Viaggi
Sicilia, calo della domanda turistica del 35%, 5,4 milioni di presenze in meno
Uno studio di Srm (Intesa Sanpaolo) ipotizza due scenari altrettanto pessimistici: in entrambi i casi la ricchezza dell'area perderebbe tra lo 0,3 e lo 0,5%
Secondo uno studio sugli effetti dell’emergenza sanitaria sul turismo di Srm, il Centro studi napoletano legato al gruppo Intesa Sanpaolo, questo settore in Sicilia perderà quest’anno circa 5,4 milioni di presenze con una riduzione della domanda turistica del 35%. Ne conseguirà un impatto negativo della spesa turistica di circa 3,7 miliardi di euro. Se questa ipotesi si concretasse, nel caso più pessimistico delle ipotesi, si metterebbe a rischio 1,5 miliardi (37,6%) del fatturato dell’intera filiera, dal segmento alberghiero a quello convegnistico, culturale e balneare. Nel caso meno pessimistico, invece, il calo di presenze registrerebbero quota 3 milioni in meno ed un calo della domanda turistica pari al 19,6% con un impatto negativo sulla spesa turistica di oltre 2 miliardi di euro e un taglio del fatturato del settore stimato di 788 milioni (-19,2%).
E in termini di ricchezza economica, rilevano gli analisti di Srm, il ridimensionamento della domanda turistica potrebbe mettere a rischio tra i 215 e i 385 milioni di euro di valore aggiunto con un elevato impatto sulla ricchezza totale dell’area stimata lo 0,3 e lo 0,5%. Eppure, all’inizio dell’anno, le previsioni evidenziavano per i primi due mesi del 2020 “no coronavirus” una domanda quasi stazionaria rispetto al 2019: +0,1% di arrivi e circa tre giorni di permanenza media con una leggera crescita della componente interna rispetto a quella straniera. Il coronavirus ha invece cancellato qualsiasi previsione. Secondo l’organismo napoletano, subito dopo la fine della pandemia, la filiera turistica dovrà smaltire da un lato gli effetti negativi di natura economica e produttiva, dall’altro un mercato diverso e sicuramente non facile. Srm indica anche una ricetta per superare questa fase drammatica: l’adozione di azioni immediate dirette a preservare il tessuto produttivo ed imprenditoriale con strategie, strumenti e risorse adeguate, che nel caso specifico dovrebbero orientarsi sulle attività balneari e culturali; la costruzione di un territorio da “assaporare” tutto l’anno con politiche di destagionalizzazione; valorizzazione della destinazione Sicilia puntando sul mare, ambiente, cultura, stile di vita, socialità, identità, accoglienza; politiche aziendali di incentivazione del turismo di prossimità anche con misure di prezzo e di offerta ingenerale, con un occhio particolare alla convegnistica e al segmento congressuale.
Commenta il direttore generale di Srm, Massimo Deandreis: “Nello scenario di base non abbiamo voluto prendere in considerazione il caso estremo di una lunga durata del lockdown. Ci siamo concentrati invece su due ipotesi intermedie, in cui si ipotizza che almeno una parte della stagione estiva e balneare possa essere salvata. Ma -rileva Deandreis- emergono dall’analisi anche spunti a cui guardare con attenzione: i molti italiani che tradizionalmente fanno vacanze all’estero e che quest’anno saranno indotti a restare nel nostro Paese costituiscono un potenziale bacino di aumento della domanda anche per la Campania. E poi la necessità di allungamento della stagione estiva verso settembre ottobre e novembre, con offerte mirate e diversificate. Rispetto a tante altre regioni italiane ed europee la Sicilia ha un contesto climatico che lo consente. Ma occorre iniziare a pensare e progettare adesso avendo chiaro che il turismo è la linfa vitale dell’economia regionale”.