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Esteri
Etiopia, bombardata la fabbrica Mesfin Engineering nella regione del Tigray

Alle due parti in guerra, Tplf e governo centrale, la comunità internazionale, chiede ora di sedersi intorno a un tavolo per avviare il processo di pace. Potrà il premier Abiy trattare con un’organizzazione che il Parlamento ha definito terrorista? 

Per Alex Rondos, che di quella comunità internazionale fa parte, inviato speciale dell’Unione Europea per il Corno d’Africa, per fermare armi, fame e carestia la trattativa tra Abiy e Tplf è fondamentale. 

La sua opinione si basa su paralleli storici. Secondo lui l’Etiopia dovrebbe essere condotta per mano dall’Occidente verso la pace, per non diventare il Ruanda o la Bosnia, spiega, citando l’accordo di Dayton. Ma è sufficiente la presenza di etnie differenti perché la linea storica di questi paesi, così diversi tra loro, si possa sovrapporre e accomunare? 

Secondo Puddu la questione resta più militare che politica. “Se una delle due parti si accorgerà di non avere la capacità militare di portare lo scontro a proprio favore, penserà ai negoziati. Per il momento, militarmente, il coltello dalla parte del manico ce l’ha il primo ministro Abiy Ahmed, che però non sembra interessato a negoziare. Quanto allo scontro nella regione Amhara tale condizione ha permesso al Tplf di spostare l'epicentro del conflitto fuori dai confini del Tigray. Per questo potrebbero negoziare la ritirata dai territori occupati in cambio del ritiro dell'esercito federale dal Tigray occidentale."

L’opinione delle testimone etiopica è che alla fine la vittoria nel conflitto in corso in Amhara sarà dell’esercito federale, mentre il Tplf sarà sconfitto. La popolazione però avrà pagato un alto tributo”. 

Per il momento nel Paese la pace comunque non sembra vicina. 

Ma una pace a qualunque costo non farebbe che preparare un nuovo conflitto, se le ragioni di fondo che hanno determinato questa guerra non saranno rimosse. 

Il governo federale chiede la smilitarizzazione dell’esercito tigrino che ha provocato la guerra e la resa dei dirigenti del Tplf, considerati terroristi e secessionisti. Nei prossimi mesi conosceremo il destino di un Paese, con più di cento milioni di abitanti, la cui stabilità è fondamentale per l’equilibrio dell’intero continente. 

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