Politica

Una chiamata di Alfano a Renzi dietro il no all'arresto di Azzollini


Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


Cosa non si fa pur di non perdere la poltrona... Il Partito Democratico di Matteo Renzi, che un giorno sì e l'altro pure continua ad annunciare miracoosi tagli delle tasse, in Giunta per le Autorizzazioni vota per l'arresto del senatore Ncd Antonio Azzollini, coinvolto nell'inchiesta sulla Divina Provvidenza. Ma, guarda caso, quando si arriva al voto decisivo dell'aula di Palazzo Madama ben 189 senatori dicono no all'arresto (solo 96 sì e 17 astenuti). Il Pd ha cambiato idea nel giro di poche settimane? Mah. Luigi Zanda, capogruppo al Senato dei Democratici, nella sera di martedì, alla vigilia del voto in Aula, ha inviato una missiva ai suoi per assicurare che "non c'è alcuna disciplina di partito" e di "votare secondo coscienza". Risultato: 189 no all'arresto. Dietro le quinte, come è abbastanza evidente, c'era il timore di una larga fetta del Pd di far saltare la maggioranza in caso di vittoria dei favorevoli all'arresto. Non solo. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, nei giorni scorsi Angelino Alfano - che comunque aveva assicurato in ogni caso il pieno sostegno all'esecutivo - avrebbe telefonato al premier esprimendogli tutte le sue preoccupazioni per possibili ripercussioni da parte di diversi senatori Ncd-Area Popolare, ripercussioni contro il governo e la maggioranza, nel caso in cui Palazzo Madama avesse votato per l'arresto di Azzollini. Insomma, il ministro dell'Interno non avrebbe fatto saltare un bel niente ma non avrebbe potuto garantire sulla lealtà di tutti i suoi senatori (e deputati) in caso di schiaffo del Pd all'Ncd. Ed ecco che, quasi magicamente, si è arrivati ai 189 no all'arresto di Azzollini. Tutto si tiene.