Politica
Sottosegretari governo Conte bis: niente nomine nel Cdm
I rumor dell'ultima ora: totonomine, chi entra e chi va fuori
Sottosegretari governo Conte bis: la questione nomine esce dall'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri
Giuseppe Conte non ci vorrebbe perdere troppo tempo sulla noiosa partita dei sottosegretari e dei viceministri ma fra i 5 Stelle e i dem, la corsa al “jolly”, è una lotta a gomitate per rientrare nei “magici 42” (numero di ruoli disponibili fra sottosegretari e vice ministri). Oggi pomeriggio alle 15 c'è stato il Consiglio dei Ministri, ma all’ordine del giorno, contrariamente ai desiderata del premier, la nomina dei membri della seconda linea della squadra non c'era. Segno che fra i due partiti di maggioranza e all'interno degli stessi schieramenti (vedi la pentastellata Carla Ruocco che per i 5S riconosce la corsa di massa dei colleghi alle autocandidature) la quadra è ancora lontana.
Non è una partita facile né per gli uni né per gli altri. I Dem dichiarano di aver “diramato le convocazioni” e di aver accontentato tutte le correnti all’interno del partito: dai martiniani ai renziani, passando dai zingarettiani e finendo ai franceschiniani, ma ancora resiste qualche nodo. I 5 Stelle, come riconosciuto dalla presidente della commissione Finanze della Camera, devono scremare una corposa lista di autocandidature.
Per il momento, si può solo dire che sarà una squadra fatta di nomi pesanti, alcuni provenienti direttamente dal Conte 1 come Barbara Lezzi ed Elisabetta Trenta che potrebbero ricoprire le caselle della Farnesina, del Viminale o del Palazzo di Giustizia oppure anche fare un passo indietro, altri sono stati e sono profili di peso all’interno del Pd come: Maurizio Martina, ex segretario reggente, che potrebbe accomodarsi anche lui al Ministero dell'Interno.
O come Emanuele Fiano, anche lui in corsa per il dicastero della Lamorgese. L’ex presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia Debora Seracchiani, poi, potrebbe finire alla Difesa da Lorenzo Guerini. Il Dem Luigi Marattin avrà un ruolo economico, così come Laura Castelli che dovrebbe essere riconfermata dopo il derby vinto con Stefano Buffagni, che al Tesoro dovrebbe venir arruolato come sottosegretario e non con i galloni di viceministro.
Anche Antonio Misiani rientra nel novero dei candidati per via XX settembre, se come sottosegretario o vice di Roberto Gualtieri. Il capo gruppo alla Camera dei 5 Stelle Francesco D’Uva, invece, è in lizza per il Mibac.
Da esponente di punta dei grillini, Emilio Carelli, ex direttore di Tgcom24, potrebbe prendere la delega all’Editoria, una casella che Luigi Di Maio avrebbe voluto ancora occupata da Vito Crimi, ma in cui la richiesta di discontinuità arrivata da Nicola Zingaretti ha imposto un cambio.
Carelli dovrebbe vedersela con Andrea Martella, che la contende per il Pd. Fatti i nomi, la ripartizione in termini numerici fra le forze di maggioranza è cosi stabilita: 22 caselle a M5s, 18 al Pd e 2 a LeU. Un problema tutto italiano: pochi posti buoni di lavoro disponibili per troppi aspiranti. Così la soluzione del rebus è ancora lontana.