Esteri

Slovacchia, South Carolina, Guinea, Israele. Le elezioni del weekend (lungo)

Lorenzo Lamperti

DOVE SI VOTA NEL MONDO TRA IL 29 FEBBRAIO E IL 2 MARZO/ Calendario denso tra Slovacchia, South Carolina, Tagikistan, Guinea, Guyana e Israele

Le Elezioni con la E maiuscola del 2020 sono quelle degli Stati Uniti. Ma oltre a quello che accadrà Oltreoceano il prossimo 3 novembre, l'anno che comincia presenta altri importanti, se non cruciali, appuntamenti elettorali. Ogni settimana una panoramica sulle elezioni in agenda, dall'Europa all'Asia, dall'Africa al Sudamerica, dai Caraibi al Pacifico.

Elezioni 2020: Usa? Certo, ma non solo. Dove si vota nel mondo. La mappa

SABATO 29 FEBBRAIO: ELEZIONI SLOVACCHIA

LP 8836659Peter Pellegrini con Giuseppe Conte

Il calendario delle elezioni politiche in Europa è piuttosto scarno. Fa eccezione la Slovacchia, che va alle urne sbato 29 febbraio per le ottave parlamentari della sua storia. Nonostante se ne parli poco nell'"Europa che conta", la Slovacchia riveste un ruolo importante per gli equilibri interni al cosiddetto gruppo di Visegrad. Negli scorsi mesi, è arrivato proprio da Bratislava un interessante segnale di cambiamento, con la vittoria alle elezioni presidenziali del 2019 per Zuzana Capetova, un'avvocatessa europeista. Il tutto mentre, a livello parlamentare, la scena è dominata dai socialdemocratici di Smer-Sd. Ma il voto di questo sabato potrebbe cambiare leggermente gli equilibri. Si arriva alle urne in un clima di tensione, con il primo ministro Peter Pellegrini che ha dovuto smentire le voci su un suo contagio al coronavirus. Il successore di Robert Fico ha chiuso la sua campagna elettorale in Russia, paese col quale ha stretto i rapporti negli ultimi anni. Ma i socialdemocratici sembrano in bilico per la prima volta dopo tanti anni, con il partito di opposizione di destra Olano, che appare favorito nei sondaggi. Il suo leader,  Igor Matovic, punta tutto sulla carta della lotta alla corruzione. Un tema mollto sentito, in particolare dopo l'omicidio del giornalista Jan Kuciak e della sua fidanzata. Guadagna anche l'estrema destra, con il partito Lsns che potrebbe arrivare terzo.

SABATO 29 FEBBRAIO: USA 2020, PRIMARIE DEMOCRATICHE IN SOUTH CAROLINA

joe biden 800

Sabato 29 febbraio test chiave per i democratici con il quarto appuntamento delle primarie. Dopo la vittoria di Pete Buttigieg in Iowa e di Bernie Sanders in New Hampshire e in Nevada, tocca a una storica fortezza repubblicana, il South Carolina. Si tratta di uno Stato storicamente repubblicano, tanto che solo Jimmy Carter è riuscito a vincere in South Carolina tra gli ultimi 14 presidenti degli Stati Uniti. Ha molto peso la comunità afroamericana, e proprio per questo il grande favorito dell'appuntamento è Joe Biden, amato per il suo ruolo da vicepresidente durante l'era Obama. Si guarda con attenzione alla cifra degli elettori, coi democratici sperano di portare al voto tra i 300 e i 500 mila cittadini. Nei sondaggi Biden è largamente in vantaggio. Il candidato più "di sistema" spera di rilanciarsi in tempo per il grande appuntamento del Super Tuesday che andrà in scena il 3 marzo.

DOMENICA 1° MARZO: ELEZIONI TAGIKISTAN

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Così come l'Europa è povera di elezioni politiche nel 2020, l'Asia centrale ne è invece molto ricca. Apre le danze il Tagikistan, paese che occupa una posizione geostrategica di alta rilevanza, confinando con Uzbekistan, Afghanistan e Cina. Un'importanza che si scopre vedendo anche gli ultimi appuntamenti diplomatici. Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha recentemente visitato l'Asia centrale per provare a contenere l'influenza di Pechino. Yang Jiechi, consigliere di Stato e direttore dell'Ufficio della Commissione Affari esteri del Partito comunista cinese, sarà in Tagikistan proprio nei giorni del voto, per poi recarsi nei vicini Uzbekistan e Kazakistan. I rapporti con Pechino sono ottimi da tempo, tanto che nel 2011 Dushanbe ha ceduto una porzione del suo territorio all'immenso vicino, chiudendo una lunga contesa che andava avanti dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica. Le legislative di domenica non cambieranno comunque un panorama politico dominato dal presidente, figura con ampi poteri politici ricoperta da Emomalī Rahmon, al suo posto dall'ormai lontano 1994. Il Partito democratico del popolo controlla saldamente il Parlamento e le cose non dovrebbero cambiare dopo questa tornata elettorale.

DOMENICA 1° MARZO: ELEZIONI GUINEA

LP 3591227Alpha Condé con Mattarella nel 2016

Clima teso, per usare un eufemismo, in Guinea, dove domenica si vota per le elezioni parlamentari e per il referendum costituzionale. Un appuntamento al quale si arriva dopo diversi rinvii e che potrebbe segnare un punto di massima tensione per lo stato dell'Africa occidentale. Tutta l'attenzione è concentrata sul progetto di riforma costituzionale, che potrebbe dare disco verde alla nuova candidatura di Alpha Condé alla nuova candidatura per le presidenziali in programma il prossimo ottobre. Condé è al potere dell'ex colonia francese dal 2010, vale a dire dalle prime elezioni libere dopo la fine del regime militare di Ahmed Sekou Touré, morto nel 2008. L'opposizione, racchiusa dal Fronte guineano per la difesa della Costituzione, si oppone alla riforma che eliminerebbe il vincolo dei due mandati. Seguono con attenzione le grandi potenze, compresi Cina e Stati Uniti, visto che la Guinea è ricca di risorse naturali, anche se una vasta parte della sua popolazione vive sotto la soglia di povertà.

DOMENICA 1° MARZO: INSEDIAMENTO URUGUAY

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Niente urne, ma appuntamento importante anche in Sudamerica, con l'insediamento del nuovo presidente Louis Lacalle Pou, previsto per domenica 1° marzo. Lacalle Pou, 46 anni, ha vinto le elezioni presidenziali lo scorso novembre. Un risultato a sorpresa ai danni di Daniel Martinez, il rivale di sinistra del Frente Amplio, partito che era al potere dal 2005. Il nuovo presidente si insedierà come capo di una coalizione di cinque partiti di destra. Il piccolo Uruguay, considerato un bastione della pace nella spesso turbolenta America Latina, si è distinto in passato per le sue scelte liberal con l'approvazione dell'aborto, dei matrimoni gay ed è stato pioniere nella legalizzazione della cannabis nel 2013. Lacalle Pou ha fatto leva sul malcontento per le alte tasse e il crimine crescente per vincere alle urne.

LUNEDI' 2 MARZO: ELEZIONI ISRAELE

Netanyahu Gantz ape

Non c'è due senza tre. Sperando che non serva anche il quattro. Israele torna al voto per l'ennesima volta, la terza, nel giro di undici mesi. Si tratterà, di nuovo di un testa a testa fra Benjamin Netanyahu e Benny Gantz. Quasi scontato che si riproponga, con minime differenze, la stessa situazione seguita ai due voti precedenti, con nessuno dei due candidati in grado di ottenere la maggioranza necessaria per guidare la Knesset. Questa volta però Avigdor Lieberman, che sin dallo scorso aprile rappresenta l'ago della bilancia, sembra intenzionato a sciogliere la riserva e scegliere da che parte stare per formare un nuovo governo. Inutile dire che Israele arriva al voto in un clima di grande tensione interna, dopo le accuse di corruzione a Netanyahu, ma anche geopolitica, in seguito all'annuncio del piano sul Medio Oriente di Donald Trump. Un piano che ha mandato su tutte le furie i palestinesi. Difficile che la politica estera israeliana possa conoscere significativi cambiamenti anche se l'era di "King Bibi" dovesse arrivare al capolinea.

LUNEDI' 2 MARZO: ELEZIONI GUYANA

LP 454650Granger

Lo stesso giorno, si vota anche in Sudamerica, precisamente nell'ex colonia britannica della Guyana. Si tratta di una repubblica presidenziale, nella quale il presidente è direttamente espresso dal partito vincitore alle elezioni legislative. La legislatura che si conclude è cominciata nel 2015, quando il presidente uscente David A. Granger si era affermato alla guida di un governo che è rimasto a piedi a lungo con un solo voto di differenza rispetto all'opposizione. Scenario ribaltato a fine 2018, con il passaggio di un membro della maggioranza all'opposizione. Nonostante le proteste Irfaan Ali, Granger ha convocato le elezioni solo per questo inizio di marzo 2020. Di recente, il clima di instabilità politica ha fatto sì che il colosso russo Rusal annunciasse la sospensione dell'attività del paese.