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Gino Cecchettin da Fazio: "Un'associazione in ricordo di Giulia"
Gino Cecchettin

Gino Cecchettin: "Un'associazione per onorare la memoria di Giulia"

Il nastrino rosso, la standing ovation, la palpabile difficoltà di Fabio Fazio nel non dire banalità o frasi indelicate. Inizia così l’intervista che Gino Cecchettin ha voluto rilasciare a Che Tempo Che fa. Si comincia parlando di futuro, citando Stefano Bartezzaghi su Repubblica, e ringraziando com’è doveroso un “eroe borghese”. Il discorso funebre è nato dal profondo dolore, argomenta Cecchettin, per capire da dove venisse quella sofferenza e trovare una strada per chi ha ancora la possibilità di salvarsi. “L’ho fatto col cuore, provando a trovare una soluzione. E sono qui stasera perché combatto mio malgrado una battaglia di cui non ero a conoscenza. Avevo vissuto lo scorso anno un altro lutto che mi ha cambiato: tutti gli eventi mi hanno portato a vivere le cose in maniera diversa”. Struggente il ringraziamento alla moglie Monica, che, dice Cecchettin, gli ha insegnato ad amare. Straziante il racconto delle scuse che la moglie gli ha rivolto perché quando si è ammalata gli aveva provocato sofferenza. E magnifico l'abbraccio alla figlia Elena, l’essere superiore, che ha centrato il punto applicando in maniera corretta e incontrovertibile il termine patriarcato nella società moderna.

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“Questa sera non daremo soddisfazione agli odiatori” dice Fazio, ricordando quanto inqualificabile sia giudicare un dolore incommensurabile. Anche perché dalla morte di Giulia ad oggi sono state uccise altre cinque donne, mentre sui campi di basket delle categorie inferiori si grida all'arbitro donna che è una puttana (certi termini è meglio non censurarli) e le si augura di fare la stessa fine "di quella di Vigonovo", cioè proprio Giulia. Un problema che non consente più di girarsi dall’altra parte facendo finta di niente. Si parte dalle piccole cose: parlare di “mia donna” è lo specchio di un abisso culturale da cui bisogna risalire. I regali per maschi, colorati e potenti, e quelli per le bambine, che devono imparare a cucinare e a pulire sono un altro campanello d'allarme di una società che ha deciso che il 50% della popolazione dovrà svolgere mansioni più "umili" solo perché nato donna. 

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E invece sono proprio gli uomini che dovrebbero diventare agenti di trasformazione. “Cambiare si può - dice Cecchettin - a patto di rivedere le nostre quotidiane forme di comunicazione. Siamo genitori ed educhiamo, ma inconsciamente siamo conservatori, raccontando di un padre ancora padrone, pur con tutte le sfaccettature del caso”. Rimane sullo sfondo la più grande tragedia che un essere umano possa affrontare nella vita. Ma non c’è traccia della rabbia, sentimento cui non viene lasciato spazio, così come all’odio. Cecchettin lo ribadisce a Che Tempo Che Fa: sapeva già da domenica - il giorno dopo la scomparsa di Giulia, il giorno della denuncia, dell'inizio dell'incubo, delle telefonate che si rincorrono e della speranza che svanisce - che non avrebbe più riabbracciato la figlia, perché un papà certe cose le sente. “Voglio amare, non odiare” continua a ripetere il padre di Giulia. Poi c’è l’invito di Fazio, che riprende le parole di Elena Cecchettin: non sono mostri questi uomini che umiliano e uccidono le donne, non c’è nulla di eccezionale nel loro atteggiamento, è ormai la normalità di 110 omicidi di donne ogni anno in Italia. Serve agire su tanti punti diversi, partendo dall’impiego di canali comunicativi con i figli: che non devono essere amici, ma devono essere guardati, curati, osservati, mai lasciati troppo soli e liberi.

Capire se hanno delle debolezze, se possono diventare pericolosi, i nostri figli. Come ha detto il governatore del Veneto, Luca Zaia, il discorso di Gino Cecchettin deve essere letto nelle scuole. “L’idea è quella di fondare un’associazione, come mi hanno consigliato - spiega il papà di Giulia - e voglio farlo”. Fazio promette sostegno. La laurea, che sarebbe dovuta arrivare il giovedì successivo alla scomparsa di Giulia, verrà consegnata ufficialmente a febbraio. La vita non è sopravvivere nella tempesta ma capire come danzare nella pioggia: a tutti capitano malattie, lutti, tragedie. E la sfida è riuscire a capire come fare a superare momenti così terribili. Gino Cecchettin è un’anima grande, come avrebbe detto Collodi, capace di trovare una risposta perfino di fronte al lutto più incommensurabile e inspiegabile. “Monica e Giulia accompagneranno me, Davide ed Elena per i giorni che ci rimangono. Faremo di tutto per danzare sotto la pioggia. I miei due figli sono forti, stanno abbastanza bene, anche se piangono una sorella”. Poi l’invito, conclusivo, a tutti gli uomini: “Ditelo alle vostre mogli, alle vostre fidanzate: ti amo. Non ti voglio bene, ti amo”. Il lungo applauso del pubblico è l’omaggio doveroso a un gigante. Chapeau.

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