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Cassano, neanche l'Entella lo motiva. E' ritiro, "stavolta per davvero"
Anche l'ultimo tentativo e' andato a vuoto e a 36 anni Antonio Cassano ha capito che non aveva piu' senso insistere. Pochi giorni di allenamenti con l'Entella gli sono bastati per prendere quella che stavolta sembra una decisione definitiva e appendere le scarpette al chiodo. Il presidente Antonio Gozzi aveva deciso di dargli ancora una chance e appena lunedi' Fantantonio, dopo il primo allenamento, era raggiante: "La cosa fondamentale era ricominciare a sentirmi un calciatore, ho riassaporato l'erba di un campo e ne sono molto felice. Voglio tornare per i miei figli, ormai devo mettere le 'Cassanate' da parte perche' loro ormai iniziano a capire, non voglio dargli una delusione, i tempi in cui andavo fuori giri sono passati". E invece, appena cinque giorni dopo, ecco l'ultimo colpo di testa: "E' arrivato il giorno. Quello in cui decidi che e' finita per davvero".
Cassano ammette che questi giorni di lavoro gli hanno fatto comprendere che "non ho piu' la testa per allenarmi con continuita'. Per giocare a pallone servono passione e talento ma soprattutto ci vuole determinazione e io in questo momento ho altre priorita'". Il Pibe di Bari Vecchia e' diventato uomo e in cima ai suoi pensieri ci sono ora la moglie Carolina e i figli Christopher e Lionel.
"Il pallone mi ha dato tantissimo, mi ha fatto conoscere persone magnifiche, grandi campioni e gente comune. Mi ha tolto dalla strada, mi ha regalato una famiglia meravigliosa e soprattutto mi ha fatto divertire da matti. E' il gioco piu' bello che c'e'. Ma oggi ho accanto a me le uniche cose che contano davvero, la mia famiglia, gli amici e zero rimpianti".
Eppure qualche rimpianto Cassano deve averlo per aver sprecato un talento che gli avrebbe permesso di raggiungere ben altre vette. Quella magica serata del 18 dicembre '99, quando col suo Bari segna il primo gol in A e stende l'Inter, e' la sliding door di un ragazzo cresciuto in un ambiente difficile e che diventa presto oggetto del desiderio dei grandi club.
Se lo assicura due estati dopo la Roma di Sensi per 60 miliardi di lire ma Fantantonio solo a sprazzi mostra le sue qualita', facendosi notare piu' per quelle che poi saranno conosciute come 'Cassanate', come gli insulti e il gesto delle corna all'arbitro Roberto Rosetti. Eppure, a 23 anni, ha un'altra grande occasione: alla sua porta bussa il Real Madrid. L'attaccante si trasferisce in Spagna ma si presenta in condizioni fisiche disastrose e nemmeno l'arrivo in panchina di Fabio Capello, gia' suo tecnico alla Roma, serve a migliorare le cose.
litighera' anche con lui, finendo fuori squadra prima di tornare in Italia nell'agosto 2007. A scommettere sul suo genio e' la Sampdoria e la scommessa si rivela vincente. Il Pibe di Bari Vecchia sembra aver finalmente messo la testa a posto, trascina i blucerchiati ai preliminari di Champions ma il 29 ottobre 2010 ecco un'altra Cassanata: gli insulti al presidente Riccardo Garrone gli costano la messa fuori rosa e segnano la fine di un idillio. Gli anni successivi lo vedranno girovagare per Milan, Inter e Parma, fra paure (restera' fermo per 5 mesi dopo un'operazione al cuore) e altre liti, su tutte quelle con Stramaccioni.
In mezzo anche la Nazionale, col punto piu' alto rappresentato dalla finale di Euro2012 in tandem con Balotelli. Torna alla Samp dove di fatto giochera' la sua ultima partita della carriera, il derby col Genoa dell'8 maggio 2016, poi il tentativo di ripartire da Verona, abbandonato dopo appena 10 giorni di ritiro, e infine la chance arrivata dall'Entella, scelta anche per rimanere vicino a casa. Ma nemmeno a Chiavari Cassano si e' ritrovato.
E anche se "con un altro carattere avrei potuto vincere di piu' e giocare meglio", ora e' il tempo di voltare pagina. "Adesso comincia il secondo tempo della mia vita, sono curioso e carico di dimostrare prima di tutto a me stesso che posso fare cose belle anche senza l'aiuto dei miei piedi". In bocca al lupo Fantantonio.