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Crolla Twitter, un suicidio cambiare il nome in X. Musk potrebbe vendere...
Elon Musk e il nuovo logo Twitter

Crolla Twitter, l'esperto: "Musk non capisce niente di social, potrebbe vendere..."

Chissà quale sensazione si prova a perdere 25 miliardi di dollari in un anno. Bisognerebbe chiederlo a Elon Musk, il quale ha visto dimezzare il valore del “suo” Twitter (ormai X) pagato la bellezza di 44 miliardi. Oggi, infatti, il social si avvicinerebbe a “soli” 19 miliardi di dollari sul mercato (-55% del valore). È passato un anno dall’acquisto di Twitter da parte del genio sudafricano padrone di Tesla e Space X e, ormai, non si rischia di parlare troppo presto definendolo un pessimo affare.

Ma per approfondire la questione, cercando di analizzare il motivo dietro il tracollo del social network dell’uccellino azzurro (sostituito da un’anonima X), Affaritaliani.it ha interpellato Edoardo Fleischner, tra i massimi esperti di internet, media e comunicazione in Italia.

“Innanzitutto, Musk ha completamente sbagliato settore”, sentenzia l’esperto. “Il miliardario ha costruito il suo sconfinato impero (il patrimonio è stimato in circa 250 miliardi di dollari, come scrive Forbes, ndr) su aziende ingegneristiche basate sull’acciaio. Tesla, per i veicoli terrestri e Space X per quelli spaziali”, spiega.

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“In sintesi, di social non ne capisce niente. Passare alla comunicazione di massa non è stato altro che un capriccio”, continua. “Guardando i suoi ‘colleghi’ miliardari, uno su tutti Mark Zuckerberg, si è reso conto di voler anche lui un giocattolino informatico e si è impelagato in questa nuova avventura che gli sta portando via oltre che molti soldi anche tanta della reputazione di ‘genio’ infallibile' che si era costruito negli anni", prosegue Fleischner.

Ma quali sono, dunque, le cause effettive del tracollo? “La gestione di Musk è la principale scure che si è abbattuta sull’azienda”, spiega. “L'errore più grande è stato cambiare nome a Twitter. Si tratta di una vera e propria mossa ‘suicida’”, spiega. “Il nome del social era così influente e solido da essere entrato nel linguaggio e nei dizionari di tutto il mondo. La parola ‘tweet’, infatti, è nata proprio per indicare un ‘pensiero’ espresso e pubblicato sul social”, spiega. “Cambiare questo aspetto”, continua, “ha fatto perdere un enorme fetta di potere al brand”.

“In secondo luogo, Musk ha ‘fatto fuori’ nei primissimi giorni del suo insediamento quasi tutta la dirigenza e, nel corso dell’anno, circa l’80% dei dipendenti”, spiega l’esperto. “Certo, all’inizio avrà risparmiato sicuramente dei soldi, ma la mossa è stata fatale per il lungo termine”, prosegue. “Licenziando la forza lavoro, primo su tutti l’ex Ceo Parag Agrawal, il nuovo patron ha cacciato le uniche persone con l’esperienza necessaria per mandare avanti la ‘baracca’”, continua.

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“E di fronte a questa situazione di crisi, i competitor come Threads (il Twitter di Mark Zuckerberg, ndr), hanno premuto sull’acceleratore approfittando dell’evidente incompetenza della nuova gestione provando così a soffiargli il primato”, spiega ancora Fleischner.

E non poteva mancare la raccolta pubblicitaria. “Con la nuova ‘linea’ del social, quella secondo cui ognuno è libero di esprimere la propria opinione qualunque essa sia, il tycoon ha perso una grande quantità di inserzionisti, contrari a voler associare i propri brand a un’azienda che permetta, in un certo modo, dichiarazioni razziste e/o antisemite”.

Ma a non aiutare è anche la sua esposizione politica. “Questo è un tipo di comportamento che va a togliere valore al social”, spiega l’esperto. “Musk dichiara apertamente di essere pendente verso la ‘destra’. E questo, indubbiamente, gli ha portato qualche beneficio ingraziandosi il supporto di qualcuno, ma così facendo si è inevitabilmente precluso la parte del ‘pubblico’ appartenente agli altri partiti”.

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Una situazione che appare catastrofica. Ma che cosa può fare ora il nuovo padrone per risollevare l'azienda? “Credo che l’unica mossa sensata sia quella di fare un passo indietro. Ci ha già provato nominando una nuova amministratrice delegata, Linda Yaccarino, la quale proviene dal mondo della comunicazione, ma evidentemente non è bastato”, spiega. “Musk dovrebbe riportare in azienda tutte le persone che ha mandato via, ridando alla sua nuova creatura una flotta di personale realmente competente”, continua.

“Un’altra idea sarebbe quella di vendere a metà del prezzo con il quale l’ha acquisita. Credo sia l’opzione meno probabile, in quanto segnerebbe il reale declino della ‘carriera’ immacolata e splendente da imprenditore perseguita fino a oggi. Ma con un personaggio di questo tipo è difficile fare certe previsioni… C’è da considerare inoltre che con l’affare Twitter, Musk ha perso molta della stima di cui godeva prima come sorta di genio infallibile, per cui potrebbe anche pensarci...”, conclude infine Fleischner.

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