Politica

Rigenerare il principio di sussidiarietà

di Silvia Davite

Commentando il discorso di G. Vittadini al Meeting, Dario Di Vico sui social ha interpretato la frase “qualsiasi maggioranza da sola non ce la fa” come un richiamo alla necessità di un governo costituente.

Ora chi scrive non sa se l’interpretazione corrisponda al pensiero dell’oratore citato, nemmeno se la prospettiva sia credibile, come opinione personale sono per maggioranze politiche unite alla proposta di Casini affinchè il Premier dimissionario Conte ci rappresenti in Europa vista la lealtà alle istituzioni dimostrata in questi giorni difficili.

In un tempo in cui il bene primario della democrazia sono istituzioni che rappresentino tutti per sconfiggere le tentazioni autoritarie/populiste di destra e di sinistra rese più facili dalle tecnologie della comunicazione, credo che tutti debbano essere riconoscenti a Giuseppe Conte: sia la Lega e i Cinque Stelle per aver evitato il più possibile di far emergere la propria personalità nel rispetto di una maggioranza che lo aveva scelto, sia le opposizioni perché ha dimostrato di difendere tutte le istituzioni della Repubblica, sia gli italiani tutti perché dentro le prerogative che gli erano state affidate ha cercato di smussare contrasti che, comunque la si pensi, ritardano il lavoro di chi governa se questi non rientrano in una fisiologica dialettica parlamentare che deve giungere a sintesi in tempi credibili ed efficaci.

Ciò detto a chi scrive piace pensare che quella breve affermazione di Vittadini, decontestualizzata, questo sia chiaro per non fare torto alla genuinità del pensiero altrui, significhi ben altro. Significhi un richiamo più generale al valore della democrazia che è ripartizione dei poteri, ruolo delle autonomie e dialettica con i corpi intermedi che organizzano, rappresentano e fanno sintesi, sostenendo un dispiegarsi democratico, appunto, della vita delle persone nella relazione sociale con gli altri.

Ed è esattamente il valore dei corpi intermedi che ha ripreso vigore dal 4 marzo lungo mesi difficili nei quali da un lato è occorso (e sempre occorrerà) tener conto della volontà popolare, dall’altro sapere che in una democrazia parlamentare per delega è il popolo stesso a riconoscere che le istanze espresse durante il voto, abbisognano di propri rappresentanti più preparati che sappiano concretizzarle tenendo conto di un numero multiforme di aspetti.

I corpi intermedi, dunque, da Confindustria al mondo della Cooperazione, da Confcommercio agli Artigiani, fino ai Sindacati e alle associazioni di Terzo Settore, comprese le Fondazioni bancarie, di impresa, di partecipazione e comunità, hanno saputo in questi mesi fare sintesi tra loro: 43 sigle hanno chiesto l’abbattimento del cuneo fiscale, una misura che rispetta la volontà del popolo che chiede abbassamento delle tasse e lavoro, più protezione sociale, vera, dignitosa se il lavoro non c’è e di coniugare questa misura con un'altra ben ponderata che consenta di ricostituire il ceto medio dei professionisti, artigiani, creativi, commerciali, consulenti, piccolissime imprese che a sua volta rilanci i consumi: vedi dichiarazioni del Presidente Boccia durante l’ultimo incontro di rappresentanti di governo con le parti sociali prima della, per me inspiegabile, “Crisi da Spiaggia”.

Non solo, Confindustria con le altre sigle hanno anche indicato un terreno riformista di modifica dei trattati di stabilità senza inimicarsi l’intero ordine internazionale, sempre più interdipendente, basta leggere l’intesa attività diplomatica che si è svolta nel Mediterraneo in questi giorni.

Non si sono limitati a questo, hanno avviato un percorso di rinvigorimento della rappresentanza: Legacoop ha avviato un tour tra i consorzi artigiani per comprendere come organizzarsi insieme per valorizzare un comune saper fare; le imprese stanno progettando un evento complementare a Connext di ascolto concreto delle start up per offrire servizi e innalzare la cultura di impresa che è, innanzitutto, accettazione di rischio ponderato da parte dell’imprenditore e della comunità tutta visto che un’impresa che muore è un fallimento di tutti; Confcommercio da tempo chiede alle amministrazioni comunali, regionali e allo Stato progetti e fisco per rigenerare i distretti urbani fatti di negozi sfitti abbandonati; le associazioni sono pronte ad allearsi con quanti pensano che il sistema dei fondi europei, bandi compresi, debbano innovare sul terreno dei partenariati istituzionali tra città su scala globale, perché come dice l’Ambasciatrice Belloni, è del tutto evidente che le politiche estere e la vita quotidiana delle persone sono reciprocamente connesse in un sistema di cause ed effetti.

Allora chi scrive pensa che Vittadini abbia voluto esprimere esattamente questo concetto: qualsiasi maggioranza che insista sulla disintermediazione (tentativo che non nasce con questa legislatura ma che ahimè viene da lontano per accelerare negli ultimi anni), non avrà successo. Vinceranno, e vinceremo tutti, coloro che sapranno realizzare un accordo di mediazione al rialzo capace il più possibile di ascoltare il tutto e non solo i propri fan per quanto numerosi.

Per questo è importante questo Meeting perché da esso può partire una utilissima rigenerazione del principio di sussidiarietà capace laicamente di somigliare alla missione della Chiesa dalle genti, come recita la lettera Pastorale del Vescovo di Milano Delpini, che si propone di inventare “canali adeguati per l’evangelizzazione del mondo, più che per l’auto preservazione”.

Rigenerare il principio di sussidiarietà dunque significa includere persone, dare fiato alle loro proposte, perseguire con esse un’alleanza fondata sul loro protagonismo, inducendo così un arricchimento complessivo.

Rigenerare il principio di sussidiarietà significa non chiedere di fare con soldi pubblici quello che il pubblico fa già bene, ma chiedere di poter competere con il pubblico alla stessa stregua per progettare quel valore aggiunto (che il pubblico deve imparare a riconoscere nel complesso del sistema normativo) che è possibile produrre attingendo ad autonome risorse culturali ed economiche.

Rigenerare il principio di sussidiarietà significa rinsaldare il legame tra dirigenti e copro sociale in ogni luogo di lavoro, di impegno, di cultura e di politica includendo sempre di più. Questa lezione, che proviene dal facility management, è una visione pedagogico-culturale che ci consente di coniugare la dialettica verticale con quella orizzontale e che molto può aiutare nel definire un innovativo rapporto pubblico-privato maggiormente aderente ai bisogni delle società moderne.