Economia
Una dichiarazione dei redditi su dieci è anomala. La denuncia
Qualcosa non torna, nella destinazione del 5 per mille. L’Agenzia delle Entrate ha riscontrato, dopo una prima ondata di verifiche su alcuni Caf (centri di assistenza fiscale) conclusa quest'estate, quasi il 9 per cento di anomalie tra i “desiderata” dei contribuenti e l’effettivo destinatario della quota Irpef. Su 5.603 controlli effettuati (relativi al 2014), 353 documenti risultano irregolari: il dato più allarmante è quello che riguarda 207 dichiarazioni (ovvero il 3,7% del campione), per le quali sono state trasmesse scelte non in linea con la volontà espressa dal contribuente. In altre parole: il contribuente ha indicato un destinatario nel modulo cartaceo, il Caf ne ha trasmesso uno diverso per via telematica.
Per comprendere le ragioni e la portata di questi dati, occorre precisare i contorni dell’indagine, rivelata oggi dal quotidiano Il Sole 24 ore. Sono stati presi in esame 5 Caf “sospetti” in quanto strettamente e direttamente collegati a realtà potenzialmente beneficiarie del 5 per mille: proprio queste realtà avevano visto infatti crescere costantemente, dal 2006 in poi, le scelte a proprio favore. Parliamo, nello specifico, di Caf Mcl (Movimento cristiano lavoratori), Caf Acai (collegato all’Associazione cristiana artigiani italiani), Caf Servizi di base (collegato a Rete Iside Onlus), Caf Anmil (dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro), Caf Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani). Su questi soggetti si è quindi concentrata la campagna di verifiche dell’Agenzia delle Entrate, voluta dalla Corte dei Conti e finalizzata ad accertare che la volontà del contribuente rispetto al destinatario del suo 5 per mille sia effettivamente rispettata.
E in 207 casi su 5 mila, appare chiaro che questo non sia avvenuto: nella trascrizione telematica dei dati, infatti, il codice corrispondente al destinatario risulta diverso da quello indicato nel modulo cartaceo dallo stesso contribuente. Nel dettaglio, in 61 casi la scelta è stata espressa ma non trasmessa, in 51 non è stata espressa, ma è stata ugualmente trasmessa, in 95 la scelta trasmessa è diversa da quella espressa. Nell’8,2%, le scelte erroneamente trasmesse sono a favore dei beneficiari collegati al Caf. Se quindi da un lato non ci sono prove sufficienti per parlare di “furbetti del 5 per mille”, dall’altro ci sono abbastanza elementi per giustificare un ulteriore approfondimento del tema e una nuova ondata di verifiche, che si svolgerà, nel 2015, non su 5 ma su 7 reti Caf.
Un problema già noto alla Consulta dei Caf, che sul tema è già intervenuta più volte, per quanto di sua competenza: “il comportamento scorretto e sanzionabile” delle reti Caf messe sotto accusa è quindi oggi criticato dal portavoce della Consulta, Valeriano Canepari: “I Caf sono tanti e ognuno fa riferimento a organizzazioni di diversa natura - commenta - Noi sul tema del 5 per mille abbiamo sempre insistito su due aspetti: primo, una corretta informazione al contribuente, perché pensiamo che la scelta, da parte delle istituzioni, di destinare questo fondo alle singole organizzazioni fosse utile e positiva: abbiamo quindi sempre ritenuto importante che i contribuenti fossero a conoscenza di questa possibilità. fin dai primi tempi abbiamo fatto azione informativa a contribuenti perché fossero a conoscenza di questa possibilità”.
Secondo aspetto fondamentale, relativo al rapporto tra Caf e 5 per mille, è proprio la “correttezza del comportamento dei Caf nel rispettare la scelta del contribuente. A tale proposito – evidenzia Canepari – il tema della sovrapposizione tra Caf e organizzazioni sociali è un dato oggettivo e siamo consapevoli della problematicità che si può creare. Per questo – aggiunge - abbiamo sempre chiesto alle varie sedi Caf un’estrema correttezza nell’informazione e nel successivo svolgimento delle procedure. Comportamenti scorretti rappresentano un’infrazione nella gestione del modello 730 e soprattutto nel rapporto fiduciario con il contribuente”.
E irregolarità, seppur poche, sono state segnalate da alcuni contribuenti alla stessa Consulta, sempre relativamente al 5 per mille. “In questi casi – riferisce Canepari – abbiamo sempre avuto un ruolo attivo nel raccomandare alle varie sedi Caf un comportamento corretto. Più di questo, non è in nostro potere fare. Ma i Caf sono oltre 90 e ciascuno, evidentemente, fa la sua scelta: una scelta che, nei casi evidenziati dall’Agenzia delle Entrate, si rivela scorretta e sanzionabile”. ( da redattoresociale.it)