Palazzi & potere
Onida, Presidente emerito Corte Costituzionale: Quesito confuso, stop al voto
Chiediamo che vi sia un giudice che sollevi la questione davanti alla Corte, e che sospenda il referendum fino alla decisione della Consulta
«LA PARTITA non è finita», assicura Valerio Onida, costituzionalista e presidente emerito della Consulta.
Eppure, il Tar sostiene di non aver voce in capitolo, scrive il QN. «Agli autori del ricorso che è stato rigettato, il Tar risponde che avrebbero dovuto o dovrebbero sollevare la questione di costituzionalità davanti all' ufficio centrale della Cassazione, al quale erano state presentate le richieste di referendum».
Perché questa sentenza non dovrebbe valere per il ricorso che ha presentato assieme alla professoressa Randazzo per chiedere al Tribunale amministrativo di sollevare la questione di legittimità costituzionale davanti alla Corte sulla necessità che il quesito sia omogeneo? «Il Tar non risponde a noi, perché noi abbiamo fatto ricorso come semplici elettori: non essendo promotori del referendum, a che titolo avremmo potuto o potremmo interloquire con l' ufficio centrale? Perciò, mi auguro, che l' udienza che si terrà il 16 novembre possa dare esito diverso. E comunque c' è il tribunale di Milano, cui abbiamo fatto la stessa richiesta e che discuterà il caso il 27 ottobre.
Noi chiediamo che vi sia un giudice che sollevi la questione davanti alla Corte, e che - nel caso del Tar - sospenda il referendum fino alla decisione della Consulta».
Ma perché solo ora si solleva la questione del titolo? «Noi non abbiamo sollevato la questione del titolo, che è un aspetto secondario, anche se pure noi abbiamo rilevato che non riproduce l' intera molteplicità dei contenuti della legge. Il nodo centrale, a nostro giudizio, è la disomogeneità del quesito unico, che si riferisce ad oggetti e contenuti multipli e tra loro diversissimi. È lesivo della libertà di voto dell' elettore sottoporgli un unico quesito a cui può rispondere solo con un unico sì o con un unico no. Gli oggetti delle modifiche costituzionali sono diversi: la riforma del Senato, i rapporti tra Stato e Regioni, l' elezione del presidente della Repubblica, la disciplina del referendum, per citarne solo alcuni».
Pure voi: non potevate pensarci prima? «Noi in realtà avevamo appoggiato l' idea che venisse formulata a una richiesta di referendum 'spacchettato' - ne aveva parlato un gruppo di radicali - ma l' iniziativa non è stata assunta da nessuno dei soggetti legittimati (un quinto dei componenti di una Camera, cinque consigli regionali, 500mila elettori). L' ufficio centrale della Cassazione non si è trovato di fronte a qualcuno che gli poneva il problema dello spacchettamento, e non se ne è occupato» Perché è tanto importante la formulazione del quesito? «La Corte costituzionale fin dal '78 si è espressa sul referendum abrogativo ed ha detto che l' elettore deve trovarsi di fronte a una domanda chiara e precisa, su cui possa pronunciarsi con un sì o con un no. Se si ammassano in un referendum più oggetti si lede la libertà di voto e si trasforma la consultazione in una sorta di plebiscito pro o contro un programma politico.
In questo caso, quello della maggioranza che ha approvato la legge».
Mettiamo che la Consulta vi dia ragione: chi dovrebbe spacchettare il quesito? «Se venisse dichiarata incostituzionale la legge sul referendum nella parte in cui non prevede che i quesiti devono essere omogenei, questa operazione potrebbe essere fatta o dai proponenti, con il controllo dell' ufficio centrale della Cassazione, oppure dall' ufficio centrale medesimo».
Se entrambi i tribunali vi daranno torto cosa farete? Ricorrerete contro le sentenze? «Non anticipiamo i tempi. In ogni caso, se il 4 dicembre si votasse su questo quesito, dovremmo esprimere un solo voto, nonostante la pluralità di oggetti eterogenei. Saremmo meno liberi».
In caso di spacchettamento voterebbe sì a qualche quesito? «In quella riforma ci sono anche alcune cose secondo me positive, come la possibilità di impugnare le leggi elettorali davanti alla Corte costituzionale prima della loro promulgazione».