Esteri

Ucraina-Donbass, Cassazione: crimini da entrambe le "due" parti in conflitto

di Antonio Amorosi

Cassazione: fondata la richiesta di protezione di un ucraino. Nel conflitto nato nel '14 ci sono stati crimini di guerra contro l’umanità da entrambe le parti

Oppure riprendere il rapporto Onu del luglio 2016 dedicato al periodo tra gennaio 2014 a maggio 2016 che descrive con queste parole quanto stesse accadendo nelle regioni ucraine del Donetsk e del Luhansk: “Anche un numero significativo di persone note per essere criminali si è unito da una parte o dall'altra, e questi fattori hanno portato a ‘un uso sfrenato delle armi con uomini armati che ricorrevano prontamente alla violenza nei confronti dei civili, specialmente quelli che ‘disobbedivano ai loro ordini’.
Il governo ucraino ha indagato e perseguito alcuni autori di esecuzioni sommarie dai suoi stessi ranghi, sebbene in alcuni casi le indagini siano lente o ‘protratte deliberatamente in modo che ai presunti colpevoli siano offerte opportunità di sfuggire alla giustizia’”.

La stessa Amnesty International scriveva così in un suo comunicato del 22 maggio 2015: “I prigionieri di entrambe le parti sono stati picchiati e sottoposti a false esecuzioni. Abbiamo anche documentato uccisioni sommarie di persone trattenute da gruppi separatisti. È un crimine di guerra torturare o uccidere deliberatamente prigionieri presi durante il conflitto".

E ancora: “Ex prigionieri hanno descritto di essere stati picchiati fino alla rottura delle ossa, torturati con scosse elettriche, presi a calci, pugnalati, appesi al soffitto, privati del sonno per giorni, minacciati di morte, negati cure mediche urgenti e sottoposti a simulazioni di esecuzioni”.
“All'ombra del conflitto ancora infuocato nell'Ucraina orientale, la nostra ricerca sul campo mostra che i resoconti della tortura dei detenuti sono tanto comuni quanto scioccanti. Più di 30 ex prigionieri detenuti da entrambe le parti ci hanno fornito resoconti coerenti e strazianti degli abusi dei loro rapitori”, ha affermato John Dalhuisen, Direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. Un quadro molto preoccupante da qualsiasi punto di vista lo si guardi. Amnesty: “Sia le forze pro-Kiev che le forze separatiste devono porre fine a questi crimini e garantire che tutti i combattenti sotto il loro controllo siano consapevoli delle conseguenze secondo il diritto internazionale dell'abuso di prigionieri in un conflitto armato".

Ucraina-Donbass: si rifiuta di andare in guerra in Ucraina, riconosciuto rifugiato politico dalla Cassazione

La Cassazione italiana sentenzia oggi che “deve essere riconosciuto lo status di rifugiato politico all'obiettore” poiché “tutte le fonti internazionali concordano sull'esistenza, in Ucraina, di un conflitto armato, nel cui ambito le parti non hanno rispettato gli accordi del 2015-2016 sul cessate il fuoco ed hanno continuato a combattere nonostante la tregua”. “Le stesse fonti evidenziano la presenza di gravi violazioni e di crimini di guerra, commessi da ambo le parti in conflitto”.

“Ricorrono quindi tutti i presupposti per il riconoscimento dello status di rifugiato diversamente da quanto erroneamente ritenuto dal giudice (riferendosi a quello del grado precedente, ndr). Infatti è chiaramente fondato il suo timore di essere arruolato e inviato al fronte della guerra in corso in Ucraina, nonostante la sua opposizione all’uso di armi, rischiando pene gravi e sproporzionate in caso di rifiuto, motivi per il quale lui è fuggito dall’Ucraina”.

E infine è “irrilevante” che il giovane non abbia presentato una cartolina di chiamata perché “non v’è certezza che nel diritto ucraino le modalità di chiamata alle armi corrispondano a quelle in vigore in Italia prima dell’abolizione della leva obbligatoria. Il pregiudizio che possa essere chiamato non è legato alla ricezione dell’avviso di arruolamento, ma al fatto che lui sia inserito negli elenchi di chiamata per ragioni anagrafiche”.


 

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