Economia

Bce, Draghi pronto a premere il grilletto. Ma non fino in fondo

"Sarebbe davvero una grossa sorpresa se la Bce non decidesse di adottare nuove iniziative: il vero nodo è cosa deciderà di fare". Le parole dell'economista Ben May di Oxford Economics sintetizza bene le forti aspettative dei mercati per la riunione di domani del Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea. Un meeting preceduto da un intenso dibattito dal momento che, come ha anticipato più volte (in particolare a Malta e davanti all'Europarlamento a metà novembre) lo stesso presidente Mario Draghi, rappresenterà l'occasione per valutare (e verosimilmente modificare) alcuni degli strumenti con cui in questi anni l'Eurotower ha lavorato per dare ossigeno all'economia reale, senza perdere di vista il proprio mandato principale, ovvero mantenere l'inflazione vicina al target del 2%.

E senza dubbio, il dato odierno di Eurostat, che ha confermato la crescita a novembre di prezzi e servizi congelata a un misero +0,1%, sembra lavorare a favore di chi vorrebbe dalla Bce un nuovo bazooka, ovvero nuovi interventi monetari, convenzionali e non. Che Draghi intervenga è fuori discussione, ma, secondo alcuni economisti come Christopher Dembik, di Saxo Bank, visto che i timori di una stagnazione dell’inflazione nel corso del 2016 non sono del tutto infondati e la stretta sui tassi da parte della Federal Reserve nel corso del 2016 sarà graduale (attenuando le pressioni sull'indebolimento del cambio euro/dollaro), la Bce dovrebbe tenersi qualche proiettile in caso l’inflazione nell’Eurozona peggiori (fase tre del quantitative easing, Qe). 

Fra le opzioni per potenziare il Qe lanciato all'inizio di quest'anno, vi è anche l'ipotesi di un nuovo taglio ai tassi di interesse: quello di rifinanziamento è al minimo storico, allo 0,05% a un passo dall'entrare in territorio negativo, dove invece da tempo c'è quello sui depositi bancari (-0,20%). E' su quest'ultimo che la Bce potrebbe decidere di intervenire per convincere le banche a mantenere in circolo la liquidità di cui dispongono (peraltro in larga parte frutto degli interventi della stessa Bce).

Per Dembik, "al momento il tasso sui depositi sembra essere lo strumento privilegiato da Francoforte. Il nostro scenario di riferimento si basa su un taglio da 10 a 20 basis point, che significa passare a -0,30% / -0,40%. Una decisione di questo tipo sarebbe in linea con le aspettative del mercato". Più difficile - anche se non esclusa - la possibilità di un intervento sul tasso di rifinanziamento, quello che determina - in pratica - il costo del denaro e i rendimenti per gli investitori istituzionali. Inutile dire che la Germania ha già espresso a ogni livello, dalla Bundesbank in giù, opposizione a questo tipo di interventi.

Come ricorda all'Adnkronos Carten Brzeski, capo economista del colosso bancario Ing-DiBa, "le banche regionali, che possono vantare una forte lobby a Berlino, hanno iniziato a soffrire per i bassi tassi di interesse e sono estremamente scettiche sulla linea di Draghi". Resta quindi la possibilità di interventi quantitativi, con una doppia arma ovvero l'aumento della soglia mensile di acquisti di titoli (al momento a 60 miliardi al mese) o il prolungamento del programma, in scadenza a settembre 2016.

L'analista Jonathan Loynes del think tank Capital Economics parla di "inquietudine" nella Bce davanti al rischio che "un periodo prolungato di inflazione al di sotto del target del 2% possa portare a un forte calo delle aspettative di inflazione". Da Danske Bank Pernille Bomholdt Henneberg si spinge a prevedere da parte dell'Eurotower un "pacchetto aggressivo di misure di allentamento", mentre l'analista di Barclays Fabio Fois mette in guardia contro "reazioni eccessive" ai dati sull'inflazione, evidenziando la presenza di "fattori distorsivi temporanei".

Lo stesso Brzeski dà voce alle perplessità sull'efficacia di simili strumenti: "Negli ambienti economici in queste settimane è maturato un crescente scetticismo sul fatto che mosse come un incremento del Qe possano davvero avere gli effetti sperati". Se dal think tank Bruegel l'analista Alessio Terzi si aspetta una "espansione significativa in termini temporali", Ben May ricorda che "in passato Draghi ha spesso agito andando oltre le previsioni": insomma "un taglio dei tassi di deposito combinato a un allungamento e a un potenziamento degli acquisti è possibile, ma credo che la Bce eviterà di aumentare la portata degli interventi mensili, mentre mi aspetto un prolungamento del Qe che potrebbe essere trasformato in misura senza scadenza precisa".