Economia
8 marzo, tre italiane nella classifica delle startupper più influenti d'Europa
Giovanna Voltolina: “Sfiducia generazionale e patriarcato ci mettono a rischio quasi-estinzione “
Solo 3 italiane nella classifica delle 100 donne più influenti nel panorama europeo delle startup e del venture capital
E’ impietosa la fotografia ritratta dal recente report del centro studi di EuStartup che, in occasione della Giornata internazionale della donna (8 marzo) stila la ‘classifica delle 100 donne più influenti nel panorama europeo delle startup e del venture capital’. Lista che purtroppo include soltanto tre italiane, ovvero Alice Albizzati, socio fondatore di Revaia, Danila De Stefano, fondatrice e CEO di Unobravo e Erika de Santi, co-fondatrice di WeRoad.
“E questo non deve stupire – commenta Giovanna Voltolina, mid-cap investor internazionale con all’attivo molti investimenti di successo in Pmi italiane poi rilanciate su una dimensiona nazionale ed oltre (es. Arcaplanet, Deghi) – anzi, considerate le premesse, è pure un risultato lusinghiero, laddove il nostro paese per limiti di burocrazia, infrastrutture e una legislazione cangiante ad ogni umore del politico di turno (si pensi soltanto al tira-molla sulle sigarette elettroniche o alla cannabis legale, ndr), scoraggia il 90% di investitori e fondi che invece riverserebbero miliardi di dollari nelle nostre Pmi e aziende familiari made in Italy che sottolineo con forza – continua l’esperta – sono la vera forza inespressa del nostro paese sul quale puntare, anziché promettere aiuti di Stato per il sostegno delle imprese, cui pochi ormai credono”
Le Pmi rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo italiano, quelle di tipo familiare rappresentano il 65% del totale e l’85% circa delle Pmi.
“Le cifre oggi ci dicono che stima che solamente il 20% delle imprese familiari sopravvive alla seconda generazione, solo il 13% arriva alla terza generazione e solo 4 su 100 aziende italiane arrivano alla quarta generazione – ricorda Giovanna Voltolina - dato aggravato dal fatto che se i capi azienda si fidano poco della loro stirpe, meno ancora se questa è donna” laddove anche il recente Osservatorio AUB evidenzia come solo il 37,6% delle imprese ha una quota femminile superiore al 33% “che è comunque pochissimo ma soprattutto – evidenzia Voltolina – è un dato pressochè immutato da 10 anni. Non stupiamoci dunque – conclude l’investor – della fotografia EuStartup”.