Economia

Alstom-Siemens: chi è Crrc, il big mondiale dei treni che spaventa l'Europa

Ecco perchè la mancata fusione Alstom-Siemes fa paura in Francia e in Germania

di Andrea Deugeni
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Le preoccupazioni del Ceo di Siemens, Joe Kaeser ("proteggere gli interessi dei consumatori o dei clienti a livello locale non significa impedire all'Europa di competere a livello globale con Stati leader come Cina e Stati Uniti") e del ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire  ("è un errore che favorirà gli interessi della Cina") dopo il no dell'Antitrust alla fusione fra Siemens e Alstom hanno un volto ed è quello di China Railway Rolling Corporation (Crrc), leader mondiale nella produzione di treni e materiale rotabile nato a metà del 2015 dalla fusione dei due gruppi cinesi Cnr e Csr e controllato dalla holding statale Crrc Group.

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Alla base delle nozze pilotate da Pechino c'era la ricerca di un aumento dell'efficienza e della capacità di competere meglio a livello internazionale azionando la leva delle sinergie. Una competizione in cui in solo tre anni di operatività il più grande produttore dei treni al mondo è riuscito a piazzare metropolitane, locomotive e vagoni in tutto il globo, Europa inclusa. 

I numeri del colosso cinese fanno paura. Quotato alla Borsa di Hong Kong, Crrc impiega oltre 183 mila dipendenti in tutto il mondo, con una quota di mercato superiore al 90% in Cina e del 70% nel settore della produzione dei treni ad alta velocità e macina un giro d'affari di quasi 31 miliardi di euro all'anno. Per avere un termine di paragone, Siemens, al secondo posto nel ranking di mercato, fattura circa 8 miliardi e Alstom, al terzo, quasi 7,5 miliardi, gruppi dalle cui nozze sarebbe nato all'Airbus dei treni con 59 mila dipendenti. I tre pesi massimi occidentali messi assieme (Siemens, Alstom e Bombardier) raggiungono soltanto i due terzi dei ricavi del colosso cinese che è in grado di sfornare 200 treni ad alta velocità ogni anno. Siemens-Alstom solo 35.

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Oltre a commesse negli Stati Uniti, nel Sudest asiatico, in Marocco e nei Balcani, il portafoglio-ordini di Crrc può vantare anche un centinario di progetti infrastrutturali, tutti legati alla realizzazione del mastodontico progetto "One Belt One Road", vale a dire la nuova Via della Seta che Cina ed Europa stanno tessendo per rafforzare scambi commerciali, turismo e cultura in entrambe le direzioni di marcia. 

Come spesso accade quando si ha a che fare con le aziende del Colosso d'Oriente, le condizioni di partenza strutturali per competere sono diseguali. Grazie anche ai fondi statali, Crrc può disporre infatti di un enorme budget per la ricerca e sviluppo e ha accesso a prestiti a basso costo da parte del sistema bancario cinese, che gli consentono di battere la concorrenza imponendo prezzi più bassi. In più, il mercato europeo, che interessa a Pechino e dove Crrc è poco presente rispetto ai concorrenti Siemens e Alstom, è aperto, mentre quello cinese, frontiera importante per le aziende del Vecchio Continente data la vastità del territorio, è chiuso ed è protetto con alti sussidi. 

"O cresci o vieni comprato", è la regola che vale in un settore come questo ad alto tasso di consolidamento. Il know-how tecnologico di cui attualmente sono in possesso Alstom, finita alcuni anni fa nel mirino degli americani di General Electric, e Siemens fa gola al colosso cinese che si è prefisso di costruire il treno più veloce (a lievitazione magnetica in grado di raggiungere una velocità massima di 600 km/h) del mondo. Un campione europeo avrebbe potuto rappresentare un ottimo contraltare industriale per non rischiare di sparire fra qualche anno. Ma il colpevole non è certo da ricercarsi nei corridoi dell'Antitrust europeo che di mestiere deve tutelare la concorrenza finale e che basa le sue analisi sul "mercato di riferimento" dei soggetti che vogliono convolare a nozze.