Politica
Guerra Ucraina, Draghi schiacciato sugli Usa. Motivo? Vuole la poltrona Nato

Il premier pensa davvero alle dimissioni in estate e segue ciecamente Biden sull'Ucraina per arrivare alla nomina di segretario generale della Nato
Draghi pronto alle dimissioni ad agosto per arrivare alla guida della Nato
Fonti autorevoli di diversi partiti della maggioranza confermano che da Palazzo Chigi è arrivato l'input al ministero dell'Economia di iniziare a preparare la Legge di Bilancio che quasi certamente verrà anticipata a luglio con l'obiettivo che venga approvata dal Parlamento prima della pausa estiva di agosto. Il motivo? Mario Draghi, come ha scritto ieri Affaritaliani.it, prepara le dimissioni ad agosto. Ora si aggiunge un tassello su quello che potrebbe succedere dopo che conferma le ipotesi lanciate da Affari.
Il premier starebbe infatti pensando di mirare alla poltrona di segretario generale della Nato, che diventerà vacante tra qualche mese quando scadrà la proroga concessa al norvegese Jens Stoltenberg. Secondo la Verità, Draghi è stanco di fare il premier e punta a un ruolo internazionale. "La linea dura sulla Russia serve per avere il sì degli Usa, scrive Maurizio Belpietro. L'obiettivo sarebbe nato dopo aver visto sfumare il sogno del Colle e soprattutto dopo la proroga del norvegese che fa il suo gioco.
Draghi segue Biden per scalzare le chance degli altri italiani nella corsa Nato
Una eventuale nomina di un successore è stata infatti rimandata, ufficialmente per dare continuità durante la guerra in Ucraina. Ma dietro le quinte si parla del fatto che proprio la candidatura di Draghi abbia inciso sulla decisione di rinviare tutto. Anche perché il fatto che si possa trattare di un italiano è nota da tempo, tanto che si erano fatti i nomi di Matteo Renzi, Enrico Letta e Paolo Gentiloni. Ma se Draghi vorrà, la poltrona potrebbe essere sua.
Sulla stessa linea anche il Fatto Quotidiano, che definisce Draghi come "schiacciato sulle posizioni Usa". Scrive il Fatto: "Nella settimana che si è appena conclusa, ha ancora una volta scelto di non mettersi in scia con l’asse franco-tedesco, ma di marcare, anche coi suoi molti silenzi, una maggiore vicinanza agli Stati Uniti. Se Emmanuel Macron ha preso posizione rispetto alle esternazioni di Biden sul “genocidio” in Ucraina, il tedesco Scholz ha fermato il suo viaggio a Kiev dopo che Volodymyr Zelensky ha di fatto definito “persona non grata” il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier. Draghi –come era accaduto quando Biden aveva dato del “macellaio” a Putin – non ha commentato".
E ancora: "Il governo italiano, finora, non ha provato neanche ad opporsi alla linea degli States (vedi il nuovo round di spedizione di armi)". Tutto è funzionale all'ambizione di Draghi: la poltrona Nato.
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