Medicina

Vaccino papilloma virus, uno studio rassicura sui rischi del Gardasil

I vaccini contro il papillomavirus umano (HPV) di prevenzione del cancro della cervice dell'utero non aumenta in generale il rischio di malattia autoimmune. Almeno stando a un ampio studio francese farmacoepidemiologico pubblicato il 14 settembre. I risultati sono particolarmente rassicuranti per quanto riguarda la sclerosi multipla (SM), confermando i dati provenienti da altri paesi.

Lo studio francese, il più grande condotto fino a questo momento sull'argomento, mette in evidenza una significativa associazione tra la vaccinazione con Gardasil e Cervarix o il verificarsi di sindrome di Guillain-Barré (GBS), una malattia neurologica rara e spontaneamente regressiva, ma potenzialmente grave. Il rischio quadruplicato dopo la vaccinazione, che può corrispondere a 1-2 casi per 100.000 giovani donne vaccinate.

Ma come verranno recepiti questi risultati nell'attuale clima di sfiducia dei vaccini in generale, e contro quelli delll'HPV in particolare? Le domande sull'efficacia di questi dispositivi medici, ma soprattutto sui loro effetti collaterali, sono sempr epiù frequenti. In Francia una quarantina di fascicoli giudiziari sono stati aperti dopo la segnalazione di giovani donne che hanno segnalato casi di sclerosi multipla dopo l'iniezione di un vaccino. Nel frattempo una petizione sta circolando per una moratoria sulla vaccinazione delle giovani ragazze, attualmente raccomandata tra gli 11 ei 14 anni.

Non a caso la commercializzazione di questi farmaci è strettamente monitorata e l'Istituto della sicurezza sanitaria francese ha condotto uno studio durato due anni che sembra rassicurare sui rischi derivanti dall'uso del Gardasil ( viene considerata rara l'incidenza è di uno o due nuovi casi all'anno ogni 100 mila persone.

L'aumento del rischio appare "robusto" ma il numero assoluto di casi di Guillain-Barre che potrebbero essere attribuibili al vaccino "è molto bassa a causa della rarità" sindrome. Inoltre, un'associazione molto più debole (rischio moltiplicata per 1,19, un rischio aumentato del 19%) è stato trovato con malattia cronica infiammatoria intestinale (IBD). Un segnale che, secondo il rapporto, "merita di essere indagato", ma potrebbe essere dovuta al caso o confondenti fattori non presi in considerazione nelle analisi.