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Il successo di Wanna Marchi è la prova che a noi italiani piacciono i furbi
Dominò il palinsesto televisivo nostrano per almeno un decennio. Wanna Marchi è la prova che, sotto sotto, gli italiani ammirano il truffatore, non il truffato
La Marchi e la Nobile vengono condannate per truffa aggravata insieme al mago di colore che nel frattempo era fuggito in Brasile, come in un film comico anni ‘60 di Franco e Ciccio. Do Nascimento beneficia di un indulto e gli resta un solo anno di carcere che non farà mai perché non viene mai richiesto il mandato di cattura internazionale sebbene si sappia che sta a Salvador de Bahia e se la passa molto bene.
La sentenza passa in giudicato con condanne per Wanna Marchi a 9 anni e sei mesi e 9 anni e 4 mesi per Stefania Nobile. In seguito il duo familiare viene condannato anche per bancarotta fraudolenta e arrestate nuovamente. Ma tra sospensioni di pena e similari –siamo in Italia- ce li ritroviamo dopo pochi anni nuovamente in giro e ricompaiono in video. David Parenzo le invita subito a “La Zanzara” su Radio 24 mentre Maurizio Costanzo, a cui già incominciava a sibilare la s, le invita a “L’Intervista” su Canale 5.
A settembre Netflix manda in onda la docu-serie “Wanna” di Alessandro Garramone che ne ha fatto un efficace ritratto sociologico. Ma veniamo al punto. Le storie della Marchi e del mago sono rimarchevoli non per la storia criminale del nostro Paese quanto per le analisi sociologiche che si possono compiere su di esse.
Da quanto si evince, l’italiano medio è lusingato, attratto e ammirato da truffatori e similari perché sotto sotto tifa per il truffatore stesso e non per il truffato. Alla fine prevale il lassismo enotrico per cui “non ha ammazzato nessuno” e anzi magari si pensa pure di imitare questi personaggi per fare soldi. E quanti ce ne sono di questi.
Basti pensare agli amministratori di condominio ladri che, tra l’altro, sono protetti proprio dalla legge visto che l’appropriazione indebita, ad esempio, è considerata da alcune procure come un “reato minore” perché non desterebbe “allarme sociale”. Certo che i casi sono diversi. E se per i condomini la dabbenaggine non è eccessiva per chi compra lozioni magiche lo è certamente, da cui l’appoggio incondizionato alla dichiarazione di apertura di “WM” di questo articolo.