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Cronache
Delitti irrisolti e misteriosi, Elisa True Crime batte Netflix su caso Orlandi

Anche Bologna riapre al true crime, con Bo-Noir

Ritorna Bo Noir anche a Bologna, dopo una lunga interruzione visto che l’ultima edizione risaliva al 2008. Da fine giugno a inizio luglio si è parlato di casi particolarmente incisivi, dall’omicidio di Federico Aldrovandi al delitto di Cogne, alla presenza di giornalisti, scrittori, esperti.

La passione adolescenziale per il tema è foraggiata dai network, Netflix ha una parte espressamente dedicata in cui i titoli cascano addosso come la tracimazione di una diga: Memorie di un omicida, l’infermiere killer, Breaking Bad, Better call Saul, Mindhunter, Dahmer, Amanda Knox e via discorrendo.

La spettacolarizzazione? Pare sia la cosa più ambita dai serial killer

In un bellissimo documento diffuso da Adir, dal titolo “La ricostruzione del profilo psicologico comportamentale del serial killer”, Gianluca Massaro evidenzia che l'interesse generalizzato e, per certi versi morboso, verso questo fenomeno, ha indotto i mass media ad occuparsi costantemente dell'argomento serial killer, rilevandolo ad ogni sua manifestazione, ma anche, soprattutto negli Stati Uniti, procedendo ad una spettacolarizzazione di un fenomeno così brutale. In Italia, c'è stato un bisogno di conoscenza e di risposta agli interrogativi aperti e posti dai grandi processi del 1994, come il processo nei confronti di Pacciani, il presunto "mostro di Firenze", e il processo Chiatti, per le gesta del "mostro di Foligno".

“Quel che stupisce, tuttavia, è il sereno cinismo impiegato ad alimentare il mito di questi nuovi divi del male, anche da parte di individui o riviste all'apparenza alieni da morbosità. In fondo i serial killer, psicotici o psicopatici che siano, o ipernormali, come definiti da alcuni, possiedono quasi tutti un'altissima opinione di sé. E finiscono, piaccia o no, per prendersi la scena”.

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