Economia
Tim, effetto Dazn sulle offerte: in arrivo rincari fino a oltre il 30%
In assemblea plebiscito per la lista di maggioranza.Sulla rete bisogna correre. Pressing di Colao: "Neutralità tecnologica principio guida per banda ultralarga"
Non c’erano molti dubbi, ma ora è ufficiale. L’assemblea di Tim ha approvato il bilancio e soprattutto i nomi per il consiglio di amministrazione: dieci espressione del board uscente, cinque di Assogestioni. Confermati ovviamente Salvatore Rossi alla presidenza e Luigi Gubitosi nel ruolo di amministratore delegato. Lascia un po' più sorpresi l’autentico plebiscito tributato alla lista di maggioranza: il 95% dei voti del capitale presente.
Quest’ultimo era pari al 59% del complessivo, in rappresentanza di circa 9 miliardi di azioni. Assogestioni, che detiene l’1,2% del capitale di Tim, ha ricevuto il 4% dei voti (pari a 340 milioni di azioni) e la sua lista è stata approvata in toto.
Il ministro per la Transizione digitale Vittorio Colao
Chissà che cosa sarebbe successo, però, se anche Asati – che nell’assemblea di oggi rappresentava oltre lo 0,5% del capitale azionario – avesse potuto presentare un nome. Magari, oggi per la prima volta avremmo potuto parlare di un board in cui siede un rappresentante dei piccoli azionisti. Nella lista di Assogestioni, tra l’altro, compare anche un ingegnere, Maurizio Carli: un buon segnale per un’azienda tecnologica ad alta spinta d’innovazione.
Altra notizia importante per gli azionisti è il ritorno del dividendo: si tratta di un centesimo per le azioni ordinarie e di 2,75 per quelle risparmio. Il titolo ha chiuso in sostanziale pareggio, mantenendosi in orbita 0,46. Il target price fissato dall’azienda per il momento, secondo il consensus degli analisti, è di 0,57 euro.
In attesa di capire come procederanno le varie partite che attendono Tim, è arrivato il monito del ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao. Il quale, durante il question time alla Camera, ha tuonato: “C’è un forte e non più tollerabile ritardo nel processo di infrastrutturazione del Paese. Per velocizzare la copertura con reti a banda ultra larga va quindi rivisto il modello seguito fino ad oggi, facendo della neutralità tecnologica il principio guida nella definizione di politiche e strategie per lo sviluppo della banda ultralarga”.
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