Esteri

Biden in Ue: nuova cortina (tech) anti Cina. Nel mirino batterie, 5G e porti

di Lorenzo Lamperti

Il presidente Usa arriva in Europa per la sua prima missione all'estero. Al G7 e al vertice Nato proverà ad arruolare i partner, Italia compresa, contro Pechino

L'OSTILITA' DI BIDEN NEI CONFRONTI DI PUTIN

Rispetto a Trump, costretto ad assumere una posizione ostile a Putin dal Pentagono e dal Russiagate, Biden ha una posizione molto più dura nei confronti di Mosca. Così come ce l'aveva il suo ex capo Obama. Non è un caso che proprio dal Baltico, la zona più esposta all'assertività russa, sia partito il possibile processo di disgregazione del meccanismo 17+1. Una decina di giorni fa, infatti, la Lituania si è ritirata dal gruppo, invitando i partner a fare lo stesso per gli intenti "divisivi" di Pechino.

LA VERA PREOCCUPAZIONE DI BIDEN E' LA CINA

Ma, nonostante quelle che saranno le parole ufficiali durante gli incontri del G7 e della Nato, non è Mosca la principale preoccupazione di Biden, bensì Pechino. Già da tempo gli Stati Uniti cercano di bloccare la presenza cinese in alcuni settori ritenuti sensibili, in primis lo sviluppo delle infrastrutture di rete del 5G. L'iniziativa del Clean Network ha visto già diverse adesioni tra i paesi europei, e la presenza dei colossi cinesi come Huawei e ZTE nello sviluppo del 5G dei vari paesi europei è diminuita.

IL PRESSING SUL 5G CINESE E LE MOSSE DELL'ITALIA

In particolare l'Italia è stata oggetto del pressing americano, che ha di fatto stralciato il capitolo relativo alle telecomunicazioni nel memorandum of understanding di adesione alla Belt and Road Initiative, firmato il 23 marzo 2019 durante la visita di Xi Jinping a Roma. Il primo atto del governo Conte bis è stato, non a caso, l'estensione del golden power alle telecomunicazioni e proprio al 5G, estromettendo (ma solo implicitamente) le aziende cinesi dallo sviluppo delle reti.

CON DRAGHI L'ITALIA CHIUDE ALLA CINA

L'atteggiamento di chiusura nei confronti di Pechino è aumentato con il governo Draghi, che ha imposto il golden power anche sull'acquisizione di una piccola azienda di semiconduttori (la Lpe di Baranzate, provincia di Milano) da parte di realtà cinesi, nonché dei furgoni di Iveco. Il tutto mentre sul programma spaziale veniva stracciato (già sul finire del 2019) un accordo con Pechino e se ne avviava uno nuovo con Washington.