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Politica
Regionali, tutto in alto mare. Puglia simbolo del Centrodestra in frantumi

Puglia simbolo di un Centrodestra unito solo a parole (vedi conferenza stampa di oggi alla Camera sulla manovra) ma che nei fatti e nelle decisioni concrete è lacerato da veti e resistenze, tra tatticismi, rinvii e colpi di scena. La situazione è talmente confusa che Forza Italia nel pomeriggio di oggi è uscita con una nota ufficiale molto netta e chiara: "Nel rispetto degli accordi assunti, continueremo a sostenere con convinzione ed impegno la candidata a Presidente della Regione Emilia Romagna indicata dalla Lega, la senatrice Lucia Borgonzoni. Per quanto riguarda la Regione Calabria, confermiamo la candidatura al ruolo di Presidente della Regione dell'onorevole Jole Santelli. In Campania, sempre in base agli accordi assunti che assegnano a Forza Italia l'indicazione del candidato Presidente, confermiamo la già più volte annunciata candidatura di Stefano Caldoro. Ricordiamo in questa occasione che Forza Italia è il partito che ha fondato il centro-destra più di 25 anni fa e che da allora ha gestito e continua a gestire con assoluta lealtà i rapporti con gli alleati".

La puntualizzazione degli azzurri si lega a doppio filo con il tavolo delle Regionali e in particolare con l'empasse sulla Puglia. Tra una settimana scadono i termini per la presentazione delle liste per le elezioni del 26 gennaio, in Calabria insieme alla già chiusa Emilia Romagna con Lucia Borgonzoni in corsa, e la suddivisione decisa settimane fa tra le forze politiche del Centrodestra vede Puglia e Marche a Fratelli d'Italia, Campania e Calabria a Forza Italia, Toscana e Veneto alla Lega e Giovanni Toti ricandidato in Liguria. Giorgia Meloni ha confermato lunedì scorso a Bari durante la manifestazione di Fratelli d'Italia - incredibilmente anticipata da quella di Matteo Salvini per la Lega sempre a Bari di domenica (alla faccia della coalizione unita) - che la proposta di FdI per la Regione Puglia si chiama Raffaele Fitto, europarlamentare e Governatore dal 2000 al 2005 che ha con il tempo superato i dubbi e le resistenze familiari rendendosi disponibile per cercare di sconfiggere Michele Emiliano.

In un primo momento, nel vertice tra i tre leader di una decina di giorni fa ad Arcore, Salvini aveva dato un ok di massima al deputato europeo di FdI, lasciando comunque ancora aperta la questione per un ulteriore check. Il problema è che il Carroccio pugliese e in particolare gli esponenti ex fittiani che negli anni scorsi sono entrati nella Lega con lo sbarco degli ex padani al Sud (in particolare Roberto Marti e Nuccio Altieri) si sono messi di traverso ponendo non poche resistenze sul nome di Fitto. L'ex ministro dell'Interno avrebbe voluto intanto chiudere la Calabria, con Jole Santelli (nonostante la minaccia di corsa solitaria di uno dei due fratelli Occhiuto), rimandando al 2020 le candidature nelle altre Regioni che andranno al voto in primavera. Ma Meloni, prima di dare il suo via libera a Santelli in Calabria, ha chiesto che venisse chiuso l'intero pacchetto delle candidature, comprese le Regioni dove si voterà solo tra qualche mese. Ed ecco che il nodo Puglia/Fitto è quello che blocca tutto con la conseguenza che a meno di 40 giorni dall'apertura delle urne in Calabria il Centrodestra non ha ancora ufficializzato il nome del candidato.

In mattinata voci non confermate davano come possibile, per sbloccare la situazione e superare lo stallo, uno scambio tra Fratelli d'Italia e Forza Italia, con il partito di Meloni che avrebbe espresso il candidato in Campania (il nome che circolava era quello del deputato questore Edmondo Cirielli) lasciando così la Puglia agli azzurri. Ma la nota ufficiale e inequivocabile di Fi di oggi, che conferma Caldoro in Campania, spazza via anche questa ipotesi di compromesso.

"Fosse stato per noi avremmo già chiuso con la logica dell'intero pacchetto, dovete chiedere agli altri", commenta ad Affaritaliani.it il senatore Ignazio La Russa, co-fondatore di Fratelli d'Italia. Bocche non cucite, ma cucitissime, invece in casa Lega dove nessuno degli esponenti locali è voluto intervenire e commentare lo stallo nelle trattative. Una situazione incredibile, per certi versi paradossale. La presunta coalizione Lega-FdI-Forza Italia, maggioranza nei sondaggi con circa il 50% dei consensi, si candida a guidare il Paese e urla quotidianamente contro il "governo delle tasse" Conte-Di Maio-Zingaretti-Renzi, ma poi non riesce da settimane a sbrogliare la matassa delle Regionali.

La sciagurata situazione in cui versa la Puglia richiederebbe rigore e senso di responsabilità. Tre grandi emergenze rischiano di mettere letteralmente in ginocchio la Regione più dinamica del Mezzogiorno: la vicenda dell'ex Ilva di Taranto ancora in alto mare, il crac della Popolare di Bari e il caso xylella, che dopo aver portato alla deforestazione di ulivi nel Salento sta pericolosamente salendo verso Nord. Il tutto senza dimenticare i problemi storici come la carenza di infrastrutture e un tasso di criminalità e malavita molto elevato. Di fronte a questo quadro desolante e al tempo stesso preoccupante, il Centrodestra che a Roma punta a conquistare Palazzo Chigi e il governo nazionale, in Puglia non riesce nemmeno a trovare la quadra sull'unico candidato che probabilmente avrebbe buone chance di strappare la guida della Regione al Pd e al Centrosinistra. E così, mentre Salvini e Meloni si mettono le dita negli occhi tra resistenze e veti, con Forza Italia che alza la voce, Michele Emiliano si frega le mani.

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