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Politica
Programma elettorale Verdi e SI - Elezioni 2022, le proposte dei "rossoverdi"
Da sinistra: Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Europa Verde)

12. L’ITALIA SOCIALE
Periferie, partecipazione, democrazia

Le città sono i luoghi di massima concentrazione di popolazione, attività e servizi ma anche la sede delle maggiori diseguaglianze. Intendiamo rendere le città più belle, più accoglienti, con più servizi, combattendo le diseguaglianze e assicurando a tutti il diritto di vivere in un ambiente sano, con servizi e edifici efficienti, accessibili, garantendo spazi adeguati, tutelando l’identità storica e culturale delle comunità. Intendiamo promuovere la realizzazione della città pubblica sottraendo gli spazi liberi alla speculazione edilizia per restituirli ai cittadini, mettendo in evidenza il fallimento di un modello di sviluppo che ha dilatato le città, impoverendole di servizi e spazi comuni.

Le cittadine e i cittadini sono spesso dimenticati quando abitano in luoghi periferici. L’emarginazione, la scarsità di verde e servizi, il degrado urbanistico-edilizio caratterizzano luoghi definiti periferici per la lontananza dal centro e dai servizi elementari. Sono spesso luoghi dove degrado sociale e degrado ambientale convivono.

Proponiamo che

venga data dignità e sicurezza ad ogni cittadina e cittadino, ad ogni luogo, anche attraverso opere semplici come la manutenzione, la pulizia, il restauro degli edifici, la piantumazione degli alberi. Segregazione e insicurezza sono alimentate dal degrado.
Si creino delle centralità urbane periferiche, con piazze e luoghi d’incontro che facciano vivere nel quartiere anche il più periferico, un senso di identità e di appartenenza. Che ogni periferia, oltre ad avere i servizi necessari allo svolgimento della vita quotidiana (con le dotazioni previste nella città dei 15 minuti) sia dotata di una specificità di livello urbano che la caratterizzi (teatro, biblioteca, museo, parco…) che crei in tal modo un’interdipendenza con le altre parti del territorio.
Dialogare con le associazioni di settore per favorire il passaggio da una mentalità assistenzialista che priva di autonomia le persone con disabilità alla inclusione sociale attraverso semplificazione amministrativa, abbattimento delle barriere architettoniche, sensoriali e culturali, potenziamento dei servizi a supporto delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Deve essere promossa la mobilità dolce, elettrica e ibrida privata e pubblica, le reti di piste ciclabili vanno allargate e collegate a quelle del cicloturismo, l’ampliamento delle aree pedonalizzate e la realizzazione di percorsi in sicurezza anche per le bambine e bambini.
Intendiamo contrastare i riscaldamento globale destinando a verde e boschi urbani le superfici ancora inedificate nelle città, definendone i confini con cinture boscate, restituendo bellezza, contrastando le ondate di calore, la emissione di CO2, l’inquinamento dell’aria, proteggendo i servizi ecosistemici forniti dalla natura; conservazione ed estensione di aree umide sono fondamentali per rendere la città resiliente e resistente a possibili alluvioni lampo e fenomeni atmosferici estremi, che saranno sempre più frequenti. Coperture vegetali dovrebbero essere maggiormente incentivate nell’edilizia privata, per ridurre la velocità di deflusso delle acque e ridurre l’impatto dell’inquinamento.
Piani decentrati per l’autonomia energetica da fonti rinnovabili, con rottamazione di caldaie e stufe inquinanti, per l’abbattimento delle polveri sottili e degli inquinanti nocivi specie per la salute delle bambine e dei bambini.
È nostro obiettivo primario difendere i beni comuni da idee di privatizzazione e cartolarizzazione, a cominciare dall’acqua e dai beni storici, dai paesaggi alle spiagge, da quelle parti di città che in nome della “rigenerazione”, vengono consegnati alla speculazione, privando i cittadini di beni costitutivi del patrimonio pubblico nazionale e che devono essere trasmessi alle generazioni future.
Diritto alla casa
In molte città italiane il diritto all’abitare non è più garantito.

Tanto il prezzo di acquisto di una casa, quanto il costo di un affitto, sono ormai proibitivi per salari e stipendi troppo bassi.

Questo rappresenta un grave ostacolo allo sviluppo economico, oltre che la negazione di un requisito fondamentale della cittadinanza.

Noi riteniamo che la migliore soluzione praticabile a questo problema sia il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, che le politiche degli ultimi decenni hanno di fatto smantellato nella sua dimensione di welfare diffuso, relegandola ad una dimensione meramente assistenziale ed emergenziale.

La nostra proposta è che innanzitutto si crei un fondo per l’acquisizione degli immobili posti a garanzia di crediti deteriorati nel sistema bancario, al prezzo di cessione di questa categoria di NPL.

In questo modo lo Stato potrebbe rapidamente entrare in possesso di un importante patrimonio immobiliare, senza contribuire al consumo di suolo per la realizzazione di nuovi edifici.

Vogliamo inoltre che importanti risorse aggiuntive vengano messe a disposizione degli enti locali, per l’adeguamento e il ripristino dell’attuale dotazione di case popolari, con particolare attenzione all’efficientamento energetico.

Vanno poi rifinanziati i fondi destinati a contestare gli sfratti per morosità involontaria, e abolito l’art. 5 del decreto Lupi.

Vogliamo porre dei limiti al fenomeno degli affitti brevi per contrastare l’emergenza abitativa, soprattutto nelle grandi citta.

Per questo proponiamo che ai Comuni sia data la facoltà di individuare la soglia massima di posti letto destinabili ad affitti brevi, comunque con un limite massimo pari al 20% della popolazione residente.

Riteniamo inoltre che i locatari debbano essere in possesso di una licenza comunale, con rotazione ogni 5 anni tra i richiedenti.

13. L’ITALIA DELLA PACE
Per un mondo di pace, contro ogni guerra

I nostri anni vedono un’angosciante ripresa da parte delle maggiori potenze mondiali della politica della forza e delle armi. La “terza guerra mondiale a pezzi” di cui ha parlato suggestivamente Papa Francesco è anche e soprattutto il prodotto di questa smodata volontà di dominio e di questa prevalenza della logica della forza e delle armi su quella della diplomazia, del dialogo, della politica a ciò ispirata.

L’aggressione della Russia di Putin all’Ucraina è l’atto più violento e drammatico e potenzialmente stravolgente di questa fase storica. Per uscire dalla logica di questa “guerra mondiale” di fatto permanente, se pur articolata in forme e luoghi diversi, è necessario rilanciare con ogni sforzo la via diplomatica, la strada e il metodo della trattativa a oltranza, la cui premessa indispensabile è un “cessate il fuoco” generale, per trovare i punti di accordo e di compromesso che evitino un’ulteriore escalation militare e pongano le basi per un nuovo, duraturo e condiviso equilibrio nell’intera regione. Un equilibrio che, da qui, si estenda alle altre aree di crisi del pianeta e al pianeta intero, fondandosi sul rispetto del diritto internazionale, sullo sviluppo della democrazia e dei diritti umani e civili ovunque, sulla pace – oltre che tra i popoli e gli stati – con il creato, radicata nella giustizia ambientale e nella giustizia sociale, nel quadro di un comune impegno ad affrontare efficacemente la più grave e globale crisi mai vissuta dall’umanità, il surriscaldamento del clima e il suo impatto sugli ecosistemi e sulla nostra stessa civiltà.

Il ripudio fermo di ogni guerra, il faticoso e costante lavoro per la pace, il diritto di autodeterminazione dei popoli, la difesa non derogabile dei diritti umani sono i riferimenti imprescindibili della nostra politica internazionale. 

Viviamo in un mondo in continuo e costante riarmo, con sanguinosi conflitti attivi e numerosi fronti emergenti, con una guerra alle porte dell’Europa, frutto dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. In questo quadro l’impegno dell’Italia e dell’Europa per la pace e la sicurezza globale deve partire dal ripristino del dialogo multilaterale e da una spinta verso il disarmo globale. Va interrotto subito l’invio di armi in Ucraina e riaperta la strada del confronto diplomatico con determinazione e convinzione, prima che sia troppo tardi.

Lo stesso impegno deve essere volto a garantire il diritto di autodeterminazione dei popoli e il far proprie le rivendicazioni e le sofferenze di quelli oppressi: dai palestinesi ai Kurdi, dai Saharawi ai popoli indigeni, saremo sempre a fianco di chi contrasta sopraffazione e sfruttamento.

Allo stesso tempo la difesa dei diritti umani non può essere un mero ornamento da declamare, ma deve essere elemento decisivo nella definizione delle relazioni diplomatiche, emblematico in questo caso è il caso dei rapporti con l’Egitto dove il pericoloso degrado nel rispetto dei diritti umani e l’assenza di collaborazione col nostro paese meriterebbero atteggiamenti differenti. 

In coerenza con questi obiettivi proponiamo un programma in più fasi.

Nell’immediato:

Approvazione proposta “Un’altra difesa è possibile” (DCNAN): Istituzione del dipartimento della Difesa Civile Non-armata e Nonviolenta
Mozione per l’adesione dell’Italia al Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), come stato osservatore
Presentare una proposta per la moratoria delle spese aggiuntive previste dal Ministero della Difesa per le nuove spese d’arma
Seguire l’attuazione della delega al governo nel campo della giustizia riparativa.
Nel medio termine:

Legge quadro istitutiva dei Corpi Civili di Pace. Renderla una legge ordinaria.
Legge istitutiva dell’Istituto Nazionale di Ricerca e Studio per la Risoluzione Nonviolenta dei Conflitti
Rendere stabile, operativo ed aperto a tutto il Servizio Civile Universale
Possibilità di obiezione alle spese militari
Inserimento nei programmi scolastici della Formazione sulla comunicazione nonviolenta e la trasformazione dei conflitti
Azioni giuridiche per il Riconoscimento Internazionale delle nuove leggi della robotica
Piano di riconversione per l’industria bellica italiana- Dedicare una giornata nazionale ai “martiri dell’ambiente”;
Trasformare l’ecocidio nel quinto reato internazionale soggetto al Tribunale dell’AIA.
Per un’Europa sociale, solidale, dei diritti
L’Unione Europea è uno spazio politico da difendere, approfondire e cambiare.

Bisogna lavorare affinché il processo democratico dell’Unione venga rafforzato nella sua dimensione sovranazionale, a partire da una centralità maggiore del Parlamento europeo e superando il meccanismo dei veti nazionali. 

Crediamo che la Conferenza sul Futuro dell’Europa non possa essere una promessa infranta e che bisogna lavorare ad una riforma dei Trattati.

Da qui passa anche la costruzione di un’Europa sociale. L’Unione non può essere infatti solo quella della libera circolazione di merci e capitali, abbiamo bisogno dell’Europa dei diritti, a partire dalla piena realizzazione del pilastro sociale.

Con Next Generation EU, l’UE ha mostrato uno slancio nella giusta direzione, ma non è sufficiente aver sospeso il Patto di Stabilità e Crescita, di cui va attuata una profonda riforma insieme a quella delle regole di governance economica che hanno caratterizzato la stagione dell’austerità. Bisogna definire regole e strumenti fiscali europei volti a compensare gli squilibri economici e a fermare veri e propri paradisi fiscali che operano dentro l’Unione. 

Occorre mettere a regime la solidarizzazione del debito, come elemento di base per contenere gli attacchi speculativi e favorire politiche economiche espansive.

Vogliamo un’Europa solidale e aperta, che non volti le spalle a chi scappa da guerre, fame e dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Un’Europa che consideri un’indecenza disumana a cui mettere fine le morti nel mediterraneo e le sofferenze di migliaia di migranti respinti nella rotta balcanica. Bisogna mettere fine alla pratica di esternalizzazione delle frontiere, spesso tradotta in eclatanti violazioni dei diritti umani, riformare il diritto d’asilo respingendo il principio del primo approdo e realizzando una concreta solidarietà tra i paesi, serve infine creare canali di migrazione legali e sicuri, che garantiscano a tutti diritto alla vita e alla dignità.

Vogliamo un’Europa intransigente sui valori di democrazia, sullo stato di diritto e sui diritti civili e pensiamo che bisogna applicare fino in fondo la condizionalità finanziaria verso quei paesi che in questi anni hanno attuato arretramenti profondi su questo terreno. 

Vogliamo un’Europa all’avanguardia nella lotta al cambiamento climatico.

Vogliamo che l’Europa abbia una politica estera e di difesa comune.

Vogliamo che l’Europa sia un forte e autonomo attore di pace, intransigente sul rispetto dei diritti umani, in un contesto internazionale multilaterale. 

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