Economia
Il governo spinge per la rete unica, fusione Open Fiber-Fibercop all'orizzonte? Ecco chi ci guadagna davvero
Secondo gli analisti, Kkr potrebbe essere incentivata ad assecondare del governo per ottenere così ottenere un regime regolatorio più favorevole...
Il governo spinge per la rete unica, fusione Open Fiber-Fibercop all'orizzonte?
Il tema rete unica torna di attualità. La scorsa settimana Marcello Sala dirigente del Mef, responsabile delle privatizzazioni del Tesoro, si era spinto in una affermazione chiara: "L'Italia vuole avere una sola rete per la fibra". Una mossa che il governo auspica dato che è presente nell'azionariato di entrambe le società della rete, ossia Open Fiber e Fibercop anche se in misura diversa ma è ovvio che, visti gli investimenti richiesti, duplicare la rete nelle aree grigie e bianche non ha senso.
La rete unica inoltre risolverebbe i continui problemi di finanziamento di Open Fiber che potrebbe in caso di fusione con Fibercop, secondo gli analisti, cedere la sua rete in fibra nelle aree nere, quelle più appetibili per numero di clienti, al fondo Macquarie (già suo azionista al 40%) visto che in queste zone la sua rete è totalmente sovrapposta a quella della stessa Fibercop.
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La società, che ha rilevato la rete di accesso di Tim per 18,8 miliardi di euro, e che è partecipata dal fondo Usa Kkr (al 37,5), dal Mef (16%) e per il rimanente da altri azionisti tra cui il fondo sovrano di Abu Dhabi e Il fondo pensione canadese (Cpp) sta anche accorciando, dice il Messaggero, la catena di controllo attraverso la fusione delle società partecipanti in un unico soggetto giuridico, con l’obiettivo di migliorare la flessibilità gestionale e ridurre i costi operativi e di mantenimento delle strutture societarie.
L'operazione include anche i finanziamenti tra cui un prestito senior da 6,7 miliardi stipulato con un pool di banche, sette obbligazioni in euro per un totale di 3.6 miliardi di euro oltre a quattro bond in dollari per 1,8 miliardi, che sono stati trasferiti da Tim insieme alla cessione della rete.
Per l'ex-monopolista la creazione di una rete unica entro 30 mesi dalla chiusura dell'accordo con Kkr, ossia entro la fine del 2026, vorrebbe dire incassare altri 2,5 miliardi (ossia il 75% delle sinergie industriali che potrebbero essere raggiunte) mentre gli eventuali problemi Antitrust potrebbero essere risolti cedendo le aree nere a Macquarie. L'incasso consentirebbe a Tim di partecipare al processo di consolidamento in corso nel settore delle tlc.
Secondo gli analisti Kkr potrebbe essere incentivata ad assecondare i piani di rete unica del governo italiano dato che potrebbe così ottenere un regime regolatorio più incentivante a favore di Fibercop. Il piano strategico della società della rete ex-Telecom (che vede utili pari a 1,5 miliardi annui) è in fase di revisione e, per l'anno in corso, prevede investimenti per 1,4 miliardi e ricavi in crescita del 2% annuo, che dovrebbero passare da 4 a 4,5 miliardi nel 2030.