Esteri

Africa, elezioni Burkina Faso con l'ombra del jihadismo. Kaboré favorito

in alcune zone non sarà possibile votare per minaccia terroristica

Il Burkina Faso va domenica 22 novembre alle urne per eleggere il nuovo presidente in un contesto di grave instabilità, con alcune zone di questo paese africano dove sarà impossibile votare a causa della minaccia jihadista. L'attuale presidente Roch Marc Christian Kaboré, che esclude ogni negoziato con i terroristi, parte come favorito, ma potrebbe non vincere al primo turno. In caso di ballottaggio l'esito è più incerto perché l'opposizione ha già preannunciato che si unirà attorno allo sfidante di Kaboré.

Il voto si svolge in un paese molto diverso da quando Kaboré è stato eletto la prima volta nel 2015, dopo il golpe e la rivolta che portarono alla caduta di Blaise Compaoré nel 2014, al potere per 27 anni. Allora il Burkina Faso era stato risparmiato dal terrorismo jihadista che aveva investito i vicini, come il Mali, probabilmente grazie ad una sorta di patto di non aggressione voluto da Compaoré. Ma nel gennaio 2016 c'è stato un duplice attacco jihadista nella capitale, Ouagadougou, che provocò una trentina di morti.

Ed è un attacco che riguarda anche l'Italia, perché oltre all'Hotel Splendid fu preso di mira il ristorante Cappuccino, gestito dall'italiano Gaetano Santomenna, al quale furono uccisi il figlioletto di otto anni e la moglie burkinabé. Così come italiano è anche Luca Tacchetto, rapito in Burkina Faso con la compagna canadese Edith Blois nel 2018. Entrambi sono sfuggiti ai sequestratori a marzo dopo una lunga prigionia fra i jihadisti in Mali.

In questo paese di quasi 21 milioni di abitanti di fede musulmana, cristiana e animista, operano ora filiali di Al Qaeda e dello Stato Islamico. I loro attacchi contro forze di sicurezza e popolazione civile hanno provocato la costituzione di gruppi di difesa come i Kogwleogo. E la crescente insicurezza ha assunto anche un carattere di scontro inter-etnico con l'etnia nomade dei fulani, dalle cui fila provengono molti jihadisti. La crisi ha provocato un milione di sfollati interni, con alcune zone del paese fuori dal controllo dello stato, dove domani non sarà possibile votare.

L'Assemblea Nazionale ha già stabilito che le elezioni saranno valide anche se non potranno essere celebrate su tutto il territorio per motivi di forza maggiore. "Dobbiamo essere realisti, perchè pretendere di organizzare le elezioni in tutto il territorio significa un rischio per il terrorismo", ha detto Kaboré, assicurando tuttavia che dal voto non sarà escluso più del 3% dell'elettorato. Gli sfollati potranno votare lontano da casa, ma molti hanno perso i documenti necessari per esercitare questo diritto.

In totale i candidati in lizza sono 13, fra cui una donna. Due soli sembrano avere una possibilità di poter sfidare Kaboré, leader del Movimento per il progresso del popolo (Mpp), nel caso si vada al ballottaggio. Uno è l'attuale leader dell'opposizione Zephirin Diabré, 61enne ex ministro delle Finanze, candidato dell'Unione per il progresso e il cambiamento (Upc) che già arrivò secondo alle elezioni del 2015. L'altro è Eddie Komboigo, attuale leader del Congresso per la democrazia e il progresso (Cdp), il partito dell'ex presidente Compaoré, che l'altra volta fu escluso dalle elezioni. Entrambi si sono detti disponibili a dialogare con una parte dei jihadisti per pacificare il paese. Oltre al presidente, domani si eleggono anche i 127 deputati dell'Assemblea nazionale. Sono in gara 100mila candidati di 96 partiti politici e 30 organizzazioni indipendenti. Il partito di Kaboré é favorito ma si ritiene che non avrà la maggioranza assoluta.