Palazzi & potere
Repubblica, Stampa e Huffington Post: il retroscena sulle nomine
Repubblica, Stampa e Huffington Post: il retroscena sulle nomine
Le nomine di Molinari, Giannini e Feltri rispettivamente a capo di Repubblica, Stampa e Huffington Post sono state per molti un fulmine a ciel sereno ma in realtà non è affatto così. Erano mesi che Jhon Elkann meditava questi avvicendamenti tanto da averne parlato più volte con i diretti interessati invitandoli persino (in almeno un caso) ad andare a trovarlo direttamente a Torino. Questo accadeva a partire dallo scorso Gennaio. E chi segue costantemente i rumors della "real casa" torinese è perfettamente a conoscenza che già dallo scorso inverno si vociferava di un possibile approdo di Maurizio Molinari a Roma (tra l'altro il neo direttore di Repubblica è tifosissimo dei colori giallorossi). Di più: fu in ballottaggio anche durante l'ultimo avvicendamento quando invece gli fu preferito Verdelli. E per quanto riguarda l'Huffington Post l'ottima Lucia Annunziata con le sue dimissioni ha giocato d'anticipo anziché attendere l'avvicendamento. Anche in quel caso era già tutto previsto.
Certo è che un'operazione di tale portata non va letta semplicemente come una mera operazione editoriale: si tratta di una vera e propria "operazione di sistema" che ha come stella polare gli Stati Uniti (e Israele). Insomma, lo Zio Sam vuole riprendersi con gli interessi il ruolo di potenza egemone in Italia. Con buona pace di Cina e Russia che stanno tentando in tutte le maniere di ampliare la loro sfera di influenza nel belpaese (e in Vaticano). Per questo i palazzi del potere sono in attesa di capire quale riflessi potrà avere l'intera operazione sul sistema politico-istituzionale. Non ci saranno effetti a breve ma nei prossimi mesi, quando i veri nodi dell'emergenza Coronavirus nel belpaese verranno al pettine (con i relativi costi sociali ed economici) e staranno per arrivare da Bruxelles i soldi per la ricostruzione da gestire. E' questo il vero punto di caduta dell'intera operazione. A quel punto si porrà anche il tema di un possibile cambio di governo in Italia; un nuovo Governo per la ricostruzione, pro-atlantico ed europeo-rifomista. Senza più "sfere di influenza" cinesi (o russe) come quello attuale (o il precedente).