Esteri

Libia, Conte: "No guerra". E va in Algeria. Haftar rifiuta la mediazione turca

Conte va in Algeria per cercare nuove sponde sulla crisi libica. Ma Haftar rifiuta la mediazione della Turchia

Libia, Conte spinge per la pace e vola in Algeria. Haftar potrebbe partecipare alla Conferenza di Berlino

"Ho incontrato piu' volte Haftar. Allorche' mi informo' della iniziativa militare gli dissi subito che stava commettendo un grave errore. Gli dissi che la violenza avrebbe generato altra violenza, sofferenze alla popolazione civile e avrebbe attirato terroristi anche da altri scenari di guerra". Lo avrebbe detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante il vertice al quale prendono parte maggioranza e opposzione. "L'Italia ha fatto una scelta ben precisa: siamo disponibili a investire tutto il nostro capitale per indirizzare gli attori libici e la comunita' internazionale verso una soluzione politica, ma non siamo disponibili a fornire armi o militari per alimentare un conflitto armato. Sul piano politico la nostra linea e' coerente e la nostra presenza e' costante", avrebbe aggiunto. 

Nel frattempo il premier Conte sarà domani in Algeria per una visita ufficiale nella quale cercherà sponde sulla crisi libica, a una sola settimana dalla visita ad Algeri di Luigi Di Maio. E soprattutto a tre giorni dalla conferenza di Berlino sulla Libia.

Libia: la pace si decide a Berlino; Haftar ci sara'

La Conferenza di Berlino sara' decisiva per la pace in Libia, ma si apre nell'incertezza. " "Non siamo sicuri, allo stato, che arriveremo a Berlino con una tregua formalmente sottoscritta. L'importante, comunque, e' che si arrivi con un "cessate-il-fuoco" sostanziale", ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, reduce da un viaggio in Turchia e in Egitto, attori cruciali nel negoziato sul futuro del Paese africano. Un passo avanti in vista di domenica, quando la Conferenza avra' inizio, e' dato dalla presenza annunciata del generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, che si e' preso altro tempo per firmare la tregua definitiva con il Governo di accordo nazionale di Fayez al Serraj che controlla Tripoli. Il comandante dell'Esercito nazionale libico tuttavia rifiuta la mediazione turca e chiede, a Mosca che ha fatto da paciere, di istituire una commissione Onu, affiancata dal suo esercito libico, che monitori il cessate il fuoco e che faccia deporre le armi a tutte le milizie. Haftar per farlo e' pronto a concedere dai 45 ai 90 giorni per il disarmi dei gruppi che difendono la capitale. Da parte sua, la Turchia pone come elemento imprescindibile per la pace la collaborazione di Haftar.

Il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, prima di lasciare Mosca, ha dichiarato alla stampa che "la Turchia ha lanciato un cessate il fuoco in Libia e continua su questa strada". "Purtroppo pero' - ha continuato - vediamo che c'e' chi vuole la pace e chi no, chi vuole una Libia unita e chi no. Se Haftar continua a non collaborare e continua a rifiutare il cessate il fuoco allora anche la conferenza di Berlino e' destinata a essere inutile". E il presidente Recep Tayyip Erdogan lo accusato di cercare "una pulizia etnica" e ha minacciato di "infliggergli una dura lezione" se dovesse attaccare di nuovo Tripoli. Deve ancora confermare la partecipazione alla Conferenza voluta dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, al Serraj, che aveva gia' firmato la tregua proposta dalla Russia. Al tavolo ci saranno inoltre tutti i principali attori del complicato dossier: oltre a Germania e Italia, Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Turchia, Regno Unito, Emirati. Confermato anche la presenza del presidente algerino e non e' escluso che vi prenderanno parte anche i colleghi di Tunisia ed Egitto. "L'annuncio della data della conferenza di Berlino, il 19 gennaio, che riunira' al tavolo i principali attori coinvolti nella crisi libica, e' una buona notizia e rappresenta un importante passo avanti nella direzione auspicata dall'Italia", ha commentato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. "In questi giorni avevamo chiesto con insistenza, e ad ogni tavolo, che la data arrivasse il piu' presto possibile, prima che la situazione sul terreno diventasse irrecuperabile", ha aggiunto.