Economia
UniCredit, Mustier prova ad alzare il payout. Ma i concorrenti restano lontani
Dividendi e buyback per 8 mld in 4 anni potrebbero non bastare a consentire un re-rating del titolo dell’istituto, che oggi tratta a multipli inferiori ai peer
Alzare il payout ratio favorirà un re-rating di UniCredit in Borsa, dando così anche modo, un domani, di concretizzare la lunga attesa per un’integrazione a livello europeo che ancora una volta Jean-Pierre Mustier ha rinviato parlando di solo “piccole acquisizioni” nell’arco del nuovo piano strategico “Team 23”? Di certo ad oggi UniCredit non è tra le grandi banche europee quella che gode dei maggiori favori del mercato. Ad oggi a fronte di una capitalizzazione di mercato di 27,6 miliardi, l’istituto italiano guidato da Jean Pierre Mustier oscilla su quotazioni pari a 0,48 volte il valore contabile tangibile per azione (a fine settembre).
Delle altre grandi banche europee la connazionale Intesa Sanpaolo (39,76 miliardi di market cap) tratta a 0,82 volte, sullo stesso livello di Banco Santander (57,86 miliardi) ma dietro Ubs (41,54 miliardi) che tratta a circa 0,86 volte, Bbva (31,88 miliardi) tratta 0,78 volte, come Credit Agricole (35,6 miliardi), ING (40,2 miliardi) tratta 0,77 volte, Credit Suisse (30,2 miliardi) tratta 0,69 volte, Bnp Paribas (62,93 miliardi) tratta 0,64 volte.
Persino le banche britanniche, nonostante il rischio-Brexit incombente, sono giudicate con manica più larga: Hsbc vale 0,8 volte il valore contabile tangibile per azione, Barclays tratta comunque a più di 0,51 volte. Solo Societe Generale (24,25 miliardi di capitalizzazione), Deutsche Bank (13,36 miliardi) e Commerzbank (6,8 miliardi), sono guardate con maggior sospetto dal mercato, trattando 0,39 volte il valore contabile tangibile per azione dell’ultima rilevazione il gruppo francese e 0,24 volte i due gruppi tedeschi.
Una coincidenza che non sembra casuale e forse aiuta a capire la cautela con cui Mustier ha proceduto finora nel valutare eventuali operazioni transfrontaliere, complesse e potenzialmente difficili da far digerire al mercato. Se la via delle grandi acquisizioni pare esclusa, per favorire un re-rating di Unicredit quale leva potrebbe utilizzare Mustier? Restituire maggiori capitali ai suoi azionisti.
Detto fatto, Mustier ha segnalato che nell’arco del nuovo piano verranno restituiti 8 miliardi di euro agli azionisti (6 miliardi di dividendi in contanti e 2 miliardi tramite riacquisti di azioni proprie), oltre a incrementare di 8 miliardi il patrimonio netto tangibile. Il payout ratio, che quest’anno si manterrà sul 30%, dovrebbe così salire al 40% nel prossimo triennio per poi arrivare al 50% nel 2023, a fronte di un Rote (Ritorno sul capitale tangibile) dell’8%, sfruttando anche un atteggiamento meno rigido da parte della Bce sul fronte dell’ulteriore rafforzamento patrimoniale richiesto alla banca italiana dopo anni di pulizie di bilancio.
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Peccato, per fare un confronto fra i peer, che Intesa Sanpaolo veda un payout già ora pari all’80% e punti ad un Rote del 14,6% nel 2021, che Ubs al momento veda il payout ratio al 55% e il Rote che quest’anno dovrebbe risultare attorno al 9,8% (anche se si prevede un leggera frenata, al 9,5%, l’anno venturo) o che Bnp Paribas sia sopra il 50% di payout già dal 2017, a fronte di un Rote del 10,3% a fine settembre.
Il passo pare dunque nella giusta direzione, ma complice anche il permanere di uno scenario di tassi molto bassi (l’Euribor a tre mesi è visto stabile a -0,5% tra il 2019 e il 2022 e in risalita a -0,4% solo nel 2023) rischia di essere insufficiente a modificare significativamente la percezione che il mercato ha del gruppo italiano.
Del resto anche se la modalità “ristrutturazione” sembra ormai in gran parte alle spalle, anche le ultime mosse di Mustier come l’alleggerimento della partecipazione in Yapi Kredi continuano a indicare come il manager resti focalizzato nel completamento del turnaround e voglia puntare più su un taglio dei costi che non su un incremento dei ricavi.
Un lavoro “di rifinitura” che punterà ad un ulteriore efficientamento della struttura che non ad una sua trasformazione significativa. Con una focalizzazione sempre forte in Italia ed Europa Occidentale ma anche un ritorno d’attenzione al Centro Est Europa, quasi a riprendere i tentativi fatti in tal senso nell’era Profumo prima e Ghizzoni poi. Un piano che piacerà probabilmente molto ai piani alti di Eurotower ma potrebbe non scaldare più di tanto gli animi degli investitori (oggi il titolo ha chiuso in rosso in una Borsa piatta), salvo sorprese positive in corso d’opera.