Esteri

Etiopia, bombardata la fabbrica Mesfin Engineering nella regione del Tigray

di Marilena Dolce

L’aviazione di Addis Abeba sta attaccando le fabbriche di munizioni e di materiale bellico del capoluogo tigrino

"I sentimenti filo indipendentisti nel Tigray sono cresciuti a partire dal 2018, in concomitanza con l'inizio del processo di marginalizzazione del Tplf dalle stanze del potere federale. Nelle elezioni 2020 (ndr, quelle indette nel Tigray nonostante nel Paese fossero state rimandate per l’emergenza Covid e i cui risultati il governo centrale non riconosce), il Fronte vince con il 98 per cento dei voti. Va notato però che alle urne si presentarono partititi che sostenevano apertamente l’indipendenza. Un modo questo per il Fronte di dare visibilità estrema a tale richiesta politica, ponendosi al contempo come garante perché il Tigray restasse parte dell’Etiopia. Dopo il 4 novembre la corrente indipendentista in seno al Fronte riprende vigore. Non è utopico pensare che adesso, una parte del Tplf, veda possibile l’indipendenza del Tigray da Addis Abeba, ritenendo per questo necessario l’accesso al mare (ndr, verso la costa eritrea) o alla frontiera con il Sudan. Questo per evitare un isolamento geografico e politico”. Così spiega Luca Puddu, Università Federico II di Napoli, ad Affari Italiani. 

Dopo l’armistizio il Tplf riprende Mekelle. Mentre gran parte della stampa internazionale ne racconta la fiera vittoria, gli analisti e osservatori più attenti si chiedono il vero motivo della ritirata dell’esercito federale.  È una sconfitta? Una resa sotto forma di tregua? Hanno vinto i tigrini del Tplf? 

“Il ritiro dal Tigray”, spiega Puddu, “non è stato pianificato meticolosamente, ma fatto e comunicato dopo le elezioni, proprio perché era una scelta impopolare che sarebbe costata al premier in termini di consenso. I ribelli tigrini, d’altro canto, in questo modo hanno sfruttato il momento per prendere armamenti dell'esercito in rotta. Ciò ha posto le basi per la successiva controffensiva nella regione Amhara. Dietro il ritiro dell’esercito federale penso ci siano state le difficoltà a garantire gli approvvigionamenti per le truppe di stanza a Mekelle, la crisi economica del Paese e le forti pressioni internazionali. Oltre, naturalmente, alla pressione militare esercitata dal Tplf".

“Gli oppositori di Abiy”, aggiunge una fonte etiopica che per parlare chiede l’anonimato, “dicono che la ritirata è stata causata dal disastro militare subìto dall’esercito federale, che si tratta perciò di una vittoria tigrina. Non è così. Come farà il Tigray adesso? Come faranno i tigrini a dar da mangiare alla loro popolazione? Non c’è elettricità, mancano le linee telefoniche, senza il governo centrale alle spalle, come faranno a ricevere gli aiuti? Mekelle sarà una città morta perché il Tigray non è una regione autonoma economicamente”.