Esteri
Coronavirus, in Cina nessun contagio. Allarme Africa, 1° morto in Russia
Per la prima volta da quando è iniziata l'emergenza coronavirs la Cina non ha registrato alcun nuovo caso di contagio interno. Primo morto in Russia
Per la prima volta da quando è iniziata l'emergenza coronavirs la Cina non ha registrato alcun nuovo caso di contagio interno. La Commissione nazionale della Salute ha però fatto sapere che in un solo giorno ci sono stati 34 casi di positività esterne, cioè di persone contagiate provenienti o tornate dall'estero. Si tratta dell'incremento giornaliero più grande nelle ultime due settimane. Si conferma dai dati che la pandemia è sotto controllo a Wuhan e nella provincia di Hubei, le aree più colpite dal Covid-19. I contagi importati raggiungono invece quota 189. I morti in Cina in 24 ore sono stati otto, tutti a Hubei, e portano il bilancio complessivo delle vittime a 3.245. In Cina ci sono stati in totale 81.000 casi di infezione, ma solo 7.263 persone sono ancora malate di coronavirus.
Coronavirus: primo morto in Russia, donna ricoverata a Mosca
Primo morto per coronavirus in Russia. Secondo quanto riferito dalle autorita', si tratta di una donna ricoverata in un ospedale di Mosca.
Coronavirus: timori per sistemi sanitari in Africa
“In Africa ci sono ancora pochi casi accertati di Covid-19, ma sono destinati a crescere e bisogna essere preparati. Bisogna fare di tutto per proteggere il personale e contenere l’epidemia. Il rischio di non riuscire a farlo è altissimo perché i sistemi sanitari sono estremamente fragili e non è possibile garantire cure intensive ai pazienti colpiti, non ci sono reparti attrezzati. Per questo stiamo distribuendo materiale di protezione nei 23 ospedali in cui siamo presenti (guanti, gel alcolico, maschere protettive, camici, lenzuola), predisponendo piani di contenimento, formando i tanti operatori sanitari, anche nelle comunità, alle norme igieniche e di protezione, collaborando con i governi nazionali nel predisporre linee guida e procedure idonee al contenimento dell'epidemia". Lo spiega all'Agenzia Fides don Dante Carraro, Direttore di Medici con l’Africa CUAMM, rientrando in Italia dal Sud Sudan, e trovando città deserte e ospedali in sofferenza a causa dell’epidemia di Coronavirus. Nei giorni scorsi don Carraro, sacerdote e medico, si è recato a Nyal, 40 mila abitanti, uno dei luoghi più lontani e dimenticati del paese, nello Stato di Unity, per l’apertura della prima sala operatoria annessa al modesto centro sanitario del villaggio. “La gente del posto era tutta lì, ad aspettare il nostro arrivo" racconta don Dante. "C'era tutta la comunità raccolta per ‘celebrare’ la prima sala operatoria in assoluto. Adesso finalmente le mamme possono partorire senza la paura di perdere la vita. Il capo comunità ci ha ringraziato e ci ha chiesto di non abbandonarli. Ho risposto che per noi il “con” è come un patto di sangue. ‘When we start, we stay’ (quando iniziamo, rimaniamo) ho aggiunto, guardandolo negli occhi e sentendone forte la responsabilità”.Riferendosi alla pandemia di Covid-19 che sta colpendo il mondo intero il sacerdote, a conclusione della ennesima esperienza umanitaria e sanitaria, conferma l’interesse prioritario del CUAMM: “Restiamo concentrati in Africa come facciamo da 70 anni, ma oggi il CUAMM vuole essere attento anche al nostro paese, partecipe al momento difficile e duro che sta affrontando. Così, in Italia, vogliamo essere vicini alle persone anziane che temono per la loro salute e che si trovano ancora più sole ad affrontare una dura quotidianità di isolamento e di povertà di relazioni. Per questo ci stiamo attivando con la rete dei nostri volontari e gruppi sul territorio. Continuiamo a sostenere i molti medici rientrati che stanno operando ora negli ospedali del nostro paese con la stessa passione e competenza vissute in Africa. Sentiamo il dovere di portare un aiuto concreto, selezionando una struttura sanitaria particolarmente bisognosa e per questa attivarci e supportarla.”