Salvini: la sua forza, il potere della magistratura e l’unità del centrodestra
Tra pm e centrodestra unito: la tenacia e la forza di Salvini
Il braccio di ferro tra l’Italia e l’Europa sulla questione dei migranti non è altro che un caso particolare di un problema molto più vasto, che riguarda il significato odierno della sovranità nazionale, e di un problema più ristretto, il rapporto tra potere politico e potere giudiziario.
Quando si dice che i nodi vengono al pettine, ogni tanto bisognerebbe considerare che non è poi tanto male che accada.
Sì, perché alcune cose in questo caos generale sono tuttavia certe: il fatto che Matteo Salvini e il Governo italiano agiscano con il consenso e il plauso popolare, il fatto che la loro azione ha costretto gli altri partners europei, a cominciare da Emmanuel Macron, a dover giocare a poker con le carte scoperte, impedendo loro di bleffare coperti dalla solita patina di retorica progressista.
Nella vicenda della Diciotti si è consumato, perciò, un doppio disvelamento: da un lato è emersa la tenacia e la forza di Salvini e dall’altro la fatale contraddizione che sussiste nel nostro ordinamento tra le prerogative dell’esecutivo e le istanze, più o meno legittime, della magistratura.
Nel concreto a Salvini e a Matteo Piantedosi sono contestati dalla procura di Agrigento i reati di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio, sequestro di persona a scopo di coazione e omissione d'atti di ufficio. Tutto ciò avviene mentre altrove il presidente francese si permette tranquillamente di giudicare ed interferire in modo squalificante sulla politica di un altro Paese sovrano, oltretutto in concomitanza con una gestione della magistratura che ha spesso calpestato in passato il diritto e la legge, come è avvenuto con il riconoscimento che tanti giudici hanno fatto arbitrariamente delle adozioni alle coppie gay, vietate dalla legge italiana.
Insomma, l’ipocrisia sembra non finire mai. Ieri, ad esempio, mi è capitato di sentire intellettuali sentenziare sui media che, sebbene Salvini abbia preso voti sufficienti da dargli la forza che serve per bloccare gli sbarchi di clandestini, egli non potrebbe farlo: il motivo è che il consenso non conferisce il potere assoluto di andare oltre e contro le leggi. Non si può essere più d’accordo, purché il principio valga per tutti i Governi, a cominciare da quelli di centrosinistra che godono sempre di un’immunità morale incomprensibile anche quando fanno riforme costituzionali, sociali ed economiche che poco hanno di liberale e di democratico.
Ma guarda da che pulpito viene la lezione. La politica della scorsa Legislatura ha portato avanti leggi, guarda il caso non commentate da nessuna corte, in completo contrasto con la Costituzione italiana. La prima e più importante, ma non l’unica, è quella già citata con la quale si è tentato di mutilare il diritto di famiglia espresso in un preciso articolo della Costituzione, facendolo diventare idoneo a coppie che non costituiscono assolutamente ciò che la Costituzione stessa e la giurisprudenza occidentale chiama diritto naturale della famiglia. Lì si è agito, come avrebbe detto Pio IX, facendo diventare la forza diritto, e nessuno ha detto niente; mentre ora invece si fa valere il diritto contro il potere violento di una disgustosa tratta umana, e si scagliano dall’alto anatemi come fulmini.
Ma via! Il Governo non ha fatto altro che difendere con atti forti quanto ogni ministro dovrebbe fare, prendendo il proprio incarico davanti al presidente della Repubblica, giurando di agire nell’esclusivo interesse nazionale.
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