Politica

L'ascesa di Meloni agita Salvini. E la Lega 'gioca' con le Regionali

Che cosa accade nel Centrodestra (per niente unito)

L'inarrestabile ascesa di Giorgia Meloni preoccupa Matteo Salvini. Fratelli d'Italia in poco meno di due mesi - come ha scritto Affaritaliani.it in questo articolo - ha registrato una crescita dello 0,2% arrivando al 10,7 (sondaggio Ixé) proprio mentre la Lega ha perso tre punti calando al 29,5%. Non solo. Per quanto riguarda la fiducia nei politici Meloni supera Salvini di un punto, 33 a 32. Certo, di sondaggi ne girano parecchi ma che la destra erede di Alleanza Nazionale e del Movimento Sociale sia in costante salita è ormai un dato incontrovertibile.

L'ex ministro dell'Interno appare sempre in competizione e sempre con la voglia di fare notizia. Prendiamo ad esempio l'attacco statunitense che ha portato all'uccisione del generale iraniano Soleimani, mentre Salvini si è affrettato a twittare il suo "Grazie Trump", Meloni è stata molto più cauta, ha atteso più tempo per commentare ponderando bene la dichiarazione con la quale ha ovviamente condannato senza e senza ma il fondamentalismo islamico però senza tifoserie da stadio in una situazione già di per sé incendiaria.

Sembra quasi che il segretario del Carroccio abbia utilizzato l'assassinio di Soleimani per provare a scrollarsi di dosso l'alone di filo-russo e filo-Putin cercando al tempo stesso di apparire agli occhi della Casa Bianca più americano di Meloni.

La contrapposizione all'interno della destra sovranista, che non è affatto unita e coesa come qualcuno potrebbe immaginare, si vede in modo plastico sulle candidature in vista delle prossime elezioni regionali. E qui Salvini sta giocando una partita a scacchi che innervosisce non poco i presunti alleati. Nel vertice di novembre ad Arcore i tre leader del Centrodestra avevano chiuso tutte le caselle, sia per quanto riguarda Emilia Romagna e Calabria che vanno al voto il 26 gennaio sia per quanto riguarda le Amministrazioni che verranno rinnovate in primavera.

E infatti, ad esempio, Meloni prima di Natale è uscita con l'ufficializzazione di Raffaele Fitto candidato di Fratelli d'Italia, e quindi della coalizione stando agli accordi, per la presidenza della Regione Puglia. La numero uno di Fratelli d'Italia aveva chiesto di chiudere, anche sui nomi, tutte le partite e non solo quelle dove si vota tra meno di tre settimane.

Il Carroccio invece ha incassato il sostegno a Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna, ha stoppato i fratelli Occhiuto in Calabria con il via libera alla forzista Jole Santelli ma non ha dato alcun ok ai candidati degli altri partiti della coalizione in Campania (l'azzurro Stefano Caldoro), nelle Marche (Francesco Acquaroli, FdI) e appunto in Puglia con Fitto, europarlamentare di FdI. Poco prima di Natale con tre comunicati più o meno uguali la Lega nelle tre Regioni sopracitate ha assicurato che verrà trovato un candidato comune e che sarà il migliore per sconfiggere Pd e Centrosinistra.

Peccato che qualche settimana prima, ad esempio, lo stesso Salvini avesse pubblicamente dato l'ok a Caldoro in Campania. Senza dimenticare che la decisione di assegnare Puglia e Marche a Fratelli d'Italia era stata presa a Roma mesi fa quando Salvini e Meloni scelsero di puntare sul leghista Raffaele Volpi alla presidenza del Copasir (poltrona alla quale il Carroccio teneva per ovvi motivi) e non su Adolfo Urso.

L'ipotesi era quella che l'ex vicepremier volesse attendere il 26 gennaio e dopo il possibile tracollo di Forza Italia cercare di sottrarre una Regione a Silvio Berlusconi per poi proporre uno scambio a Meloni con un leghista in Puglia e un FdI in Campania. Ma senza la diaspora degli Occhiuto, comunque, gli azzurri molto probabilmente riusciranno a fare la doppia cifra in Calabria, senza dimenticare l'ufficializzazione già avvenuta di Caldoro, e quindi il blitz anti-azzurri sembra destinato a fallire.

In casa Fratelli d'Italia cresce il nervosismo per l'atteggiamento della Lega tanto che in molti ricordano come Via Bellerio abbia già la Lombardia, il Veneto (Luca Zaia sarà ricandidato), il Friuli Venezia Giulia, l'Umbria, la Sardegna e il candidato sia in Emilia Romagna sia in Toscana. Un po' troppo, forse, considerando che Fratelli d'Italia ormai vale più di un terzo della Lega.

Salvini come noto punta tutto sul 26 gennaio e sul successo di Borgonzoni, sia per provare a dare una spallata al governo sia per gli equilibri interni nel Centrodestra. E' evidente che se nonostante la campagna elettorale martellante del Capitano che sta girando tutta l'ex Regione rossa, il 27 mattina dovessimo svegliarci con la vittoria di Stefano Bonaccini la Lega dovrà necessariamente abbassare le pretese sulle altre candidature e accettare senza temporeggiare nuovamente le scelte degli alleati.

Per quanto riguarda il caso della Puglia, Fitto va avanti sereno forte del fatto che dal punto di vista mediatico ormai la sfida è chiaramente tra lui e Michele Emiliano. L'ex leader di Direzione Italia aveva molte resistenze personali ma poi, da buon soldato, ha detto sì a Meloni quando ha deciso di uscire allo scoperto facendo il suo nome. Ora aspetta che anche gli alleati - non Berlusconi che ha dato subito il suo ok malgrado le tensioni del passato -, cioè Salvini, superino le resistenze degli ex fittiani pugliesi ora leghisti e diano il loro via libera definitivo. Così come da accordi quando Volpi andò al Copasir e così come stabilito nel vertice di Arcore di novembre.