Economia

Decreto cura Italia, le contraddizioni del decreto: 3 punti critici sul fisco

LE CRITICITÀ DEL DECRETO ‘CURA ITALIA’, L'ANALISI

Decreto cura Italia, le contraddizioni del decreto: 3 punti critici sul fisco

Il decreto Legge n.18 del 17 Marzo 2020 definito “Cura Italia” e varato dal Consiglio dei Ministri è stato pubblicato questa notte sulla Edizione Straordinaria della Gazzetta Ufficiale. Stanzia 25 miliardi di euro subito mentre un secondo decreto sarà messo in campo ad aprile, grazie (ci sia augura!) al sostegno dell’Europa.

Dai superpoteri per il commissario Domenico Arcuri, che potrà requisire immobili per farne degli ospedali, a 4 miliardi per la cassa integrazione estesa a tutti. Dal bonus baby sitter di 1000 euro per medici e infermieri alla consegna delle raccomandate senza firma per evitare i contagi. Dalle mascherine per il popolo dei reclusi all’arruolamento di 20 mila tra medici e infermieri. Ma non solo: altre misure saranno messe in campo per proteggere gli autisti di scuolabus, tassisti e postini. Inoltre sono previsti rimborsi per i viaggi e gli spettacoli perduti, oltre a un sostegno all’editoria.

“Se l’emergenza è così grave da costringere il governo ad inserire delle norme sulla requisizione di beni mobili ed immobili e da sospendere le norme sul licenziamento allora non si comprende perché dall'altra parte le imprese non devono ricevere nulla se non misure inadeguate ed evidentemente inutili”, fa notare Carlo Carmine,  difensore patrimoniale e fondatore di CFC Legal, la prima azienda legale in Italia, specializzata in consulenza ed assistenza in procedimenti giudiziali e stragiudiziali a difesa di contribuenti, imprenditori e aziende dall'azione dell’Agenzia delle Entrate e dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Il decreto contiene numerose norme ma le meno efficaci, secondo l’esperto, sarebbero proprio quelle che riguardano imprenditori e cittadini.

1. La sospensione dei termini dei versamenti fiscali e contributivi non include tutte le Pmi. Dopo aver sbandierato misure di sostegno alle imprese vengono invece rinviati i versamenti solo per le imprese con ricavi inferiori a 2 milioni di euro e limitatamente ai versamenti scadenti fra l'8/3 ed il 31/3. Detti versamenti dovrebbero poi essere recuperati al 31/5, in unica soluzione o in 5 rate senza sanzioni o interessi. “Questa norma esclude, senza alcuna motivazione, tantissime Pmi dalla dilazione dei versamenti”, tuona Carlo Carmine. Le Pmi infatti, secondo la definizione della Commissione Europea e ai fini dell’applicazione degli ISA (ex studi di settore) sono tutte le imprese con meno di 10 milioni di ricavi e meno di 50 dipendenti. “È quindi incomprensibile il motivo per il quale queste Pmi soggette agli ISA siano state escluse da ogni rinvio, o meglio ad esse è applicabile il rinvio di soli 4 giorni, dal 16/3 al 20/3 ”. Secondo il Difensore patrimoniale “Occorre estendere la norma a tutte le Pmi soggette agli Isa con ricavi fino a 10 milioni di euro. Altrettanto assurdo – prosegue – è che la dilazione pagamento sia limitata, al massimo, a 5 rate, dal 31/5 al 31/10. Occorre dilazionare i pagamenti in tempi più lunghi, come minimo di un anno. Inoltre occorre avere qualcosa da dilazionare, non certo i versamenti di 22 giorni, cioè quelli che cadono fra l'8/3 ed il 31/3”.

2. Norme su rinvio termini accertamento e versamento carichi affidati alla riscossione - prescrizione e decadenza prorogate di due anni con sospensione dello statuto del contribuente. Nel decreto è prevista una sospensione dei termini dei controlli e degli accertamenti fiscali nonché dell’affidamento dei ruoli degli accertamenti dall'Aer per il periodo dall'8/3 al 31/5. Questa sospensione, per le indagini finanziarie e per l'accesso all'anagrafe tributaria, è subordinata al fatto che non vi siano indifferibili e urgenti motivi di ottenere le risposte da parte dell'amministrazione finanziaria. “A fronte di questa sospensione di neppure tre mesi, il decreto sospende anche le garanzie dei cittadini, introducendo una norma che proroga di due anni i termini di tutti gli accertamenti e di tutti i trasferimenti alla riscossione, dei ruoli derivanti da tali accertamenti, compresi quelli degli enti territoriali (ad es. Comuni per Tari e Imu). Questa norma è una gravissima lesione del principio costituzionale dell’affidamento (Articolo 97: Imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione) e incrina il rapporto fisco-contribuenti proprio in un momento di estrema difficoltà nel quale sarebbe stata necessaria un’amnistia fiscale e non certo una proroga per accertamento e riscossione!”, sottolinea ancora l’esperto.

3. Il pagamento in 5 rate della mini sospensione esclude i carichi fiscali pendenti. Assolutamente insufficiente la liquidità del sistema. “La norma che consente la dilazione dei carichi e dei versamenti sospesi per soli 5 mesi è assolutamente inutile. È necessario iniettare liquidità nel sistema ed occorre una Rottamazione-Quater, con pagamenti dilazionati sino a 120 mesi per tutti, indipendentemente da Isee e indici di bilancio. Con il sistema economico totalmente bloccato, a fronte delle misure monstre di tutti gli altri Paesi che inseriscono liquidità vera nei loro sistemi, dai 1.000 miliardi di dollari negli USA ai 150 miliardi di yuan in Cina, fino ai 550 miliardi di euro in Germania e ai 200 miliardi della Spagna, i tanto decantati 25 miliardi del governo italiano sono assolutamente insufficienti ed inadeguati per qualsiasi sostegno”, conclude Carlo.