Economia

Uffizi a un passo dalla chiusura: poche visite? No, carenza di personale

Nonostante il boom di visite, le Gallerie degli Uffizi rischiano la chiusura a causa della grande carenza di dipendenti. Il monito del direttore Schmidt

Gli Uffizi rischiano la chiusura anche con visite da record: il problema sta tutto nel personale

La mancanza di personale sta uccidendo i musei. Questo l’allarme lanciato da Eike Schmidt, direttore degli Uffizi di Firenze. Quando si parla di musei, qualcuno potrebbe pensare che le crisi in questi campi vengano causate esclusivamente da un periodo magro di visite, ma così non è. Infatti, i numeri sono da record: a luglio sono stati 427.856 i visitatori, mai così tanti nella storia del museo fiorentino. Solo nel fine settimana di Ferragosto, si sono registrate ben 43mila persone, malgrado il 15 si potesse entrare unicamente nel Giardino di Boboli.

Insomma, il problema dei luoghi d’arte italiani non sono di certo i visitatori, i quali non mancano. Anzi, come tanti altri luoghi di cultura italiani, gli Uffizi sono riusciti a superare i due difficilissimi anni di pandemia, tornando non solo ai numeri del 2019, ovvero all’era pre-Covid, ma migliorandoli dopo le riaperture.

Il problema della carenza di personale

Tuttavia, come spiega all’Ansa il direttore Schmidt, da quasi sette anni alla guida degli Uffizi, il sistema museale italiano deve affrontare un gravissimo problema di personale. Secondo Schmidt, gli addetti ai lavori sono “ovunque ridotti all’osso”.

Un nodo nevralgico da affrontare il prima possibile, “altrimenti si chiude”. Una questione che non riguarda solo le Gallerie degli Uffizi (istituto composto da Galleria delle Statue e delle PitturePalazzo degli Uffizi, Palazzo Pitti e Giardino di Boboli), ma colpisce tutta Italia, tanto da portare a chiusure a macchia di leopardo. Molti sono i musei che non riescono ad aprire con continuità o che si devono limitare ad accogliere il pubblico solo per mezza giornata.

L’appello di Schmidt

Gli Uffizi godono di una particolare condizione legislativa. Sono stati, infatti, istituti come musei autonomi nel 2015 tramite la riforma Franceschini. Un’autonomia che è, però, solo parziale, tanto che i musei non possono scegliere il loro personale, su cui ha esclusiva competenza l’amministrazione centrale.

Con le prossime elezioni la lunga permanenza di Franceschini al Ministero della cultura dovrebbe con ogni probabilità avere finire. Pertanto Schmidt si rivolge all’eventuale successore, ribadendo la propria lettura della situazione: “Quella delle risorse umane è la sfida più grande che si troverà ad affrontare chiunque col nuovo governo dovrà occuparsi della politica per la cultura. In un periodo in cui l’offerta museale cresce e i visitatori tornano ad aumentare, il numero degli addetti nei musei continua a contrarsi”.