabili e di emergenza', permetteva altresi' che ulteriori clienti raggiungessero, con grande difficolta', l'hotel Rigopiano in ragione di specifica operazione di sgombero neve della strada di accesso, provinciale n.8 bivio Mirri a Rigopiano, a cura del personale a cio' preposto dalla Provincia, mediante spazzaneve a spinta non essendo disponibile il ben piu' efficace spazzaneve a turbina".    "Inoltre, (Lacchetta, ndr) non comunicava alla Sala Operativa di Pescara alla Sala Operativa dell'Aquila lo specifico isolamento gia' evidente al mattino preso del 18 gennaio". Omissioni, aggiunge la procura, "che vedevano cooperazione/ concorso di Colangeli che, in quanto capo dell'ufficio tecnico comunale e membro della commissione valanghe, nulla faceva perche' il sindaco emanasse le necessarie citate ordinanze e comunicazioni".

Rigopiano: ex prefetto accusato anche di falso e omissione 

Falso ideologico in atto pubblico e omissione di atti d'ufficio. Sono i due nuovi reati contestati all'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e a Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto della prefettura del capoluogo adriatico, nell'ambito dell'inchiesta sulla tragedia dell'hotel Rigopiano. "Nella piena consapevolezza - si legge nell'avviso di conclusione delle indagini - che quantomeno dal 15 gennaio 2017 e di certo dalle 9 del 16 gennaio la provincia di Pescara, e in particolare il versante montano, era nelle condizioni di stato di emergenza - come attestato dalle note inviate il 16 gennaio a firma Bianco a presidenza Consiglio e ministero Interno e consapevolezza ribadita con nota 17 gennaio a firma Provolo - diversamente da quanto comunicato, omettevano di attivare, quanto meno dalle 9 del 16 gennaio, la sala operativa della prefettura e il centro coordinamento soccorsi"

Provolo e Bianco poi sono accusati di falso perche' "comunicavano il 16 gennaio con nota a firma Bianco e il 17 gennaio con nota a firma Provolo, inviate alla presidenza del Consiglio e al ministero dell'Interno, false attestazioni di avere attivato la Sala operativa provinciale di Protezione civile e il Centro coordinamento soccorsi (Ccs), in ragione della 'precipitazione a carattere nevoso in atto, particolarmente accentuata nell'entroterra della provincia".    I due, assieme a Ida De Cesaris, dirigente della prefettura di Pescara, sono accusati poi di omicidio colposo e lesioni colpose in quanto la prefettura "attivava tardivamente, e non come dovuto almeno a far data dal 15 gennaio 2017 e di certo dalle ore 9 del 16 gennaio 2017, ma solo dopo le ore 13 del 18 gennaio 2017, il Centro coordinamento soccorsi e la Sala operativa.    I tre indagati - si legge nell'avviso - "omettevano di svolgere tempestivamente il ruolo assegnato dalla legge di coordinamento nella individuazione delle deficienze operative". Secondo i pm, il prefetto, "solo alle 18.28" si attivo' "nel chiedere l'intervento di personale e attrezzature dell'Esercito per lo sgombero della neve" e poi alle 20.52 "nel far richiedere, tramite mail, tre turbine spazzaneve alla sala operativa della Regione Abruzzo".

Rigopiano, stralciate le posizioni degli ex governatori d'Abruzzo

Fra le persone indagate sono state stralciate alcune posizioni per le quali la Procura chiederà l'archiviazione. Si tratta degli ex Governatori della Regione che si sono succeduti dal 2007 al 2017 ( Ottaviano Del Turco, Giovanni Chiodi e Luciano D'Alfonso), degli ex Assessori regionali con delega alla Protezione Civile ma anche di alcuni altri fra dirigenti e funzionari pubblici. 

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