Esteri
Russia, il Covid non ferma Putin. Via al referendum per il potere fino al 2036
Dopo il Giorno della Vittoria per fomentare il patriottismo, dal 25 giugno al 1° luglio si vota per la riforma costituzionale pro Putin
Nonostante un ritmo di oltre 7 mila casi al giorno di nuovi contagi da Covid-19, la Russia ha di fatto dichiarato vinto il coronavirus e dà il via, dal 25 giugno all'1 luglio, al voto sugli emendamenti alla Costituzione, volti a rafforzare il potere del presidente e a permettere, potenzialmente, a Vladimir Putin di rimanere la più alta carica dello Stato fino al 2036.
Il ‘voto nazionale’, come è chiamato ufficialmente l’appuntamento elettorale che doveva tenersi il 22 aprile, ha le caratteristiche del plebiscito più che del referendum: una consultazione promossa dal Cremlino per avere la conferma della popolazione al possente pacchetto di emendamenti che, tra le altre cose, garantisce al presidente un maggiore controllo sull’esecutivo, riafferma la preminenza della legge russa sul diritto internazionale e, in un chiaro messaggio all’Occidente, rende irreversibile l’annessione della Crimea. Il plebiscito che dovrà formalizzare il ‘putinismo’ - il sistema di potere centralizzato creato negli ultimi 20 anni dal leader del Cremlino - è strettamente collegato all’anniversario della ‘pobeda’, la vittoria sul nazismo, diventata un vero e proprio culto nell’ideologia della nuova Russia.
LA PARATA DELLA VITTORIA FOMENTA IL PATRIOTTISMO ALLA VIGILIA DEL VOTO
La parata della vittoria per celebrare il 75esimo anniversario della vittoria sul naziamo era chiamata a fomentare il patriottismo alla vigilia del voto è tale che perfino il sindaco di Mosca, Serghei Sobyanin, paladino della linea più severa contro il coronavirus, è stato costretto a cedere alle pressioni del Cremlino e riaprire la capitale.
“La riforma della Costituzione è la priorità dell’intero apparato statale”, ha dichiarato la politologa russa Ekaterina Schulmann. “Come tutti i regimi autocratici che arrivano a un certo livello di sviluppo”, ha spiegato, “anche quello russo deve consolidare quanto ottenuto finora: serve stabilità e rassicurare le attuali élite che rimarranno al potere”. Cuore del pacchetto di emendamenti è l’azzeramento dei mandati presidenziali di Putin, che formalmente risolve - ma solo rimandandolo - il ‘dilemma della successione’, su cui si arrovellava il Paese in vista del 2024, quando il vincolo costituzionale dei due mandati consecutivi non avrebbe più permesso all’ex agente del Kgb di candidarsi al Cremlino.
LA RIFORMA COSTITUZIONALE
Quello che “ha sorpreso tutti” è stata la velocità, con cui è passata la riforma, ha riferito l’analista del Carnegie di Mosca Aleksandr Baunov: proposta a gennaio da Putin, è stata approvata in tempi record già a marzo da Parlamento, Regioni e Corte costituzionale. “Non c’è nessuna informazione attendibile che spieghi questa tempistica”, ha ammesso Baunov mentre appare più chiaro perché, nonostante il rischio di una seconda ondata di contagi, non si possa più rimandare la consultazione: “Bisogna votare prima che gli effetti della crisi economica, amplificata dalla pandemia e dal crollo dei prezzi del petrolio, si aggravino in autunno, intaccando ulteriormente il rating di approvazione per Putin, già sceso al suo minimo storico (59%)”.
Per evitare assembramenti, le operazioni di voto sono spalmate su sette giorni - online, di persona ai seggi e a domicilio - ma la decisione ha suscitato timori di brogli tra l’opposizione e i gruppi indipendenti, che monitorano i processi elettorali e che hanno denunciato la totale assenza di una campagna per il ‘no’. Il Cremlino, comunque, non punta a percentuali bulgare: si accontenterebbe di un'affluenza tra il 55 e il 60%, con un 60-65% per il ‘sì’. L’elettorato - inizialmente fortemente contrario all’azzeramento dei mandati di Putin secondo i sondaggi - pare intenzionato ad approvare la riforma, attratto da tutta una serie di emendamenti legati al welfare, come il salario minimo stabilito almeno al pari del costo della vita e l’indicizzazione delle pensioni, almeno una volta l’anno.
A quanto rilevato dal sociologo Denis Volkov, vicedirettore del Centro Levada, durante la pandemia le autorità sono riuscite a spostare l'attenzione dalla parte politica della riforma costituzionale a quella sociale e dei cosiddetti valori tradizionali; per esempio, con operazioni come il famigerato spot elettorale contro le unioni gay, destinate ora a diventare incostituzionali. “E’ tutto parte di un dramma ben orchestrato”, ha spiegato il politologo Konstantin Kalachev, “prima la vittoria sul coronavirus, poi le celebrazioni per la vittoria sui nazisti e, infine, il culmine”.