Esteri

Usa 2020, Bernie Sanders il ventenne

Gianni Pardo

Troppa nostalgia degli anni '70, l'autogol dei dem Usa si chiama Sanders

USA 2020, BERNIE SANDERS, IL VENTENNE

Se c’è qualcuno che in questi giorni dormirà sonni tranquilli è Donald Trump, perché il suo candidato alla nomination democratica, Bernie Sanders, ha cominciato a mietere successi. Averlo come avversario per lui è quasi una garanzia di vittoria.

Sanders è un estremista. Questo vecchio (il fatto che io sia vecchissimo non mi impedisce di chiamare vecchio lui) ha tutta l’energia di un giovincello. Nei suoi discorsi splende tutta la foga dei vent’anni. Il fatto è che, dal punto di vista mentale, vent’anni lui li ha davvero, letteralmente: per lui è come se fossimo nel 1962, quando ancora mancavano tre decenni alla fine del comunismo. In quel tempo, e soprattutto negli Anni Settanta, centinaia di milioni di persone nel mondo erano convinte che l’orbe terracqueo sarebbe diventato comunista e in Italia molti addirittura sostenevano che (lo ricordo personalmente) essendo l’evento inevitabile, tanto valeva arrendersi subito. Ecco perché Sanders si crede progressista. E pensa che essere di estrema sinistra sia un vantaggio.

Usa 2020, Troppa nostalgia degli anni '70, l'autogol dei dem Usa si chiama Sanders

Infatti andava così negli Anni Settanta. Essere comunisti significava seguire la moda, avere l’approvazione di chiunque, persino essere favoriti agli esami. In Italia un intellettuale non poteva avere successo se non si dichiarava risolutamente di sinistra. Il dissenso era addirittura pericoloso. Io che mi dichiaravo liberale, dunque non di sinistra, ero sbrigativamente qualificato fascista e i miei liceali me lo perdonavano a titolo strettamente personale.

Bernie Sanders non ha 78 anni, ne ha sì e no una trentina. Perché è fermo a quegli anni. Dopo la sconfitta di Napoleone e durante il Congresso di Vienna, parecchi nobili pensavano che si potesse rimettere il calendario a prima del 1789 e Talleyrand, sarcastico, diceva di loro: “ils n’ont rien appris ni rien oublié”, non hanno imparato niente e non hanno dimenticato niente.

Agli occhi degli americani Sanders è non soltanto un socialista (e questo basterebbe) ma un comunista. Perché per gran parte del popolo americano i due termini sono pressoché sinonimi e corrispondono più o meno al teschio con le tibie incrociate, sull’armadio dei veleni. Come si possa pensare che un simile personaggio possa battere Donald Trump è un mistero gaudioso.

Nel sistema bipolare, e ancor più nel sistema bipartitico, si vince al centro. Un elettore come me è privo d’importanza. Voto da sessant’anni e non ho mai votato per l’estrema sinistra. Dunque non sarò mai colui che contribuirà a cambiare qualcosa. Viceversa, quelli che si pongono al centro degli schieramenti, quelli che prima votavano per il Pd o per Berlusconi, e poi hanno votato per i Cinque Stelle, loro sì hanno cambiato qualcosa. Anche se non in meglio.

L’America non fa eccezione: anche là sono gli indecisi che comandano. Quelli che sono sensibili al messaggio “estremamente repubblicano” votano sempre repubblicano e quelli che sono sensibili al messaggio “estremamente democratico” votano sempre democratico. Dunque gli uni e gli altri sono ininfluenti. Finiscono con l’essere determinanti quelli che una volta votano democratico e una volta votano repubblicano. E per conseguenza, essendo Sanders estremamente democratico, anzi francamente socialista di sinistra, non c’è nessuna speranza che catturi i voti del centro. Ecco perché Trump in questi giorni starà brindando a champagne.

Fra l’altro, anche ad ammettere che Trump sia un estremista, è già stato quattro anni al potere e con questo avrà rassicurato milioni di americani. Gli Stati Uniti non sono stati portati al disastro. L’economia va bene. Che abbia ottenuto risultati ottimi o mediocri, il Presidente ha tentato di governare nell’interesse degli americani ed è insomma favorito. Come risulta sempre essere il Presidente uscente, a meno che non abbia provocato guai. Votando per Sanders è come se i democratici si fossero rassegnati ad un secondo mandato di Trump.

L’unica speranza che rimane è che Bloomberg, coetaneo di Sanders, ma maggiorenne, con la sua politica e i suoi soldi, sia in grado di cambiare le carte e relegare Sanders a fenomeno folklorico. Soltanto così i democratici potrebbero avere qualche speranza di vincere. Ma quante probabilità ci siano che ciò avvenga è difficile dire. Soltanto così il voto di novembre non sarebbe una formalità.