Economia

Guerra in Ucraina, borse guardinghe e l'oro riprende a brillare: ecco perché gli investitori tornano a puntare sull'asset "rifugio"

di redazione economia

Rischio di un'escalation ed effetti sui mercati, l'analisi di Saverio Berlinzani e Ricardo Evangelista (ActivTrades)

Mercati, ritornano i rischi geopolitici

La sessione dei mercati di ieri, necessariamente, dobbiamo dividerla in due fasi, ben distinte tra di loro. Un inizio nel quale le notizie provenienti dal fronte geopolitico hanno creato panico tra gli investitori, con un'accelerazione dei mercati azionari verso il basso e uno JPY in forte recupero contro il dollaro. Le borse sono scese bruscamente, con l'S&P 500 (i futures naturalmente) in calo dello 0,6%, il Dow Jones in ribasso di oltre 300 punti e il Nasdaq in perdita dello 0,5%, in ragione del fatto che l’Ucraina avrebbe lanciato missili balistici a medio e lungo raggio (ATACMS, inviati recentemente dall’amministrazione USA, come confermato anche dal Presidente Biden) verso la cittadina di Bryansk, non distante dal confine ucraino.

Sembrerebbe che 5 dei 6 missili lanciati siano stati intercettati dalla contraerea russa. Il presidente Putin, a quel punto, ha dichiarato di aver aggiornato la dottrina nucleare della Russia per ampliare le condizioni per l'utilizzo di armi atomiche. Poi, nel corso della giornata, ed è qui che subentra la seconda fase, le varie diplomazie e alcuni responsabili politici hanno voluto stemperare parzialmente i toni, generando un reversal del USD/JPY e degli stessi listini che in serata hanno rimbalzato, facendo registrare poi chiusure parzialmente positive.

L'ottimismo attorno al settore tecnologico ha contribuito a compensare le preoccupazioni geopolitiche. Il titolo Nvidia ha fatto registrare un +2% in vista del suo previsto rapporto sugli utili, mentre Tesla ha guadagnato il 2%, estendendo il suo rally mensile al 38%, evidenziando il suo miglior mese da gennaio 2023. Inoltre, Walmart è balzata del 5% su solidi utili e un outlook migliorato. D'altra parte, Lowe's è scesa del 3,1% poiché la società prevede un calo delle vendite per l'anno nonostante ricavi del terzo trimestre migliori del previsto.

Valute

L'euro si era inizialmente indebolito sulle notizie provenienti da Ucraina e Russia, avvicinandosi a 1,0530 e ai minimi da un anno a questa parte a 1,0496 toccato la scorsa settimana, poiché le preoccupazioni sull'impatto delle tariffe commerciali statunitensi sulla crescita dell'Eurozona e sulle tensioni geopolitiche pesavano sul sentiment. Poi le cose sono cambiate e l’euro ha chiuso in recupero, a ridosso di 1,0600, in presenza di un ritorno del risk on. La BCE ha tagliato i tassi tre volte da giugno poiché l'inflazione si avvicina al suo obiettivo del 2%, ma le previsioni di crescita sono state declassate due volte.

I mercati si aspettano in gran parte un taglio dei tassi di 25 punti base il mese prossimo, con una minore possibilità di una mossa più ampia. Gli investitori ora attendono i dati sui salari dell'Eurozona mercoledì e i PMI venerdì. Sulle altre valute, segnaliamo una sterlina stabile a ridosso di 1,2700 e un dollaro che in generale ha perso quota contro tutto, eccezion fatta per lo JPY che nella notte si è ulteriormente indebolito, in ragione dell’assenza delle minacce verbali di intervento da parte della BoJ. Oceaniche in ripresa ma senza grande slancio e ancora sotto le resistenze chiave. EUR/CHF che dopo i ribassi di ieri si è stabilizzato di nuovo a 0,9360.

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Oro in ripresa

L'oro è salito dell'1% a oltre 2.630 dollari l'oncia martedì, estendendo il rimbalzo rispetto al minimo degli ultimi due mesi di 2.560 dollari fatto registrare venerdì scorso, mentre la nuova escalation della guerra tra Russia e Ucraina ha spinto gli investitori a ritornare ad acquistare asset rifugio, tra cui proprio l’oro.

In scia a questo anche l'analista di ActivTrades, Ricardo Evangelista, afferma che: "I prezzi dell'oro sono scesi all'inizio delle contrattazioni di mercoledì, perdendo lo slancio positivo registrato all'inizio della settimana. Il calo è stato determinato dall'aumento dei rendimenti dei Treasury e dal rafforzamento del dollaro USA, che hanno pesato sul metallo prezioso non redditizio. All'inizio della settimana, le tensioni geopolitiche hanno fornito un certo sostegno ai prezzi dell'oro. Le minacce di Mosca di inasprire il conflitto in risposta all'approvazione degli Stati Uniti per l'utilizzo da parte dell'Ucraina di armi fornite dagli americani per attaccare il territorio russo hanno brevemente sostenuto il bene rifugio, aiutandolo a recuperare alcune perdite subite dopo le elezioni presidenziali statunitensi.

Ciononostante, i trader hanno spostato l'attenzione sul cosiddetto “Trump trade”, con l'aumento delle aspettative per le politiche protezionistiche dell'amministrazione entrante. Si prevede che tali misure alimenteranno le pressioni inflazionistiche, costringendo potenzialmente la Federal Reserve a mantenere tassi di interesse più elevati per un periodo prolungato. A questo sentimento si aggiungono le previsioni di un robusto rapporto sui salari, che dovrebbe mostrare un significativo aumento della crescita dei posti di lavoro a novembre. Questi fattori hanno attenuato la spinta al rialzo dell'oro, poiché persistono dubbi sulla probabilità di un taglio dei tassi della Federal Reserve a dicembre. Tuttavia, un'ulteriore escalation del conflitto tra Russia e Ucraina potrebbe riaccendere la domanda di oro come bene rifugio, modificando l'attuale traiettoria.

Mercato immobiliare in peggioramento

I nuovi cantieri, nella pubblicazione di ieri, negli Stati Uniti, sono diminuiti del 3,1% a 1,3 milioni ad ottobre 2024, rispetto a un dato rivisto al ribasso di 1,35 milioni di settembre e al di sotto delle previsioni di 1,33 milioni. La ragione va ricercata negli uragani del mese scorso, che hanno diminuito drasticamente l'attività di inizio di nuovi cantieri. Tuttavia, non solo gli uragani hanno contribuito a rallentare l’attività di costruzione di nuovi alloggi, ma anche i mutui vicino al 7%, che frenano gli acquirenti. I cantieri di nuove case unifamiliari sono crollati del 6,9%, equivalente a un tasso annualizzato di 0,97 milioni, mentre i cantieri di case plurifamiliari, di almeno cinque unità o più, sono aumentati del 9,8% a 0,326 milioni.