Esteri

Usa vs Cina: nuova cold war? Macron prova a prendersi l'Ue. Il mondo nel 2020

Lorenzo Lamperti

La sfida tra Washington e Pechino, la corsa alla leadership dell'Europa, lo sviluppo dell'Africa, i nuovi giganti d'Asia: gli equilibri geopolitici del 2020

Inizia un nuovo anno, inizia un nuovo decennio. Dieci anni fa si parlava soprattutto di economia, con i postumi (o per certi versi prodromi) della crisi finanziaria che dominavano la scena. Oggi invece il primato è tornato in maniera prepotente alla politica, o meglio geopolitica. Le trade wars (non esiste solo la principale tra Stati Uniti e Cina) sono il sintomo di qualcosa più grande in cui l'economia viene utilizzata come strumento politico o diplomatico. Nel 2010 non si intravedeva un vero rivale per gli Usa a livello globale. I nemici erano, appunto, la crisi finanziaria e, di lì a poco, l'Isis dopo l'uccisione di Osama bin Laden. Nel 2020 lo scenario è completamente cambiato. L'ascesa della Cina ha creato un nuovo "peso massimo" su un ring che Washington non era più abituata a condividere con nessuno sin dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica. Il rapporto tra le due superpotenze sarà il leit motiv non solo del 2020, ma dell'intero decennio, con la possibile progressiva ricomposizione di sfere di influenza che lascia intravedere un mondo diviso tra Nord e Sud.

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L'arbitro, o anche il neutralizzatore, di questo confronto che abbraccia sia la sfera tecnologica sia la sfera strategica, potrebbe essere l'Europa, sempre che riesca trovare una sintesi tra Francia e Germania in primis, con l'ambizioso Emmanuel Macron che sogna di ereditare lo scettro di un'Angela Merkel sul viale del tramonto, ma anche tra occidente e oriente, tra settentrione e meridione. Mentre il Sudamerica sembra essere tornato il palcoscenico dell'instabilità, l'Africa concentra l'attenzione di molti (dalla Cina alla Russia) per i margini di sviluppo economico e demografico. E all'orizzonte si stagliano nuovi equilibri in Medio Oriente, con l'emergere nel medio periodo di nuovi giganti asiatici. La bussola del mondo cambierà direzione. Può allora servire, dopo aver visto com'è cambiato il mondo nel 2019 e fatto una panoramica sulle elezioni in agenda nel 2020, una piccola mappa per provare a capire a che cosa bisogna fare attenzione nel prossimo anno. Con conseguenze che si faranno sentire su tutto il decennio e oltre.

IL MONDO NEL 2020: LA SFIDA TRA USA E CINA. E' LA SECONDA GUERRA FREDDA? PRODROMI DI SLOWBALISATION

Si era cominciato pensando che si trattasse solo di qualche schermaglia tra dazi e tariffe incrociate. Si è proseguito osservando che lo scontro ha investito il settore tecnologico, cioè laddove risiede la vera sfida per gli equilibri futuri. Ci si è poi accorti che la dimensione della rivalità è in primo luogo politica, geopolitica, per certi versi ideologica. La sfida tra Stati Uniti e Cina è la grande novità degli ultimi anni. Il salto di qualità è stato fatto con l'arresto di Meng Wanzhou, la figlia del fondatore di Huawei, in Canada. In quel momento Pechino ha compreso che a Washington non sarebbe bastato trovare un accordo di coesistenza, ma che l'obiettivo della Casa Bianca è quello di fermarne, arrestarne appunto, l'ascesa. Verissimo che il 15 gennaio andrà in scena una cerimonia nella quale Donald Trump firmerà il documento della cosiddetta "fase uno" dell'accordo con la Cina. Altrettanto vero che si tratta di tutto fuorché di un passo avanti strutturale e programmatico. Le divergenze restano, in tutti i campi: da quello economico a quello tecnologico, con il pressing Usa sugli alleati europei e non solo in materia di 5G che si intensificherà ancora di più, fino a quello strategico. In primavera il Congresso Usa presenterà un rapporto sulle presunte violazioni dei diritti umani a Hong Kong. Lo stesso potrebbe accadere sulla questione degli uiguri. E al centro finirà anche Taiwan, che dopo le elezioni del prossimo 11 gennaio potrebbe assumere sempre più posizioni filo indipendentiste, con un governo appoggiato anche militarmente da Washington.

trump xi jipingDonald Trump e Xi Jinping (foto Lapresse)

La sfida è talmente vasta, dall'Asia all'America Latina, dall'Europa alla Groenlandia, che c'è chi parla di seconda guerra fredda. Il tutto mentre la Nato, che ha "celebrato" i suoi 70 anni, potrebbe vivere un decennio complicato. Non solo per l'insofferenza di Trump verso le istituzioni internazionali, ma anche per le ambizioni della Turchia. E intanto la Belt and Road Initiative di Pechino (Via della Seta) continuerà a espandersi in giro per il mondo. Un gigantesco piano infrastrutturale e di interconnessione commerciale e diplomatica che potrebbe creare, secondo diversi analisti, un nuovo ordine mondiale in grado di far vacillare la leadership statunitense. Da cerchiare con il pennarello rosso lo storico incontro in programma nel 2020 dell'Ue con la Cina nel nuovo formato voluto da Angela Merkel del 27+1. In quell'occasione si capirà se Europa e Cina convergeranno con una nuova Belt and Road negoziata in maniera collegiale con l'Ue nella sua globalità oppure le chiusure di Pechino e le pressioni di Washington avranno la meglio, anche se un decoupling totale (disaccoppiamento dei sistemi economici) sarebbe molto più complicato e con conseguenze molto più devastanti (in primis proprio per l'Europa) di quanto non accadde durante la prima guerra fredda. Più concreta la possibilità di quella che l'Economist ha battezzato "slowbalisation", vale a dire un rallentamento della crescita globale e un riassestamento degli scambi commerciali ed economici su base regionale intorno a diverse potenze di riferimento dell'area. Una reazione del terzo millennio alla globalizzazione.

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IL MONDO NEL 2020: IMPEACHMENT ED ELEZIONI USA. TRUMP RESTA ALLA CASA BIANCA?

Impossibile negare che l'attenzione sarà rivolta soprattutto alle elezioni Usa del 3 novembre 2020. La lunga rincorsa, come sempre, è già cominciata con un anno di anticipo. Le primarie Democratiche entreranno nel vivo a breve. Il Super Tuesday del 3 marzo potrebbe dare indizi desisivi su chi potrebbe essere il candidato alla Casa Bianca, che sarà annunciato il 13 luglio 2020 alla convention di Milwaukee. Il candidato più "istituzionale", Joe Biden, deve guardarsi dai più radicali Elizabeth Warren e Bernie Sanders, con Pete Buttigieg sullo sfondo. Molto complicata la missione di Michael Bloomberg. Nel frattempo, Donald Trump scalderà i motori passando indenne la prova dell'impeachment al Senato e sembra essere il favorito per la permanenza alla Casa Bianca. Plausibile che Trump vorrà presentare qualche risultato in campagna elettorale. Dalla sua ha i dati economici che gli danno (quasi) tutti ragione. Ma sul piano internazionale la musica cambia. Il suo piano originario era quello di arrivare ad accordi con i rivali "minori", vale a dire Corea del Nord, Iran e talebani in Afghanistan. Ma per un motivo o per l'altro sembrano tutti improvvisamente risultati difficili da raggiungere. Anche il promesso disimpegno dal Medio Oriente è minacciato dal nuovo caos iracheno. Vero che dalla sua il presidente ha la neutralizzazione di Al Baghdadi, ma Donald potrebbe cercare di chiudere qualche altro fronte in modo di poter utilizzare la retorica anti cinese in campagna elettorale, in particolare se dovesse affrontare Biden o Bloomberg. Ma anche in caso di vittoria dei Democratici, è difficile che la postura nei confronti di Pechino possa cambiare in maniera radicale. Ci saranno modi diversi, ma la strategia di fondo potrebbe non cambiare di molto.

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IL MONDO NEL 2020: LE AMBIZIONI DI MACRON E IL LUNGO ADDIO DI MERKEL. DOVE VA L'EUROPA? ADDIO A LONDRA

Il Vecchio Continente, reduce dalle elezioni europee di maggio, deve capire che cosa vuole fare da grande. Angela Merkel ha imboccato il viale del tramonto, ma continua a mantenere la presa sulla politica comunitaria, castrando le ambizioni (per ora) di Emmanuel Macron. Il presidente francese, sempre più presente sulla scena globale (basti pensare alla frase sulla Nato in "morte cerebrale") sarà comunque alle prese con una situazione interna molto rischiosa. Le proteste sulla riforma delle pensioni non si fermeranno e potrebbe arrivare qualche dispiacere elettorale dalle municipali di marzo dove c'è in gioco anche l'amministrazione di Parigi. La Germania, che rischia, la recessione nel 2020, è instabile come mai era stata negli ultimi anni. La successione alla Merkel è una corsa a ostacoli nella quale nessuno sembra restare in piedi. Mentre i partiti radicali, Afd e Die Linke, continuano a crescere.

Per l'Europa il 2020 sarà anche e soprattutto l'anno del compimento della Brexit (a meno di ennesimi colpi di scena). Dopo l'uscita formale del 31 gennaio si aprirà la lunga fase di transizione che dovrebbe portare all'accordo tra Londra e Bruxelles ma che potrebbe portare anche a un nuovo referendum di indipendenza della Scozia, con la possibile disgregazione del Regno Unito. Ursula von der Leyen, neo commissaria europea, dovrà trovare una sintesi tra il baricentro franco tedesco e il sud, così come con Visegrad, da dove arrivano comunque segnali di cambiamento con le proteste in Repubblica Ceca e il possibile cambio della guardia al governo in Slovacchia. Impresa difficile. Bruxelles dovrà anche prendere una decisione sull'allargamento sui Balcani, mentre la Serbia va a elezioni che potrebbero avvicinarla ancora di più ai colossi dell'Est.

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IL MONDO NEL 2020: I PIANI DI PUTIN PER RESTARE AL CREMLINO. LA RUSSIA SEMPRE PIU' A EST?

Anno importante anche per la Russia. Vladimir Putin ha appena compiuto 20 anni al Cremlino, ma potrebbe farne anche altri venti. Sì, perché nella sua conferenza stampa di fine anno ha aperto alla possibilità dell'eliminazione del vincolo dei due mandati. E sul tavolo c'è anche il negoziato con la Bielorussia di Lukashenko (dove si vota per le presidenziali il 30 agosto) per la formazione di una nuova unità statale che possa lasciarlo al potere anche dopo il 2024. Il dialogo con il nuovo leader dell'Ucraina, Vladimir Zelensky potrebbe portare a sviluppi positivi, ma difficile che si realizzi la distensione con l'Europa nord orientale.  

L'isolamento dalla comunità internazionale dopo il 2014 e i fatti della Crimea hanno portato Mosca a guardare sempre di più a Est. Putin è riuscito ad affermare il suo ruolo di "kingmaker" del Medio Oriente nella guerra in Siria e ha stretto i rapporti con Turchia, Iran, Egitto e Cina. Una strategia versatile che ha permesso alla Russia di ritagliarsi un ruolo geopoliticamente rilevante. Resta da capire fino a quando la convergenza con Pechino possa durare o addirittura tramutarsi in un'alleanza strategica. Gli Usa, almeno per il momento, non sembrano intenzionati a cambiare le regole del gioco in cui sbandierano la presunta minaccia russa per stringere a sé la cintura orientale dell'Europa evitando la convergenza tra Berlino e Mosca (vero incubo geopolitico del Pentagono).

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IL MONDO NEL 2020: LA CORSA ALL'AFRICA, IL CAOS LIBICO, LE OMBRE SULL'IRAQ. I NUOVI EQUILIBRI DEL MEDIO ORIENTE

Nel decennio appena cominciato si intensificherà l'attenzione delle potenze mondiali verso l'Africa. La Cina è presente nel continente già da tempo con investimenti record e ritorni importanti in materia di terre rare e minerali ma non solo. Negli ultimi anni si è mossa con decisione anche la Russia, che per ora si manifesta più che altro con un appoggio militare e strategico, come nella Repubblica Centrafricana ma anche in Libia, dove i mercenari di Mosca stanno appoggiando il generale Haftar. Proprio la crisi libica è in cima agli eventi da seguire in Africa nel 2020, con la possibile guerra civile tra Tripolitania e Cirenaica oppure persino la creazione di due diversi Stati indipendenti.

Attenzione anche ad Algeria e Sudan, dove le rivoluzioni popolari hanno per ora avuto esiti diversi. Anche il Camerun è sull'orlo della guerra civile, mentre la Nigeria è alla ricerca di stabilità. Nel Sahel le organizzazioni terroristiche continuano ad aumentare il loro raggio d'azione e sarà cruciale per i leader africani trovare una risposta efficace per non compromettere il possibile sviluppo. Intanto andrà in pensione il franco CFA, con la nascita della nuova moneta unica ECO (che secondo qualcuno potrebbe anche essere collegata allo yuan cinese) e dell'area di libero commercio più vasta al mondo.

Gli equilibri del Medio Oriente sono, come sempre, molto fluidi. La Turchia sta alzando il tiro. Dopo l'operazione in Siria è pronta al bis in Libia, sfidando le posizioni dell'Egitto e delle monarchie del Golfo, che a loro volta sembrano avere posizioni diverse su come mettere fine alla guerra civile in Yemen. A marzo si voterà di nuovo in Israele, poco prima in Iran. I due grandi rivali regionali potrebbero cambiare rotta. Netanyahu prova a formare il governo dopo due tentativi andati a vuoto, in attesa del piano sul Medio Oriente che Trump dovrebbe svelare nei dettagli, mentre a Teheran i "falchi" potrebbero avere la meglio sui moderati di Rouhani, aprendo a un cambio della guardia presidenziale nel 2021. La nuova grande ombra sulla stabilità dell'area arriva dall'Iraq, dove la rivolta ha preso di mira direttamente l'ambasciata americana. Washington prepara l'invio di nuovi militari nei prossimi mesi e incita alla rivolta contro l'Iran, che gioca un ruolo di influenza molto forte nel paese vicino. Qui potrebbe scaturire un flashpoint rischioso nei prossimi mesi.

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IL MONDO NEL 2020: MAR CINESE MERIDIONALE E COREE LE NUOVE SFIDE D'ORIENTE. I NUOVI GIGANTI D'ASIA

Ma la bussola sembra puntare verso ancora più a Est. Dall'Asia emergeranno i nuovi colossi economici mondiali. In primis l'India, destinata a diventare terza economia mondiale nei prossimi decenni, anche se New Dehli sta vivendo un momento a dir poco complicato. Lo scorso aprile Narendra Modi ha vinto le elezioni, dopo aver utilizzato la crisi del Kashmir col Pakistan in campagna elettorale. La svolta ultranazionalista è proseguita nei mesi successivi, tra declassamento dell'autonomia del Janmu e Kashmir alla legge di cittadinanza che esclude i profughi musulmani. Tanto che sono esplose le proteste in molte città, con già diversi morti tra i manifestanti. Sempre nei prossimi decenni, la quarta economia mondiale dovrebbe invece essere l'Indonesia, dove Widodo ha appena conquistato un secondo mandato ed è chiamato a tenere sotto controllo le spinte oltranziste dell'ala più radicale a livello religioso. 

Il Mar Cinese Meridionale sarà un'area sempre più tesa, con le rivendicazioni di Cina, Filippine e Vietnam che sono sempre più in conflitto tra loro. Mentre Duterte, che prosegue la sua guerra alla droga, sembra essere in procinto di riallinearsi a Pechino, il Vietnam pare intenzionato a far valere fino in fondo le proprie ragioni, forte anche della presidenza di turno all'Asean. Se ci si aggiunge il nodo Taiwan si capisce che la situazione può davvero diventare esplosiva. Così come a cavallo della penisola coreana. Complici anche le tensioni diplomatiche tra Giappone e Corea del Sud e la contemporanea latitanza di Washington (che anzi fa arrabbiare Seul chiedendo molti più soldi per le spese di difesa), stanno aumentando il ruolo diplomatico della Cina nel Far East. Tanto che il primo summit bilaterale tra Moon Jae-in (che ad aprile è atteso da elezioni) e Abe Shinzo si è tenuto a Chengdu per l'intercessione di Xi, non di Trump. Mentre nel corso del 2020 si attende una grande visita dello stesso Xi a Tokyo. Rendendo chiaro ancora una volta che il ruolo di Pechino per mantenere la stabilità regionale, in primis sulla Corea del Nord, è fondamentale.

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IL MONDO NEL 2020: PAROLA D'ORDINE INSTABILITA'. NUOVO DECENNIO SPRECATO PER IL SUDAMERICA?

L'America Latina, nel frattempo, dovrà fare i conti coi molteplici fronti aperti negli scorsi mesi. La situazione è elettrica praticamente ovunque. Partendo dal Venezuela, dove l'autoproclamato presidente Guaidò (sostenuto dagli Usa e non solo); non è riuscito a scalfire davvero il governo chavista di Maduro. Il principale alleato di Caracas, Evo Morales, è invece stato costretto a cercare riparo in Argentina dopo che un golpe lo ha messo fuori gioco con la scusa di presunti brogli elettorali. Le nuove elezioni potrebbero portare a ulteriori tensioni. Proprio in Argentina sono tornati i peronisti, con il ticket Fernandez - Kirchner, che promette di cambiare la politica economica del paese. In Brasile, Lula è uscito dal carcere e si propone di sfidare Bolsonaro, messo a dura prova dagli incendi in Amazzonia. Il Perù è rimasto senza governo dopo le dimissioni di Vizcarra e va a votare a fine gennaio, Ecuador e Colombia sono state sconvolte dalle proteste. Mentre l'Uruguay ha cambiato governo, passando a destra.

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IL MONDO NEL 2020: LA NUOVA GEOPOLITICA DEL VATICANO. PAPA FRANCESCO VERSO LA CINA

Potrebbe cambiare in maniera significativa anche la direzione della diplomazia della Chiesa. La manovra di avvicinamento verso la Cina, cominciata con lo storico accordo del 2018 sulla nomina dei vescovi, sta proseguendo sottotraccia (ma nemmeno troppo), sotto la regia del cardinale Parolin. Durante il suo recente viaggio in Thailandia e Giappone, Bergoglio ha speso parole di ammirazione per la Cina, esprimendo il desiderio di visitarla. La sua neutralità su Hong Kong è stata apprezzata molto a Pechino, che non vedrebbe l'ora di stabilire relazioni diplomatiche ufficiale con il Vaticano, togliendo l'alleato più influente rimasto a Taiwan. Le trattative per una possibile visita di Papa Francesco continueranno e potrebbero anche arrivare a compimento. Si tratterebbe di un fatto storico non solo per i rapporti tra Chiesa cattolica e Repubblica Popolare Cinese, ma anche per le sue conseguenze simboliche in un momento nel quale i rapporti tra pontefice e Casa Bianca sono ai minimi termini.