Esteri

I quattro weekend che decidono le sorti del mondo: ecco quali sono

di Enrico Verga

Il fine settimana che si è concluso ha visto: G7, Bilderberg, Lega Araba e summit cinese di Xian. Chi rappresentano e perché sono importanti?

Tra gli altri partecipanti del mondo Big Tech c’è stato anche Sam Altman, CEO di OpenAI, la realtà che ha scosso il mondo con il suo algoritmo creativo (erroneamente chiamato IA). Anche ad Altman sta a cuore il tema leadership americana. Il neo Guru non ha fatto menzione del prossimo lancio della nuova versione di IA: ChatGPT-5, probabilmente l’algoritmo che verrà usato, e abusato, durante le elezioni americane del 2024 (salvo poi dare la colpa di brogli a russi e cinesi, Clinton e falso Russia Gate docent). Dei due eventi occidentali il Bilderberg è sicuramente il più interessante, purtroppo le discussioni avvenute restano misteriose e si può solo fare ipotesi sulla base delle posizioni e idee degli ospiti. Forse Gentiloni e Lilly Gruber, entrambi partecipanti, potrebbero offrirci dei gossip interessanti.

Lega Araba

Dei due eventi non occidentali questo è quello più vistoso, se non altro per lo sfarzo che connota sempre gli eventi ufficiali della penisola arabica. L’evento accoglie tutto il mondo arabo che inizia dal nord Africa e termina nella penisola arabica. È un consesso di leader politici che rappresentano differenti forme di governo: dalle democratiche nazioni del nord Africa sino alle monarchie assolutiste medio orientali sino agli stati che rappresentano “il rinascimento medio orientale”. Il nuovo re saudita sta investendo molto per rilanciare la credibilità del suo stato: nuovi rendering per futuri progetti urbani, senza pari per modestia e benessere condiviso per tutti i cittadini. Una maggior apertura verso la società civile, in particolare per le donne. Una crescente apertura verso i membri dei media, specialmente occidentali, specialmente quelli che lo criticano. All’evento non era presente, salvo aggiornamenti, Matteo Renzi, recentemente divenuto consulente del leader politico assoluto dell’Arabia Saudita (i cui servizi segreti pare abbiano sciolto nell’acido un giornalista americano).

Il re saudita ha voluto la presenza del leader ucraino per poterne fare sfoggio agli ospiti. Il re ci tiene a far comprendere a tutta la penisola arabica che l’Arabia Saudita ha la capacità di proiezione in affari internazionali non regionali; un messaggio fin troppo diretto alla politica estera qatarina. Il discorso di Zelensky è stato pungente nei confronti dei leader arabi che sostengono, o sono stati sostenuti a loro volta dalla Russia. Zelensky ha ricordato a tutti che l’Ucraina non si sottometterà mai a potenze straniere. Non si può dire un’uscita felice quella del leader ucraino: c’è da ricordare che il padrone di casa, l’Arabia Saudita, ha invaso lo Yemen, nel tacito silenzio di tutti i suoi alleati occidentali (Italia inclusa).