Economia

Puglia e Campania, più integrazione per crescere

Eduardo Cagnazzi

Forti complementarietà dei rispettivi tessuti produttivi, ma occorre più coesione politica.

Una ricerca di Srm (Centro studi legato al gruppo Intesa Sanpaolo) in collaborazione con la Fondazione Matching Energies rileva che tra Campania e Puglia esistono forti complementarietà dei rispettivi tessuti produttivi. Certamente un buon segnale per la crescita economica comune. Ma a questa tendenza favorevole alle dinamiche di mercato non corrisponde la maggiore integrazione delle scelte da parte delle amministrazioni locali e delle stesse forze produttive. Se si osservano infatti, rileva la ricerca, indicatori quali il valore aggiunto, l’export, il numero di imprese e di addetti nei settori manifatturieri più importanti di queste due regioni (automotive, aeronautico, abbigliamento, agroalimentare e farmaceutico) entrambe le regioni rilevano tassi ben superiori alla media nazionale a dimostrazione della comune specializzazione produttiva. Inoltre,  con oltre 97 miliardi la Campania e 68 la Puglia le due regioni producono 165 miliardi di Pil, il 10,5% del Paese. Una ricchezza che può essere paragonata a quella di alcune nazioni come il Portogallo, la Repubblica Ceca e la Romania. Ma c’è un altro dato ancora più interessante: l’interconnessione tra queste filiere nelle due regioni. Se si prende ad esempio due settori ad alto valore aggiunto e alto contenuto di innovazione tecnologica, come l’aeronautico e farmaceutico, si osserva che oltre il 16% della produzione campana nel settore aeronautico e il 18% di quella nel settore farmaceutico è venduta in Puglia. Analogamente oltre il 33% di quanto prodotto in Puglia nel settore aeronautico e oltre il 28% di quanto prodotto nel settore farmaceutico è venduto ad aziende campane. Tassi simili si trovano anche per il settore dell’automotive, dell’agroalimentare e dell’abbigliamento. Tutto questo evidenzia che i due tessuti produttivi di Campania e Puglia, oltre a essere simili, sono fortemente integrati nelle catene della subfornitura. Le due regioni si caratterizzano anche per un bacino energetico significativo: insieme, producono 1/5 del totale nazionale di energia fotovoltaica  e il 43% di quella eolica. E due regioni complementari, osservano gli analisti, anche rispetto ai principali pilastri  della competitività territoriale: filiere produttive, logistiche e turismo. “A questa integrazione non corrispondono tuttavia in modo sistematico scelte integrate e coordinate tra le amministrazioni regionali e neanche tra le forze produttive e associative che ruotano prevalentemente attorno alle rispettive dimensioni regionali”, commenta il direttore generale di Srm, Massimo Deandreis. “Come pure ci sarebbe la necessità di una maggiore integrazione anche nelle scelte e strategie infrastrutturali e logistiche. Puglia e Campania hanno un modello di sviluppo in comune con la presenza di strutture interportuali e la stessa area portuale per quanto riguarda le Zes. Dati significativi anche nel turismo: +5,4% le presenze turistiche in Campania, +6,7% in Puglia rispetto al +2,6% del dato nazionale (dati 2016).  L’alta velocità/alta capacità Napoli-Bari, in fase di progettazione e realizzazione, osserva lo studio, cambierà il rapporto tra le due maggiori città del Mezzogiorno. L’esperienza dell’Italia del Nord (ad esempio l’alta velocità fra Torino e Milano) mostra quanto l’infrastruttura possa contribuire ad aumentare e fluidificare gli scambi tra grandi aree metropolitane. I tempi italiani ci fanno dire che non è per domani, ma è comunque ormai una prospettiva sufficientemente concreta da suggerire di iniziare a ragionare sui prossimi interventi e aumentare la vocazione intermodale dei porti campani e pugliesi. Solo collegando i porti del Sud adriatico e Sud tirrenico tra loro e con le rispettive dorsali verso Nord si può assicurare quel progetto di fare del Sud Italia una vera piattaforma logistica di cui tanto si parla”.  

Non è utopia e non richiede riforme costituzionali pensare che Regioni e forze produttive discutano e attuino politiche concordate e sinergiche (pensiamo ad esempio alla programmazione dei fondi strutturali) favorendo così una forte accelerazione della crescita e dello sviluppo. Per dare slancio e sostenibilità alla crescita c’è però bisogno di più coesione. E di condividere, sulla base dei dati e non solo delle opinioni, una visione d’insieme sulle prospettive di sviluppo del Mezzogiorno.