Economia
Prime le Poste, poi Fs e Luxottica: chi ha assunto di più in Italia


La classifica corporate di Mediobanca: ai raggi X 3.452 aziende tricolori
LEGGI L'INDAGINE INTEGRALE SULLE PRINCIPALI SOCIETA' ITALIANE DELL'AREA STUDI DI MEDIOBANCA
Il curriculum vitae di un giovane? Da mandare a Poste Italiane. Già perché, nonostante una flessione tendenziale del 2,7%, anche nel 2018 il colosso guidato da Matteo Del Fante si è confermato il primo gruppo italiano per numero complessivo di dipendenti (134.360) e quindi è quello che verosimilmente assumerà di più. Un primato da maggior datore di lavoro che Poste continuerà a detenere a lungo visto che il gruppo stacca di oltre 50 mila occupati Ferrovie dello Stato (82.944 unità), Luxottica (82.358) e l'impero della famiglia Benetton che dà lavoro a 82.100 persone, conteggiate sotto l'ombrello della holding Edizione. E' quanto emerge dall'aggiornamento annuale dell'indagine sulle principali società italiane a cura dell'area studi Mediobanca che ha analizzato i bilanci di 3.452 aziende, suddivise in base al settore in cui operano. Dietro al quartetto di testa, seguono, con più di 50mila addetti, Enel (69.272) e Telecom Italia (57.901).
Il cv, invece, meglio non inviarlo alle banche dove secondo gli esperti di Piazzetta Cuccia, gli amministratori delegati hanno usato pesantemente le forbici: negli ultimi dieci anni, infatti, il taglio occupazionale nel settore bancario italiano è stato di circa 51 mila unità, quasi il 20% della forza lavoro totale del sistema bancario, uscite in larga parte dovute all'incentivazione all'esodo.
Solo nel 2018, la forza lavoro nelle banche è calata del 3,1%, con una perdita di quasi 9 mila posti. Nel dettaglio, la riduzione riguarda le banche commerciali (-4%, con poco meno di 7 mila unità), quelle Popolari (-3%, per poco meno di 2.000 unità), e in misura minore le Bcc. Nel 2018, inoltre, sono stati chiusi quasi 2 mila sportelli (7,3%), da 26.365 (2017) a 24.441. Estendendo il confronto a inizio decennio, la contrazione è pari al 27,5%.

Spetta invece a Eni la medaglia d'oro del primo gruppo industriale italiano in termini di fatturato, medaglia che torna al Cane a se zampe (mantenuta negli undici anni tra il 2003 e il 2013) dopo due anni di supremazia di Enel (2016-2017) e altri due di Exor (2014-2015), uscita perchè trasferitasi in Olanda.
Eni beneficia del rincaro del prezzo del greggio (barile in dollari +30,9% nel 2018 dopo il +24,2% nel 2017), andamento che consente al gruppo di Claudio Descalzi di incrementare i propri ricavi nel 2018 del 13,3%, da 66,9 a 75,8 miliardi.
Il podio dell'industria è dominato dai grandi gruppi energetico-petroliferi pubblici: dietro Eni si piazzano infatti Enel (con un fatturato di 73,1 miliardi) e Gse (32,3 miliardi). Le posizioni successive si aprono ad altri settori, come il manifatturiero che si impone con Fca Italy in quarta posizione, i servizi guidati da Telecom prima di Edizione holding, poi nuovamente la manifattura con Leonardo e i trasporti con Fs.
A breve distanza l'energetico-petrolifero di Saras e, infine, Prysmian, nel settore della gomma e cavi. Nei primi 20 gruppi ne figurano otto a controllo pubblico, sei a controllo privato italiano e sei a proprietà estera. Chiudono la top 20 le new entries Api, che beneficia del consolidamento di Italiana Petroli, in diciassettesima dalla cinquantaquattresima posizione (con 6,7 miliardi di vendite), Kuwait Petroleum Italia in diciottesima posizione (vendite +15,4% sul 2017 a 6,7 miliardi) e A2a in diciannovesima dalla ventitreesima con 6,3 miliardi di vendite.
A Enel, invece, va il primato per i debiti finanziari: a fine 2018, il colosso elettrico guidato da Francesco Starace aveva una consistenza di 56 miliardi, in aumento del 9% sul 2017, seguono Edizione (48 miliardi, in aumento del 155,2% connesso all'acquisizione e al consolidamento del gruppo Abertis), Telecom Italia (29,2 miliardi, -5,4%) ed Eni (25,9 miliardi, +4,7%). Enel, allo stesso tempo, risulta anche campione di utili nel biennio 2017-2018 con 8,57 miliardi, seguita da Eni con 7,5 miliardi. Terza, con 2,09 miliardi, è Poste. In perdita nel biennio Wind Tre con 2,72 miliardi, seguita da Fca Italy con 1,93 miliardi e Saipem con 800 milioni.

E fra le banche italiane, a chi va il primato? In base al totale attivo tangibile, la classifica 2018 vede invariato il podio, con UniCredit che conserva la prima posizione (828 miliardi, -0,7%) davanti a Intesa Sanpaolo (778,6 miliardi, -1,3%) e Cdp (370 miliardi, +0,7%).
Dal quarto al decimo posto non si registrano particolari modifiche di ranking con Banco Bpm (159,2 miliardi, -0,5%), Mps (130,3 miliardi, -6,2%), Ubi Banca (123,6 miliardi, -1,6%), Bnl (81 miliardi, +2,8%), Mediobanca (71,6 miliardi, +2,4%), Bper (70,2 miliardi, +0,9%) e Credit Agricole Italia (61,8 miliardi, -4,5%).