Economia

Uscire dall'Euro: la battaglia pro-moneta unica da fare ormai in Zona Cesarini

Roger Abravanel*

L'elite liberal democratiche italiana deve impegnarsi da subito con grande convinzione nella battaglia per evitare di uscire dall'Euro. Ecco perché

L’atteggiamento di gran parte dell’elite italiana e dei media in questi primi giorni di governo Lega-5 Stelle è quello di aspettare e vedere cosa è capace di fare, nel contempo sbeffeggiandolo un po’ sulle ingenuità che commette e francamente, sinora sembra un po’ come sparare sulla croce rossa. I politici dell’opposizione sperano che prima o poi il governo entri in difficoltà e gli elettori si rendano conto di chi hanno eletto e li puniscano, mentre il resto delle elite aspetta di capire se riesce a ritagliarsi un ruolo nel nuovo scenario politico o comunque continuare la vita di prima. Unanime è la difesa dell’euro, nel senso che da tutti vengono ventilati i disastri dell’uscita dall’euro e dall’Europa, perfino peggiore di Brexit, perché il Regno Unito è uscito “solo“ dall’Europa.

Le elite italiane e i loro media non sono i primi a comportarsi in questo modo. I democratici americani fanno lo stesso con Trump e i laburisti inglesi con i partiti che hanno promosso Brexit. Ma Trump e il Regno Unito sono ancora lì e non sembrano cavarsela troppo male. Come Trump emette i suoi efficacissimi teewts,(qualche volta anche su risultati “veri” e importanti), Matteo Salvini e Luigi Di Maio annunceranno in modo roboante la ”flat tax”solo per le imprese per le quali è già “flat” al 24% accompagnata dall’ennesimo condono e si tacerà sullo slittamento della flat tax per le famiglie.

Si rinvierà il reddito di cittadinanza a dopo che si rafforzeranno i centri per l’ impiego senza i quali non può funzionare la formula danese “alla terza offerta di lavoro che rifiuti, ti tolgo il reddito di cittadinanza“ e si annuncerà l’avvio di concorsi per assumere migliaia di persone nei centri per l’impiego che richiederanno anni per essere assunti e comunque non daranno risultati al sud dove non c’è lavoro.

Per Matteo Salvini non sarà facile espellere i 600mila irregolari perché manca la macchina di espulsione che esiste in Germania e negli USA. Intanto, non si sa chi sono (proprio perché sono irregolari), poi mancano gli accordi con i paesi (l‘unico decente era con la Tunisia con cui non si è iniziato molto bene) e gli appositi centri. Infatti, se ne espellono 7-8mila all’anno e a questo ritmo ci vorranno 40 anni. Ma non importa, agli italiani verrà annunciato che sono stati fermati più barconi di Minniti.

Quanto a lungo gli italiani verranno illusi dalle immagine di una ruspa che abbatte un centro ROM o di DiMaio che siede con i riders? Non lo sappiamo ma la storia insegna che siamo stati spesso a lungo sensibili alle parole roboanti di grandi comunicatori, come dimostra il successo di Mussolini che, non dimentichiamolo, era un giornalista molto ammirato da Hitler per le sue capacità di comunicazione. Le elite che attendono il governo al varco rischiano di attendere molto e, un giorno, di assistere inermi all’ uscita dall’euro, quando i populisti perderanno la scommessa di negoziare con l’Europa un grande sforamento del deficit e nel contempo convincere i mercati della loro credibilita’ come debitori per tenere basso il costo del debito.

Il problema è che le elite, a parte abbandonare Matteo Renzi perché è “antipatico “, non hanno una vera storia alternativa da raccontare agli elettori che lo hanno castigato, perché’ i partiti populisti si sono appropriati della idea del “cambiamento“. Tutto cio’ si riflette nella difesa dell’euro da parte delle stesse elite che si limitano a dipingere scenari terrificanti nel caso di uscita ma che appare decisamente poco convinta: “E' stato un errore entrarci, ma adesso è troppo tardi per uscirne“. Molti continuano infatti a pensare i che i problemi della nostra economia sono cominciati con l’euro perché con l’euro abbiamo smesso di crescere, ignorando che il “miracolo economico italiano” è durato solo negli anni 50 e 60. Successivamente la nostra società ed economia non si sono adeguate a un mondo che cambiava e il nostro paese ha continuato a crescere solo perchè l’economia era drogata dalla spesa pubblica; l’ingresso nell’euro ha solamente bloccato la droga, peraltro quando il debito già cominciava a costare caro.

Anche coloro che questo lo sanno e riconoscono che l’euro dopo l’ecu e il “serpente monetario ” è stato solo una tappa di un processo per essere come la Germania e non come l’Argentina , sono cinicamente convinti che la rivoluzione socio–economica necessaria per meritarsi l’euro da noi è mission impossible. Risolvere il problema della burocrazia ( che vuole dire ripensare diritto amministrativo, funzionamento dei tribunali civili e TAR, la Corte dei Conti e la conferenza stato-regioni ).

Fare rispettare le regole e creare un capitale sociale al sud , dove non è mai nato. Cambiare la mentalità del capitalismo famigliare italiano antimeritocratico. Avere una stampa e delle TV veramente indipendenti. Combattere seriamente l’evasione fiscale. Fare funzionare i tribunali civili. Avere un po’ di meritocrazia nelle scuole e nelle università italiane. Se tutto ciò non è successo, non è colpa degli italiani che hanno votato i populisti , ma delle stesse elite che oggi li attendono al varco e che non hanno guidato il cambiamento del Paese per non perdere i propri privilegi . Elite di capitalismo del nord alleate con finanzieri del sud che per anni hanno soffocato in “salotti buoni “ la crescita di grandi imprese.

Burocrati e giuristi dello stato che si sono trincerati dietro il diritto amministrativo per uccidere qualunque forma di meritocrazia nella Pubblica Amministrazione. Piccoli imprenditori del nord–est che sono stati campioni del “ piccolo è bello “ per evadere le tasse. Banchieri che distruggevano i risparmi affidatigli facendo credito a chi aveva l’unico merito di tenerli al potere grazie al voto “capitario “.

Intellettuali, docenti e politici di sinistra che all’insegna dell’egalitarismo hanno impedito la nascita della meritocrazia nella scuola e nell’università privando milioni di giovani dell’ideale che la scuola serve a procurarsi un futuro migliore. Se l’Italia rischia di uscire dall’euro e’ anche perché’ non c’e’ mai veramente entrata e l’immagine internazionale che abbiamo e’giustamente quella dei soliti furbetti che danno un colpo al cerchio (essere come la Germania) e uno alla botte (essere come l’Argentina).

Quella parte delle elite liberal democratiche italiana che è diventata elite solo grazie ai propri meriti e che sino ad oggi e stata silenziosa perche’ il sistema non incoraggiava critiche ha ancora una ultima possibilità: impegnarsi da subito con grande convinzione nella battaglia per l’euro, non solo per evitare di uscirne, ma per restarci a pieno merito.

*meritocrazia.corriere.it